Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Marzo 22 2022
L’orgoglio ucraino contro i numeri di Putin

Lo svolgimento dell’invasione russa, tra strategia, errori di calcolo e le prospettive per un conflitto che potrebbe trascinarsi per molto tempo

Il suono delle sirene sveglia i cittadini ucraini all’alba del 24 febbraio. Alzando gli occhi al cielo vedono i caccia russi volare indisturbati nei loro cieli. La Russia ha colpito e si teme che sia solo questione di tempo prima che i carri armati entrino a Kiev per deporre il presidente Zelensky, reo di aver guardato troppo a Occidente. Ma la conquista lampo immaginata da Putin si rivela presto un miraggio.

La sproporzione di forze

«Per le forze in campo la sproporzione è di 50 a 1 e di 100 a 1 se contiamo l’aviazione». È un’iperbole quella usata dal vice direttore di Repubblica Gianluca Di Feo. Ma anche nei rapporti reali il divario rimane evidente.

Secondo il sito della Cia, la Russia nel 2021 poteva contare, considerando tutte le forze armate, su oltre un milione di effettivi. Circa 200mila uomini sono stati impiegati nell’invasione dell’Ucraina e con il prolungarsi del conflitto Putin ne starebbe richiamando ancora da altri distretti militari, ricorrendo anche ai riservisti per non sguarnire il paese. Le forze armate ucraine a inizio invasione non contavano più di 200mila uomini, ma in genere chi difende ha un vantaggio di uno a tre sull’invasore e subito dopo l’attacco il presidente Zelensky ha chiamato alle armi tutti i cittadini maschi tra i 18 e i 60 anni.

L’orgoglio ucraino contro i numeri di Putin

Ancora più desolante il raffronto dei mezzi: 60mila veicoli militari totali contro 12mila, tra cui 12.500 carri armati contro 2.500 e 1400 tra caccia e cacciabombardieri russi contro soli 128 ucraini. Inoltre, dopo le difficoltà riscontrate nelle guerre in Cecenia e Georgia del 2008, l’esercito russo ha intrapreso un processo di rinnovamento organizzativo e tecnologico che, pur con ritardi e inefficienze, gli ha permesso di sviluppare un arsenale molto più moderno di quello ucraino.

invasione ucrainia

L’invasione dell’Ucraina

Il conflitto si è aperto con un attacco aereo che ha preso di mira la contraerea ucraina e gli aeroporti, per isolare il paese aggredito e spianare la strada all’invasione di terra, avvenuta con un’offensiva combinata dai confini di Russia e Bielorussia. Ma agli occhi degli esperti l’attacco russo si è rivelato subito atipico.

«Il primo giorno sono state colpiti pochissimi obiettivi». Spiega Gregory Alegi, docente della Luiss e esperto di aeronautica militare. Un attacco di questo tipo dovrebbe distruggere tutte le infrastrutture strategiche del nemico, i russi invece si sono limitati agli aeroporti e solo dopo diversi giorni hanno colpito obiettivi come le torri della Tv e le centrali elettriche (evitando quelle nucleari), che di solito invece sono tra le prime cose ad andare distrutte per impedire all’avversario di diffondere messaggi. Mantenere intatte queste strutture sarebbe servito per avere gioco più facile al momento di controllare il paese. «Probabilmente Putin si aspettava un collasso ucraino alla sola vista dei carri armati» e il segno che la campagna fosse stata prospettata come una guerra lampo è dato dalla colonna lunga 60 km di mezzi russi fotografata più volte nei pressi di Kiev, rimasta a lungo ferma «in attesa di rifornimenti, perché era partita con provviste per pochi giorni». Ora contro le imboscate e gli attacchi di piccoli gruppi ai convogli russi il supporto areo serve a poco perché non sono facilmente individuabili. «È lo stesso problema che hanno avuto gli americani in Iraq e Afghanistan»

invasione ucraina

Il presidente russo si aspettava di essere accolto come un liberatore, perlomeno nelle zone di confine a forte maggioranza russofona. «Ma dopo la presa della Crimea e otto anni di conflitto in Donbass la gran parte dei filoputiniani si era già spostata in Russia», commenta Gianluca Di Feo.

L’invasione ha seguito una logica novecentesca con un largo dispiegamento di uomini sul campo, anche qui con grande sorpresa degli osservatori perché «i piani del generale Gerasimov, il comandante delle forze armate russe, erano basati sull’idea di una guerra ibrida con ampio ricorso ad attacchi cyber e di disinformazione e un limitato impiego di forze di terra». Allo stesso modo anche la gran parte dei mezzi utilizzati hanno più di trent’anni e alcuni sono persino di fabbricazione sovietica. Ciò ha permesso agli ucraini di organizzare una difesa efficace. La contraerea leggera e i radar mobili che si sono salvati dal primo attacco sono stati nascosti e ora vengono ritirati fuori poco alla volta e così è stato possibile abbattere diversi aerei russi. Al momento del primo sfondamento le forze dell’invasore non sono state affrontate in campo aperto, come si aspettavano i generali del Cremlino, ma sono state fatte passare per poi attaccarle alle spalle. Le truppe russe sono dunque penetrate a fondo, ma non controllano il territorio dietro di loro e questo rende molto difficili i rifornimenti e il prosieguo dell’avanzata.

L’altro fattore decisivo è la strenua resistenza opposta dal popolo ucraino, del tutto sottovalutata da Putin. Il Ministero della Difesa ha diffuso un video su Twitter, poi eliminato, che spiegava come costruire bombe molotov e anche gli influencer, come Nastya Tyman (4 milioni di follower) hanno cominciato a postare dei brevi video tutorial su TikTok in cui spiegano come guidare un carro armato o usare altri tipi di armi.

Leggi anche: «Sto piegando l’uniforme» Claudio è pronto a unirsi alle brigate internazionali

Non si tratta però, o almeno non ancora, di una guerriglia disorganizzata. L’esercito ucraino è in grado di organizzare la difesa delle principali città, coordinando anche l’azione dei civili e servendosi dei droni turchi Bayaraktar TB2. Nel sud del paese i combattimenti sono stati più tradizionali ed infatti è lì che gli ucraini stanno subendo le perdite più ingenti. A Mariupol, la città sottoposta all’assedio più duro, sono impegnati anche i battaglioni Azov e Aidar, formazioni militari ultranazionaliste con una forte componente straniera, che da un paio d’anni sono inquadrate nell’esercito ucraino. All’esercito di Kiev si devono poi aggiungere le migliaia di volontari partiti da tutto il mondo per difendere il paese aggredito. Ciò che però ha sorpreso di più i russi, sottolinea il professor Alegi, è «la voglia di combattere dimostrata da esercito e popolazione ucraina, senza la quale i numeri servono a poco». Voglia che nell’esercito russo comincia a vacillare man mano che le scorte diminuiscono e le perdite aumentano, tanto più che le colonne logistiche, quelle più esposte, sono formate da ragazzi di leva poco più che ventenni.

invasione ucraina

Prospettive

Di fronte alla strenua resistenza di Zelensky e del suo popolo i missili che cadono sui civili si fanno sempre più frequenti. «È il modo russo di fare la guerra. Hanno pochi armamenti di precisione e fallito il tentativo di guerra lampo sono tornati ai metodi già usati in Siria e Cecenia», commenta amaro Alegi. «Loro non credono nel minimizzare le vittime civili, lavorano più sul terrore che sull’obiettivo strategico». È la stessa logica che porta a sparare sui corridoi umanitari, per dare un messaggio di ineluttabilità della sconfitta.

Questa psicologia del terrore non sembra per ora sortire effetti. Lo scenario più probabile è che gli ucraini finiscano i mezzi prima dei russi, per poi passare a una lunga e logorante guerriglia partigiana che porterà moltissimi morti civili. Dall’Occidente stanno arrivando armi adatte a questo tipo di conflitto che possono essere usate da chiunque senza addestramento. Alla domanda se la Russia possa permettersi di mantenere un’occupazione militare dell’Ucraina il professor Alegi propone questa analisi: «Possono permettersela, ma a costi economici, sociali e politici enormi che potrebbero portare allo sviluppo di una vera opposizione interna a Putin». E su un allargamento del conflitto ai Paesi Nato: «Non lo vuole nemmeno la Russia perché non potrebbe permetterselo. Le possibilità di un coinvolgimento diretto sono basse ma se continuano le provocazioni il rischio che la cosa possa sfuggire di mano rimane».