Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Novembre 14 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Novembre 15 2022
No, gli psicofarmaci non causano stragi e omicidi

Un articolo pubblicato su Renovatio21.com trova un aspetto comune a tre recenti casi di cronaca nera: le cure psichiatriche. Ma si tratta di disinformazione

No, gli psicofarmaci non causano stragi e omicidi

Notizia: Omicidi, accoltellamenti, suicidi nel giro di poche ore: quali farmaci assumevano i responsabili?

Fonte: Omicidi, accoltellamenti, suicidi nel giro di poche ore: quali farmaci assumevano i responsabili? – RENOVATIO21 (renovatio21.com)

Lo scorso 27 ottobre, un uomo ha preso a coltellate diverse persone nell’ipermercato Carrefour di Assago, uccidendone una e ferendone quattro. Ad Asso, in provincia di Como, un brigadiere ha ucciso a colpi di pistola il suo comandante, barricandosi nella caserma dei carabinieri per diverse ore, mentre a Roma una guarda giurata si è tolta la vita sparandosi al Circo Massimo.

Tre casi di cronaca nera che sarebbero collegati da un «filo comune»: l’uso di psicofarmaci. L’articolo in cui si sostiene questa tesi è apparso su Renovatio21.com, sito che, stando all’attività di monitoraggio di Newsguard, «ha pubblicato informazioni false e non provate su scienza e salute». Secondo chi riporta la notizia, in due casi su tre «abbiamo certezza che gli accusati hanno subito cure psichiatriche. E con esse, si potrebbe pensare, possono essere arrivati medicinali che alterano la psiche e il comportamento».

La versione di Renovatio21.com

Come prova del legame tra strage e assunzione di psicofarmaci, il sito riporta il caso del massacro di Aurora, in cui l’omicida James Holmes avrebbe organizzato la sparatoria nel cinema della città del Colorado sotto l’effetto di cure psichiatriche. In particolare, si fa riferimento a quelli che sarebbero gli effetti collaterali di medicine come il clonazepam e la sertralina, per poi citare uno studio pubblicato nel 2010 da PLOS One, che confermerebbe l’associazione tra azioni violente e psicofarmaci.

Tornando, invece, ai casi di cronaca nera iniziali, viene fatto riferimento a un articolo del Corriere della Sera per sottolineare che nel sangue dell’accoltellatore di Assago ci sono tracce di benzodiazepine, mentre «riguardo al carabiniere comasco, che era già stato psichiatrizzato, non sappiamo quali farmaci possano essere coinvolti. Per il suicida del Circo Massimo nemmeno. Sappiamo tuttavia che i dottori una prescrizione per un “innocuo” antidepressivo la negano difficilmente».

Arrivati a questo punto, l’autore dell’articolo sottolinea il nesso tra l’aumento delle prescrizioni di psicofarmaci durante la pandemia – che riguarderebbe anche i minori con «il 19,7% delle prescrizioni pediatriche» – e l’aumento dell’aggressività e della violenza nella società italiana. «Nel 2018 emerse che unendo tutte le categorie psicofarmacologiche l’Italia toccava gli 11 milioni di consumatori, cioè il 20% della popolazione. […] In un sistema che già prima della pandemia registrava una piena inclinazione per le droghe cerebrali: il consumo totale dei farmaci antipsicotici in Italia tra il 2014 e il 2020 sarebbe aumentato del 20%». Una crescita che avrebbe conseguenze chiare: «ci ritroviamo, in effetti, con le strade sempre più solcate da auto aggressive, e violenze giovanili e criminali sempre più disinibite».

Ad avere interesse nell’oscurare la correlazione tra psicofarmaci e «stragi, massacri in famiglia, omicidi-suicidi e perfino incidenti aerei» è solo chi quei farmaci li produce: «Big Pharma e la sua influenza malvagia».

Il debunking

Partendo dal caso di cronaca di Assago, c’è da fare una prima considerazione. Secondo l’ordinanza con cui il gip di Milano, Patrizia Nobile, ha convalidato l’arresto, il 18 ottobre all’omicida era stata rilasciata un’impegnativa per una visita psichiatrica che avrebbe dovuto svolgere il 7 novembre. «Il 19 ottobre si è reso protagonista di un primo episodio violento […] I genitori chiedevano l’intervento delle forze dell’ordine e lo stesso veniva condotto in ambulanza al pronto soccorso, dal quale l’indagato si allontanava a piedi, facendo ritorno in casa». Il 26 ottobre, il giorno prima dell’aggressione al Carrefour, l’uomo ha contattato la Croce Rossa, lamentando dolori alla testa e alla schiena, ma ancora una volta si è allontanato dall’ospedale.

Una ricostruzione diversa rispetto a quella di Renovatio21.com e presente anche nell’articolo del Corriere citato dal sito, in cui si legge che «con un po’ di fortuna una qualche presa in carico psichiatrica avrebbe forse potuto deviare la traiettoria della sua montante aggressività, infine esplosa». La stessa giudice, pur considerando la «personalità priva di freni inibitori» dell’indagato, ritiene che debba «aggiungersi la considerazione che si è trattato di un raptus improvviso, di cui si ignorano ancora con precisione le cause». In questa fase preliminare delle indagini, non c’è, dunque, alcun tipo di riferimento a una correlazione causale tra assunzione di benzodiazepine e azione omicida.

Per quanto riguarda gli altri due casi, del brigadiere di Asso non conosciamo la storia terapeutica, sappiamo solo che era tornato in servizio dopo un periodo di cure psichiatriche, che aveva delle manie di persecuzione e che imputava al comandante anche il deterioramento della relazione con sua moglie. I magistrati stessi hanno deciso di interrogare per primi i componenti della commissione medica che ne ha autorizzato il rientro, per capire se ci sono stati degli errori nella valutazione e se il brigadiere non dovesse, invece, essere tenuto in cura più a lungo.

Quanto alla guardia giurata suicidatasi a Circo Massimo, si conoscono davvero pochi dettagli della vicenda, lo stesso nome della vittima è sconosciuto. La probabile e presunta assunzione di psicofarmaci da parte dell’uomo è ipotizzata solo da Renovatio21, che fa un vago e infondato riferimento alla tendenza dei medici a prescrivere questo tipo di medicine.

L’autore dell’articolo riporta in maniera fuorviante anche la vicenda del massacro di Aurora. Nel processo che nel 2015 ha portato alla condanna a 12 ergastoli di James Holmes, viene riconosciuta la totale capacità di intendere e di volere all’imputato, che ha pianificato per settimane la strage nel cinema. In nessun frangente viene provata la correlazione tra l’assunzione di farmaci SSRI – inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – e l’azione omicida.

Una correlazione che non viene provata nemmeno dallo studio di PLOS One citato. L’articolo ne riporta solo le conclusioni, ma tace sui dati da cui la ricerca è partita: gli eventi avversi dei farmaci, segnalati dai cittadini statunitensi all’Adverse Event Reporting System (AERS) della Food and Drug Administration (FDA). Si legge in un fact-checking di Politifact che prende in considerazione questo studio: «Se venisse stabilita un’associazione tra farmaci e violenza, sia attraverso la ricerca che attraverso rapporti casistici incontrovertibili, la FDA ritirerebbe il prodotto dal mercato. Ma questo non è mai accaduto per gli antidepressivi […] La maggior parte delle persone probabilmente non capisce che solo perché qualcosa viene segnalato alla FDA […] non significa che si tratti di una scoperta scientifica».

In relazione ai numeri citati sul consumo di psicofarmaci in Italia, Renovatio21 presenta in modo fuorviante e mal interpreta i dati messi a disposizione dall’AIFA. Nell’ultimo rapporto OsMed, relativo ai consumi del 2021, si legge che nella popolazione pediatrica «tra le categorie di farmaci più utilizzati si collocano al quarto posto i farmaci del sistema nervoso centrale, con un consumo pari al 10,7% del totale», e non del 19,7%. Quanto alla cifra emersa nel 2018 di 11 milioni di consumatori di psicofarmaci, il 20% della popolazione italiana, si tratta di un dato già smentito in passato. I dati più recenti pubblicati sono contenuti nello studio IPSAD 2014 (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs), condotto dall’Ifc-Cnr, in cui si stima che siano oltre 7 milioni le persone che hanno assunto psicofarmaci almeno una volta durante l’anno, pari al 16% della popolazione italiana.

Anche nel caso dell’aumento del 20% dell’uso di farmaci antipsicotici tra 2014 e 2021, c’è un errore di valutazione. Parlando di “farmaco antipsicotico”, non si specifica che questo tipo di medicina è utilizzato per patologie meno frequenti come la schizofrenia, che colpisce, secondo l’OMS, 24 milioni di persone in tutto il mondo, una ogni 300. Per il modo in cui il dato viene presentato da Renovatio21, sembrerebbe leggersi una correlazione tra pandemia e aumento del consumo di tutti gli psicofarmaci – non solo degli antipsicotici – mentre è la stessa AIFA a smentire questa lettura. In relazione all’aumento del 2,4%, rispetto al 2020, dell’uso di antidepressivi, «l’incremento è in linea con la tendenza documentata negli anni precedenti e sembrerebbe non essere stato influenzato dalla pandemia in corso».

L’articolo si conclude con la classica teoria complottista che vede in Big Pharma il nemico da combattere, perché porta alla «modifica biologica dell’essere umano per via medico-farmaceutica» e cerca di «deviarne l’anima, a partire dalla sua mente». Affermazioni che non hanno prove scientifiche e che fanno leva sulla convinzione che, dietro le quinte, forze potenti e segrete manipolino singoli aspetti delle nostre vite con l’intento di nuocere. Come nel caso degli psicofarmaci, che legherebbero le vicende di Assago, Asso e Roma con un fil rouge, in realtà, ravvisabile solo nella coincidenza della data del 27 ottobre.

Leggi anche: Le fake news attribuite al Presidente Mattarella sulla ricerca scientifica

No, gli psicofarmaci non causano stragi e omicidi

Zeta, sito di informazione della Scuola Superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” – Luiss Guido Carli è un supplemento di Reporter Nuovo, testata giornalistica legalmente registrata presso il Tribunale di Roma (Reg. Tribunale di Roma n. 13/08 del 21 gennaio 2008), al cui interno è stata istituita un’unità Zeta Check con lo scopo di verificare i fatti, che pubblicherà regolarmente rapporti sull’accuratezza fattuale delle dichiarazioni di personaggi pubblici e istituzioni e affermazioni ampiamente diffuse in formato testo, visivo e di altro tipo, incentrate principalmente su dichiarazioni relative a questioni di interesse pubblico.
Il suo lavoro editoriale non è controllato dallo Stato, da un partito politico o da una figura politica. La testata non è destinataria di finanziamenti da fonti statali o politiche per svolgere giornalismo di servizio pubblico.