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Esclusiva

Gennaio 14 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 23 2023
Benzinai, sì allo sciopero: «il governo intervenga»

Il commento di Roberto Di Vincenzo, Fegica, Andrea Rossetti, Assopetroli Assoenergia, e di Carlo Andrea Bollino, Nomisma

«Riduciamo lo sciopero. Da 60 a 48 ore. Non vogliamo creare disagio ai cittadini, ai consumatori. Accogliamo la richiesta della Commissione di Garanzia per lo sciopero nei pubblici servizi. Lo sciopero ci sarà dalle ore 19.00 del 24 gennaio, alle ore 19.00 del 26 gennaio 2023». Di Vincenzo, insieme a Figisc/Anisa (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti), rispondeva così alla Cgss sullo sciopero dei benzinai, la protesta contro l’aumento dei prezzi sul carburante e il decreto trasparenza, ossia l’obbligo per ogni distributore di esporre oltre che il proprio prezzo di vendita del carburante quello della media nazionale.

Dopo l’incontro tra il ministro delle Imprese Adolfo Urso e i gestori dei distributori di carburanti, i rappresentanti della categoria hanno ritenuto che non ci fossero le condizioni per decidere di ritirare lo sciopero. I gestori comunicano che l’iniziativa riguarderà anche gli impianti self-service su strade e autostrade. Saranno comunque garantiti i servizi minimi essenziali.

Per Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli Assoenergia (azienda di riferimento delle imprese nel settore energia), «l’incontro dei rappresentanti di categoria con il governo aveva ripristinato una verità inequivocabile: il settore distributivo dei carburanti non ha alcuna responsabilità per l’aumento dei prezzi, né per le eventuali speculazioni di cui si è parlato».

Di Vincenzo insiste sul «problema del nostro governo». «Il sistema non può continuare ad avere sette anime, l’una contro l’altra armate, e sette posizioni diverse che finiscono inevitabilmente per colpire i cittadini di questo Paese e pure una intera categoria di lavoratori».

È essenziale «garantire la sicurezza energetica del Paese, approfondire i problemi del downstream petrolifero (l’insieme dei processi operativi per la raffinazione del petrolio, ndr)», continua il presidente di Assopetroli Assoenergia, azienda di riferimento delle imprese nel settore energia. «Una rivalutazione di alcuni dei contenuti del decreto, di un possibile taglio delle accise potrebbe cambiare lo stato delle cose». Anche se per Rossetti «la scelta di Giorgia Meloni di non volere prorogare il taglio delle accise sulla benzina era legittima e difendibile».

L’eliminazione delle imposte – su ogni litro di carburante venduto che fissa il prezzo per i consumatori – previste dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, non può essere più garantita perché le priorità, secondo l’attuale governo, sono altre come l’aumento dei salari e il taglio delle tasse sul lavoro. Rossetti spiega che «il rialzo dei prezzi è puramente fiscale. Purtroppo, si è scaricata la responsabilità sulla speculazione dei benzinai».

«Se il carburante aumenta, guadagno in ogni caso solo 3 centesimi a litro. Con il decreto non sappiamo cosa accadrà. Chi sarà autorizzato a cambiare il prezzo visibile? C’è molta confusione», parlano così alcuni benzinai di Roma. Sono d’accordo anche i tassisti romani che si considerano «la categoria più colpita». «Noi l’aumento della benzina lo subiamo tutto. Non possiamo usufruire di alcuno sconto. Dobbiamo rifornirci presso un distributore prestabilito. C’è l’obbligo dello scontrino fiscale».

Secondo il presidente Rossetti, tuttavia, «ci sono state dichiarazioni improprie che hanno avvelenato i pozzi della comunicazione. Controlli, mobilitazioni della procura, una caccia all’untore che si sarebbe potuta evitare. Invece, con il Decreto trasparenza si continua a insistere sul contrasto della speculazione sui prezzi del carburante da parte dei fornitori di benzina». I dati visibili con le misure del Decreto sono già facilmente consultabili dal governo. «Il nostro sistema si basa già sugli obblighi di informazione e una misura come il Decreto trasparenza non serve e non migliora il mercato.  C’è una banca dati open-source consultabile, anche tramite app, che permette di monitorare i prezzi (self service e servito) in tempo reale in ogni singolo punto vendita».

Carlo Andrea Bollino, professore di economia dell’energia dell’università Luiss ed esperto di energia ed economia, alla guida della società Nomisma, dichiara a Zeta: «Ad oggi noi abbiamo il doppio dei punti vendita in Italia, circa 22.000. Più benzinai, più costi. L’Italia ha una storia precisa: tra il 1956 e il 1973 l’industria della raffinazione petrolifera è stata considerata tra i più grandi ‘raffinatori’ d’Europa. Adesso siamo un Paese diverso: abbiamo abbandonato l’attività economica e il gasolio lo compriamo da Paesi di raffinerie come la Russia. Ma con l’embargo, uno strumento per evitare altre guerre, non possiamo più comprarlo». 

Bollino si riferisce ai due divieti dell’Ue per le navi del trasporto di petrolio greggio russo, dal 5 dicembre 2022, e a quello dei prodotti petroliferi russi verso Paesi terzi, in vigore dal 5 febbraio 2023. I prezzi aumenteranno poiché il costo della raffinazione del petrolio incide sul prezzo della benzina. «Il processo di raffinazione ha un costo molto alto. Ogni petrolio, poi, è differente: posso ottenere il massimo rendimento da una raffineria se è predisposta a ricevere quello specifico petrolio, altrimenti il risultato è diverso. Quindi se la raffineria non può comprarlo in Russia magari dovrà comprarlo in Arabia Saudita, ma il prezzo aumenta perché il rendimento è più basso».

Quale soluzione? Alla domanda l’esperto risponde che «le pompe bianche (distributori di carburanti indipendenti dalle compagnie petrolifere, caratterizzati da colonnine prive dei brand più conosciuti, ndr) contribuiscono al risparmio sulla spesa del carburante», perché si ha la possibilità di trovare il distributore con il prezzo più favorevole per il consumatore. «Così si soddisfa la clientela che si fida, che non ha un desiderio di ‘riconoscere’ il prodotto».

Secondo Bollino, inoltre, «il Decreto trasparenza può aiutare a ridurre gli eccessi». Il cittadino traccia il prezzo della benzina che ritiene migliore, in tempo reale. «Come nello shopping, la persona ha la possibilità di scegliere il prodotto e quindi il prezzo che vuole pagare, ma i benzinai sono contrari al decreto. È come rinunciare a volere sapere cosa c’è scritto nel bugiardino dei medicinali acquistati in farmacia. Se tutto questo spaventa è un problema dell’educazione del cittadino, non del mercato». Per il professore il mondo è cambiato. Le condizioni non sono le stesse. Pertanto «è giusto che la mentalità del politico cambi, altrimenti si rischia di fare un danno alla democrazia».

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