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Esclusiva

Gennaio 15 2023
“Brado”: di padri e figli, di terra e cavalli

Kim Rossi Stuart presenta la sua terza opera da regista, in concorso al Globo d’Oro

Epica, etica ed estetica: a “Brado” non manca nessuno di questi elementi. Un film selvaggio e sentimentale senza precedenti nel panorama cinematografico italiano degli ultimi anni. Il ritorno alla regia di Kim Rossi Stuart, nel solco della tradizione dei grandi interpreti americani, ha stregato i giornalisti delle testate straniere presenti all’incontro con i protagonisti presso l’Associazione della Stampa Estera a Roma. La pellicola, in concorso alla 63esima edizione del premio del Globo d’Oro, è ruvida poesia. Di padri e figli, di terra e cavalli: Rossi Stuart fa suoi temi ancestrali. «Brado non è un film di genere tout court. Rispetta i canoni tipici dell’impresa sportiva ma nell’ultimo atto tradisce la sua linearità classica, approfondendo aspetti esistenziali. Trevor, il cavallo da domare ad ogni costo in modo da partecipare a un’importante gara di cross country, rappresenta l’ultima possibilità per Renato di farsi guidare da ciò che offre la vita. La riconquista di un abbraccio e di una tenerezza originaria con suo figlio Tommaso: è attorno a questa prospettiva che il film irradia la propria luce. Perché nonostante il dolore e l’atmosfera cupa, “Brado” è un’opera luminosa».

Renato e Tommaso, ossia Kim Rossi Stuart e Saul Nanni, si ritrovano nel ranch sull’appennino tosco-emiliano in cui il primo si è rifugiato dopo un divorzio traumatico che gli ha lasciato addosso ferite mai rimarginatesi. Un uomo tormentato dai demoni nella testa e dagli acciacchi fisici a cui il figlio tende una mano decidendo di montare un cavallo promettente ma irrequieto. «In passato sono stato guidato dalla volontà di fare cinema in tutte le sue posture morali, oggi sento il bisogno di realizzare progetti che veicolino messaggi costruttivi ed etici. Pur avendo la barbetta bianca, sono ancora un giovane regista. Finora ho sempre messo le mie viscere in ogni film. “Brado” è quello dei polmoni: il respiro come principio, evoluzione e fine dell’esistenza». Il respiro del cavallo e del suo cavaliere: la costante che caratterizza le splendide scene al galoppo firmate dal cineasta romano, al suo terzo ciak.

Nanni, visibilmente emozionato durante l’incontro, tanto da commuoversi in alcuni momenti, non ha dubbi. «Kim mi ha fatto capire per la prima volta nella mia vita quanto un attore debba sforzarsi a scoprire la realtà in ogni momento, piccolo o grande che sia. Aggrapparsi all’autenticità delle cose e non farsela sfuggire. È questo il mantra che mi ha trasmesso nei mesi di riprese trascorsi assieme». Il percorso di redenzione del padre si conclude nello sguardo infinito con il figlio in punto di morte. «Quel momento finale ho sempre pensato che volesse dire: ce l’abbiamo fatta. Riuscire a gareggiare con quel cavallo, in fin dei conti, era solo il pretesto per salvare un amore perduto ma non dissolto».