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Esclusiva

Febbraio 7 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 10 2023
«La nostra cattedrale è venuta giù interamente»

Dopo il terremoto tra Turchia e Siria, parla Padre Antuan Ilgit, sacerdote cattolico di Iskenderun

«Il terremoto è stato devastante. La nostra cattedrale è venuta giù interamente. L’unica cosa che ci consola e che ci aiuta è la presenza del Signore, continuiamo a confidare in lui». Comincia così il racconto al telefono di Padre Antuan Ilgit, il Vicario generale del Vicariato Apostolico dell’Anatolia – docente di teologia morale alla facoltà teologica dell’Italia meridionale, a Napoli –  ha appena celebrato la messa, «molto toccante». Questa è la testimonianza del «primo gesuita turco» della storia e dell’unico «sacerdote cattolico che serve la chiesa turca, nel periodo in cui il sisma ha colpito la Turchia al confine con la Siria». È la conta delle vittime. Dalla notte del cinque febbraio ad oggi, sono oltre 20.000 le vittime.

«Per fare questa telefonata, sono dovuto uscire dall’edificio, perché non prende la linea. Ora che sono fuori, vedo che non c’è più niente. Difronte a me c’è la chiesa ortodossa della città. La facciata è crollata, uccidendo i poliziotti che erano lì per la sicurezza della chiesa. Grazie a Dio, io e le quattro suore contemplative che abbiamo nell’episcopio e gli altri collaboratori stiamo bene».

Turchia terremoto
Quando riesce ad uscire dalla sua stanza, Padre Antuan scatta questa foto

«Ci sono ancora tante scosse e sono molto forti, sta anche piovendo e fa tanto freddo. Non c’è elettricità, non c’è gas, non so per quanto tempo ancora potremo cucinare. Mi immagino che queste notti saranno difficili per noi e per la gente. Nella parte dell’edificio che si è salvato, stiamo cercando di accogliere ottanta, novanta, cento persone di ogni fede: cattolici, ortodossi, armeni e musulmani. Con quello che abbiamo, aiutiamo chi ha perso la propria casa o chi non può entrarci».

La volontà di salvare tutti, «senza nessuna distinzione» non abbandona Padre Antuan che sottolinea la vicinanza della chiesa della Turchia, dopo il terremoto, come «uno dei primissimi miracoli di questo tragico evento». «Il vicario apostolico di Instanbul, l’arcivescovo dell’arcidiocesi di Smirne, il Nunzio Apostolico in Turchia ci hanno chiamato e ci hanno offerto la loro disponibilità, il loro desiderio di venirci incontro per qualunque necessità. Così anche l’ambasciata di Italia ad Ankara. Siamo consolati. Mi fido della provvidenza. La città di Iskenderun, dove vivo e servo la chiesa, e Antiochia, in tutte queste città, c’è sempre stata una convivenza pacifica e una collaborazione significativa con noi di fede cristiana e con la popolazione musulmana. Questa attenzione sta venendo fuori, anche in questo momento. Ci sentiamo con le autorità che ci aiutano e collaboriamo per accogliere insieme la gente».

Quando Padre Antuan si accorge che il suo telefono si sta per scaricare, rivolge le sue ultime parole all’Italia. «Ci affidiamo alle vostre preghiere. Mi sento unito a voi. Sono sicuro che, anche tramite voi, la provvidenza ci verrà incontro in questo momento difficile».

Turchia terremoto

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