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Esclusiva

Febbraio 25 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 27 2023
La guerra oltre il confine

Il National Republican Army agisce in segreto in Russia per combattere il regime di Putin

Mentre Vladimir Putin pronuncia le sue parole all’interno della Duma, al di fuori tra militari, civili, professori e baby sitter i membri del National Republican Army, una delle più grandi organizzazioni di ribelli che combatte il regime in Russia, ne ascoltano le parole. Pochi secondi e ogni lettera è trascritta sul loro gruppo Telegram Rospartizan. Nuovi obbiettivi vengono identificati per gli attacchi e, se qualcuno dovesse vacillare, interviene la direzione a mettere in chiaro le cose. «Ci danno la caccia, ma noi siamo dovunque», recita il messaggio.

Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, un fronte sotterraneo è emerso nell’impero di Putin. Proprio tra le fila dei suoi cittadini, diverse organizzazioni sono nate per combattere il governo autoritario e dittatoriale. La “Legione Libertà alla Russia” ha raccolto in poche settimane decine di militari russi, disertori politici e civili disposti ad aiutare l’esercito ucraino. Il gruppo “Stop the wagon” ha fornito informazioni su come danneggiare le ferrovie russo fino alla sua chiusura da parte del Raskomnadzor, il servizio federale russo che sorveglia le comunicazioni.

Senza alcuna base operativa, il National Republican Army agisce «in maniera decentralizzata. Siamo dispersi in ogni città e campagna. Oggi però non possiamo ancora agire con tutta la nostra forza perché ci stanno dando la caccia», dicono dal comando.

Lo stampo è rivoluzionario e, ribadisce l’organizzazione, di certo non pacifista. Ilya Ponomarev, ex-deputato russo e oppositore del regime di Putin, ha dichiarato che l’NRA sarebbe il responsabile dell’omicidio di Darja Dugina, figlia del patriarca Dugin. Ponomarev avrebbe giustificato le sue parole con gli scambi di messaggi intrattenuti con l’NRA. Da parte dell’organizzazione non giunge però alcuna conferma. L’unico desiderio sembra essere invece il rivendicare la loro esistenza: «ci siamo, siamo vivi e questo potremo dimostrarvelo», commentano dalla direzione.

Dall’esterno il compito può sembrare facile, quasi scontato in certi termini. Nella Russia di Putin ogni gesto è però l’occasione di un pericolo. «Le nostre comunicazioni sono ridotte al minimo. Sia con l’esterno che con l’interno. Tra di noi le parole sono scarse, solo se necessarie. Il pericolo è sempre quello di parlare con il nemico perché chiunque può essere segretamente reclutato».

Un’allerta maggiore arriva però nei confronti del governo. «È molto difficile essere dei rivoluzionari in Russia, la pena è molto alta e si rischia la morte. Per questo siamo obbligati a utilizzare più forme di anonimato». Profili coperti da comunicazioni crittografate, mail che dopo venti secondi spariscono dalla rete. Mentre il dissenso nella vita reale è espressamente vietato, è nel web che il potere si moltiplica. Il gruppo Rospartizan ha raccolto più di trenta mila membri, anche se non tutti attivi. Secondo l’organizzazione il numero effettivo si aggirerebbe attorno a diverse migliaia di volontari.

Diversi esperti hanno espresso dubbi riguardo la loro esistenza. Sarebbe l’assenza di manifestazioni concrete secondo loro a creare più domande che risposte. Una critica che l’NRA non accoglie con piacere. «Non possiamo dire l’estrazione sociale dei nostri membri. Non possiamo parlare. Perché siamo noi a rischiare la morte. Tutto deve ancora cominciare», risponde in maniera diretta il coordinamento.

A bilanciare le paure il desiderio di combattere il regime. «Non possiamo tollerare la politica di Putin perché è una visione aggressiva finalizzata a realizzare le sue ambizioni imperialistiche. I russi vogliono vivere in pace con l’Occidente e svilupparsi. Essere parte di una comunità globale. La politica di Putin non fa altro che isolarci dal mondo».

Della guerra in Ucraina, «uno stato vicino invaso illegalmente», i ribelli hanno le idee chiare. «La soluzione del conflitto, secondo la nostra opinione, può essere solo la completa ritirata delle truppe russa». Una fuga verso un paese, la Russia, dove però con l’NRA di sicuro non troveranno la pace.