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Esclusiva

Febbraio 27 2023
«Ho portato la danza in un film di guerra»

Unico film italiano in competizione alla Berlinale di quest’anno, Disco Boy ha vinto l’Orso d’argento per la miglior fotografia

«L’idea del protagonista mi è venuta in mente dopo aver incontrato, in un club francese, un ballerino che prima era stato un soldato. Mi ha intrigato la dicotomia di questi due elementi che, seppure così differenti, comunicavano allo stesso modo disciplina, senso di coreografia, piacere per un lavoro estremo. E da qui è arrivata l’idea di portare la danza in un film di guerra». Così Giacomo Abbruzzese – nato a Taranto e da dieci anni residente in Francia – presenta in conferenza stampa alla Berlinale 73 il suo primo lungometraggio. «Mi avevano detto: questo film è impossibile. Invece ce l’abbiamo fatta, e in soli 35 giorni».  

Disco Boy è la storia di un regista che non ha mai smesso di credere nella sua creatura: sono trascorsi dieci anni dall’idea alla prima berlinese, da quando per la prima volta Abruzzese aveva ideato una breve sceneggiatura per la sezione Cinéfondation del Festival di Cannes – dedicata alle opere degli studenti di cinema.  Tra un corto e l’altro, questa storia di guerra ambientata tra la Polonia, la Francia e il Niger era considerata un progetto troppo ambizioso per un primo lungometraggio. «Trovare finanziamenti per il film è stato difficilissimo: nel 2019 ho quasi pensato di abbandonare l’idea. E per la terza volta ho cambiato produttore, trovando finalmente quello giusto». 

«Ho portato la danza in un film di guerra»
Franz Rogowski e Giacomo Abbruzzese

La storia

Aleksei (Franz Rogowski) è un giovane bielorusso che attraversa illegalmente l’Europa per cercare una nuova vita in Francia e, nel tentativo di ottenere un passaporto francese, decide di arruolarsi nella Legione Straniera. Una sorta di «patto faustiano», come lo definisce il regista. In parallelo, il film segue le vicende di Jomo (Morr Ndiaye), un rivoluzionario africano che guida un gruppo di eco-terroristi in una lotta armata a difesa della propria terra dallo sfruttamento. «Ho scelto di raccontare le storie di Aleksei e Jomo fino al momento in cui si trovano faccia a faccia nella giungla». Un incontro che cambierà le loro vite.  

«Nei film di guerra siamo abituati a vedere solo una prospettiva, in cui l’altra o non esiste o esiste solo come vittima o come nemico. Io invece volevo raccontare l’Altro, trovare il tempo di conoscerlo, empatizzare con lui». Per questo, Disco Boy non è un film di buoni e cattivi. «I due protagonisti sono difficili da categorizzare: Aleksei è un legionario, Jomo è un ecoterrorista. Entrambi cercano di immaginare la loro vita differentemente, come molte persone costrette a lasciare la propria terra perché vogliono una vita migliore».  

«Ho portato la danza in un film di guerra»
@ Films Grand Huit

Una prospettiva, quella del rifugiato e dello straniero, su cui Abbruzzese ha studiato moltissimo, riconoscendo anche parte della sua identità. «Io sono italiano, ma vivo in Francia da dieci anni: la mia situazione è differente, ma non è mai facile lasciare la propria casa. Mi sono avvicinato a questo film come italiano, con la voce di uno straniero che vive in Francia». 

Un cast multiculturale

Anche per questo, in due anni di casting, il regista dice di aver sempre voluto «scegliere la persona senza curarmi del suo passaporto» e così ogni attore in Disco Boy ha dovuto parlare una lingua che non era la sua. «Ero intrigato da come una minoranza possa prendere possesso di un’altra lingua: credo che questo abbia contribuito a creare una certa musicalità». 

Nel film – oltre al più noto Franz Rogowski (Freaks Out) – recitano anche Morr Ndiaye e Laetitia Ky. Ndiaye è originario del Gambia e ha lasciato l’Africa a quindici anni: nel suo viaggio per l’Europa è stato catturato dai guerriglieri libici e imprigionato in un centro di detenzione prima di arrivare in Sicilia. Abbruzzese lo ha conosciuto tramite la casa di produzione italiana Dugong – che cura alcuni dei suoi lavori – con cui Morr aveva collaborato per un documentario sulla sua esperienza di minore straniero nei centri d’accoglienza. È alla sua prima prova d’attore. 

«Ho portato la danza in un film di guerra»
Laetitia Ky e Morr Ndiaye

Laetitia Ky, invece, è un’artista femminista afropunk di origini ivoriane: crea sculture attraverso i suoi capelli e in questo film interpreta la sorella di Jomo, Utoka, una ballerina. Per le scene di danza, è stata affiancata dall’artista di musica elettronica Vitalic e dal coreografo nigeriano Qudus Onikeku, che nei suoi lavori trae ispirazione dalle danze tradizionali per infonderle con influenze contemporanee. «Come me, Giacomo difende l’idea di un racconto non lineare: quando ci siamo conosciuti, io stavo lavorando a una coreografia chiamata Re:INCARNATION. Nella storia di Giacomo ho riconosciuto questo aspetto: la ciclicità della vita».  

L’altro, la danza, e la reincarnazione. Come racconta a Zeta a margine della conferenza il regista Giacomo Abbruzzese, Disco Boy non ha mai voluto essere un film solo naturalista, ma una visione «psichedelica e sciamanica». Quella stessa visione che sabato 25 febbraio ha ottenuto il suo primo e prestigioso premio: un Orso d’argento alla miglior fotografia di Hélène Louvart.   

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