Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Marzo 8 2023
Dieci film per la Giornata internazionale della donna

In sala e sulle piattaforme streaming, l’8 marzo è l’occasione per riscoprire storie di rivendicazioni, diritti e libertà, davanti e dietro la macchina da presa

Raccontare l’esperienza femminile al cinema è meno frequente di quel che si possa pensare. Nell’attuale stagione cinematografica (2022-2023) i personaggi femminili rappresentano circa il 33% del totale e sono spesso messi in scena da uomini, anche solo per questioni di probabilità: le registe costituiscono solo un quarto del totale dei primi 250 film a più alto incasso ogni anno, secondo il report Celluloid Ceiling del SDSU Centre for the Study of Women in Television and Film.

Ogni anno sono perciò poco meno di una decina i film, diretti o interpretati da donne, che arrivano all’attenzione del grande pubblico e vi rimangono impressi, generando dibattito e interesse.

In occasione della Giornata internazionale della donna da alcuni anni se ne programma l’uscita in sala come appuntamento fisso, ma anche sulle piattaforme di streaming e noleggio nei primi giorni di marzo sono i titoli femminili e femministi quelli che vengono portati più spesso in primo piano fra i suggeriti dall’algoritmo.

L’8 marzo in sala

Due storie molto diverse tra loro, accomunate dalla stessa radice di violenza e possesso sul corpo della donna: Primadonna e Women Talking sono in sala proprio dall’8 marzo e non a caso sono entrambi film diretti da registe.

Primadonna è l’esordio alla macchina da presa di Marta Savina: il racconto della lotta di Franca Viola (interpretata da Claudia Gusmano), la donna che rifiutò il matrimonio riparatore con il suo stupratore contribuendo con la sua ribellione a cambiare il codice penale italiano, che estingueva il reato di violenza carnale a seguito delle nozze e individuava lo stupro come reato contro la morale, non contro la persona.

Franca Viola oggi ha 76 anni, è già entrata nell’immaginario cinematografico attraverso il film La moglie più bella (1970) di Damiano Damiani, ispirato alla vicenda, ma è Marta Savina la prima – e al momento unica – regista a mettere in scena ciò che accadde davvero nel dicembre 1965: meno di sessant’anni fa. Lo fa soprattutto per un pubblico molto giovane a cui è dato il compito di non ignorare e non dimenticare l’atto di coraggio di Franca Viola e della sua famiglia, soprattutto nel passaggio generazionale in cui non è così scontato che i ventenni di oggi sappiano chi sia e perché sia stata così importante per l’Italia.

Women Talking – Il diritto di scegliere, candidato all’Oscar come miglior film, è invece un’opera dal respiro internazionale, pur essendo ambientata in una ristrettissima comunità religiosa di mennoniti. L’opera di Sarah Polley – anch’essa tratta a una storia vera – è infatti un dialogo teatrale, un dibattito serrato fra donne che insieme devono decidere se fuggire, restare e combattere o restare e perdonare. Tutte, bambine comprese, sono state violentate dagli uomini della comunità. Non esiste una risposta più facile o più giusta alle loro domande e alle loro incertezze: la rabbia lascia il posto alla paura e viceversa, in una trappola che è in sé il senso del film e da cui in ogni caso è impossibile uscire. Ogni decisione è parimenti dolorosa, perché è il sistema sociale in cui sono intrappolate a essere fallato e crudele.

L’8 marzo in streaming

Al di là dei titoli in sala, le piattaforme di streaming offrono una rassegna molto ricca di film sul tema dei diritti delle donne, sull’emancipazione o anche soltanto su personaggi femminili che rivendicano la propria identità e la propria libertà.

Never Rarely Sometimes Always (Eliza Hittman, 2020) per esempio affronta con un realismo semi-documentaristico le difficoltà di un’adolescente della Pennsylvania ad abortire in modo legale e sicuro. Racconta il suo viaggio verso New York e l’organizzazione di una reale sede di Planned Parenthood. Saint Omer (Alice Diop, 2022) si muove tra i fatti di cronaca e la tragedia della Medea per raccontare il rapporto fra donna e maternità.

Allo stesso modo La figlia oscura (Maggie Gyllenhaal, 2021), tratto dal romanzo di Elena Ferrante, ricostruisce la storia di una maternità rifiutata, tormentata, complessa, che non si sovrappone mai del tutto all’identità di donna. Di tutt’altro genere è invece la personale lotta di Lara (Victor Polster), ballerina di danza classica transgender che in Girl (Lukas Dhont, 2018) desidera soltanto allineare l’immagine che ha di sé con quella che il mondo ha di lei, al punto da rischiare di farsi del male pur di non accettare una vita e un’identità non corrispondenti alla sua verità.

In apparenza più leggero di spirito La persona peggiore del mondo(Joachim Trier, 2021), in un paio di anni è diventato un instant cult, un film di culto immediato del pubblico femminile e femminista, perché in grado di raccontare l’incertezza e il disorientamento dei trentenni dal punto di vista di una protagonista che impara a diventare sempre più consapevole di sé, come persona e come donna.

Un tema simile di autodeterminazione, ma orientato sulla commedia, è quello di Il piacere è tutto mio (Sophie Hyde, 2022), con una sempre straordinaria Emma Thompson, in cui diventa centrale anche il rapporto delle donne con il proprio corpo. Un vero e proprio messaggio di empowerment femminile, infine, viene dai due grandi film afroamericani e d’azione della stagione: Black Panther Wakanda Forever (Ryan Coogler, 2022) e The Woman King (Gina Prince-Bythewood, 2022), poiché in entrambi i film sono le donne a combattere e a gestire la struttura sociale dei mondi narrati.

È pur vero, dunque, che questi titoli rappresentano solo una minima parte della programmazione offerta dalle sale e dalle piattaforme. Non è difficile, tuttavia, allenare lo sguardo per riconoscerli e identificarli subito nel sovraccarico di contenuti attuali.

Dalla rubrica Effetto Cinema leggi anche: Rivalutare gli horror e i suoi ruoli femminili agli Oscar