Esclusiva

Aprile 20 2023
Il giornalismo secondo Giorgia Cardinaletti

La giornalista che conduce il Tg1 delle 20 si racconta alla redazione di Zeta, ripercorrendo le esperienze più significative della sua carriera

«L’importante è viverla una redazione». Così Giorgia Cardinaletti, conduttrice del Tg1 delle 20, riassume in poche parole la sua esperienza nel servizio pubblico. Un lavoro instancabile, che comincia la mattina alle 9:30 nonostante l’edizione che lei conduce è rimandata di quasi 11 ore. Il flusso delle notizie però va seguito dall’inizio perché «così ci si crea uno schema mentale, che anche se va storto qualcosa non mette a repentaglio la buona riuscita del Tg».

Una passione, quella per il giornalismo, che accompagna Cardinaletti da quando giovanissima è entrata nella redazione del Tg regionale delle Marche, sua terra d’origine.  Dopo qualche tempo arriva la chiamata per Saxa Rubra, la sede romana della Rai, e la giornalista debutta su Rai News 24 sotto la direzione di Monica Maggioni.

«Ero ormai a mio agio nell’all-news quando ho ricevuto la chiamata per Rai sport, canale per il quale avrei dovuto occuparmi di Formula1. La proposta arrivava da Marco Franzelli, su due piedi gli ho risposto “io la Formula 1 la vedevo con mio nonno, la mia conoscenza si ferma lì. Non ne so assolutamente nulla”. Lui prontamente mi ha risposto che avremmo studiato insieme». Così è successo. Nei tre mesi successivi Cardinaletti e Franzelli hanno lavorato fianco a fianco, «Marco mi aveva fatto stampare delle foto con dei particolari delle macchine, dei piloti, degli staff tecnici attraverso cui avrei dovuto saperli riconoscere a colpo d’occhio. Prima delle gare facevamo il giro a piedi del circuito, mi accucciavo sulle curve mettendo il viso a filo strada in modo da poter raccontare meglio durante la gara ciò che in qui momenti avrebbe provato il pilota. È stato un periodo intenso ed emozionante, ne conservo un ricordo affettuoso», afferma. Dopo l’esperienza ai paddock dei Gran Premi, a Cardinaletti viene affidata la conduzione de La domenica sportiva, dove si è scontrata con un certo snobismo tipico di alcuni giornalisti nei confronti del tema trattato. «Un mio collega, quando ho annunciato che sarei andata a condurre un programma di sport, uno dei più seguiti tra l’altro, mi sono sentita dire che un “periodo di leggerezza era concesso a tutti”. Ci sono rimasta male ma occuparmi di sport per me è stata una crescita e un momento soddisfacente. Se, dopo Tokyo, potessi seguire Parigi 2024 ne sarei molto felice.».

Sul giornalismo sportivo però, nel ricordo della giornalista Rai, aleggia un’ombra, quella del sessismo. «A me è sempre piaciuto vestirmi in modo sobrio, a volte forse ho anche esagerato nel non volermi esporre per paura delle critiche. Una volta mi è arrivata una telefonata da un collega della carta stampata che mi chiedeva perché non mi mettessi degli abiti più “estrosi” visto che mi occupavo di sport. Vige ancora una certa mentalità per cui se sei in quell’ambito devi adattarti a un certo codice di abbigliamento. Io ho avuto successo nonostante non lo abbia fatto». E, per usare il gergo sportivo, su questo assist dà un consiglio alle giornaliste presenti in classe: «rimanete quello che siete, vestitevi come vi sentite. Sarà qualcosa di secondario rispetto alla competenza».

Conclusa l’esperienza a Rai Sport, lo step successivo è stato quello a Rai 1, dove si trova oggi. «Ho riniziato daccapo. I primi servizi che ho fatto sono stati sul traffico e sul maltempo. Sembrano argomenti secondari ma fateli sempre con cura, sono i più visti». A segnare il grande balzo in avanti, grazie al quale si è poi conquistata la conduzione dell’edizione serale del Tg1, è stata la pandemia. «Ero alla protezione civile quando è comparso il primo paziente. Ho sentito per la prima volta il peso della responsabilità di questo lavoro, le persone pendevano dalle nostre labbra per sapere cosa stava succedendo. A questo si aggiungeva la parte umana e la paura di ammalarmi o che si ammalasse la mia famiglia». Giornate passate in macchina, con la «pressione buona» di dare l’informazione giusta, quella che rispondesse in modo puntuale alle fake news che uscivano quasi quotidianamente. Disinformazione che non è cessata con l’arrivo dei vaccini, anzi semmai ha tratto nuovo vigore. «Quando è stato introdotto il green pass ho fatto un servizio che elencava tutte le cose che non avrei potuto fare se non mi fossi vaccinata. Per questo ho ricevuto una miriade di attacchi dai no vax. Gli attacchi in passato mi pesavano molto, soprattutto quando sono stata a Rai sport. Poi ho fatto un grande lavoro su me stessa, dovete essere centrati ed equilibrati. Politica e Sport sono due mondi distanti ma che si intersecano, smuovono gli stessi istinti». Nonostante ciò quel servizio rimane uno di quelli di cui Giorgia Cardinaletti è più orgogliosa. «Credo profondamente nella scienza, quasi come fosse una religione. Noi giornalisti dovremmo sempre farne il cardine su cui centrare il lavoro che facciamo».