Esclusiva

Maggio 17 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 18 2023
Il queer splende nel cinema di Cannes

Il festival del cinema celebra la giornata mondiale contro l’omo-bi-transfobia, 17 maggio, con Pedro Almodóvar e Kore-eda Hirokazu

Migliaia di persone in fila sul Boulevard de la Croisette, temerarie anche sotto la pioggia, attendono e sperano di entrare nel Teatro Debussy dove nel pomeriggio del 17 maggio Pedro Almodóvar incontra il pubblico e presenta il suo secondo cortometraggio in lingua inglese, Strange Way of Life.

Due uomini, innamorati, e una vita da bovari, sembra di averlo visto già questo film. Era il 2005 e valse al regista Ang Lee un Leone d’oro e un Oscar, diventando anche un pilastro moderno della rappresentazione dell’omosessualità al cinema.

Almodóvar, tuttavia, non imita né omaggia. Il suo è un altro racconto che parte dal pretesto dell’incontro dei due ex amanti dopo venticinque anni di separazione.

Con i suoi 45 minuti di durata, secondo la grammatica cinematografica, Strange Way of Life è un mediometraggio, non un corto. Si estende tanto quanto basta a desiderare che la storia continui, convincendo forse il regista spagnolo a proseguire il lavoro con Ethan Hawke e Pedro Pascal, i due protagonisti, nel prossimo futuro.

La vera sorpresa di questa giornata annuale contro la discriminazione queer, tuttavia, proviene da un sorprendente Kore-eda Hirokazu, già Palma d’oro per Un affare di famiglia nel 2018.

Monster, questo il titolo della nuova opera, gioca sull’equivoco. Induce il pubblico a credere che la storia sullo schermo sia un dramma familiare, una tragedia violenta e senza apparente senso, quando il giovanissimo Minato sembra essere l’oggetto delle vessazioni di un suo professore.

La prima versione dei fatti viene ribaltata man mano che su di essa si stratificano punti di vista differenti, fino a svelare la sua vera natura. Minato non ha fatto altro che mentire, per proteggere i suoi sentimenti, per proteggere l’altro giovane compagno di classe di cui si è innamorato.

Sulla scia di grandi film che osano raccontare l’amore pre-adolescenziale, quando ancora non si tratta di sesso, ma ogni contatto è una scoperta di sé che fa paura, Monster è un percorso graduale di accettazione, in cui Kore-eda Hirokazu guida con delicatezza il pubblico. È così che il mostro che ci si sente dentro si fa sempre più piccolo, fino a poterne ridere, come fosse un gioco, il gioco di Minato.

L’applauso esploso sui titoli di coda già durante la proiezione stampa, a telecamere spente, preannuncia un lungo percorso per un film che aggiunge un altro fondamentale tassello alla rappresentazione queer nel cinema internazionale.

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