Esclusiva

Dicembre 13 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 16 2024
Dalla Conferenza un addio al fossile. Nel 2050

Dalla Conferenza sul clima di Dubai è stato raggiunto un accordo storico per l’uscita dal fossile. Ma la strada è ancora lunga

L’inizio della fine per le fonti fossili: nella giornata del 13 dicembre, alla Cop28, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Dubai, si è raggiunto un risultato storico. I 198 delegati della conferenza hanno infatti votato all’unanimità per l’impegno all’abbandono graduale dei combustibili fossili entro il 2050. L’accordo è frutto di una nottata intensa di trattative tra i Paesi occidentali e l’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio.  

Un grande passo avanti rispetto alla giornata di lunedì, quando nella bozza presentata non era stato incluso il phase-out dai combustibili. Quest’espressione è stata infatti il principale motivo di dibattito tra i Paesi. Phase-out indica l’abbandono graduale delle fonti fossili, raccomandato dall’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) come l’unica strada possibile per raggiungere l’obiettivo di non superare la soglia di 1,5 gradi stabilita degli Accordi di Parigi. Il punto d’incontro è stato trovato con una formulazione alternativa: transitioning away, un’indicazione più morbida di fuoriuscita graduale dal fossile, ma che per la prima volta mette nero su bianco uno stop a petrolio, gas e carbone.  

Nonostante la sua rilevanza storica, l’accordo ha generato numerose critiche dentro e fuori l’assemblea, in particolar modo dall’AOSIS (Alleanza dei piccoli Stati insulari) con le dure parole del rappresentante delle Isole Marshall: «Non siamo venuti qui a firmare la nostra condanna a morte». Per l’Alleanza l’uscita dal fossile rappresenta una questione esistenziale: «AOSIS riconosce che da un punto di vista procedurale, il testo rivisto della Valutazione Globale rappresenta un miglioramento e riflette effettivamente diverse proposte presentate dagli stati insulari in via di sviluppo. […] Tuttavia, la finestra del nostro mondo per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi si sta chiudendo rapidamente, e riteniamo che il testo non fornisca l’equilibrio necessario per rafforzare l’azione globale per la correzione del corso sui cambiamenti climatici. […] Dobbiamo notare che il testo non affronta specificamente il superamento progressivo dei combustibili fossili. È incrementale e non trasformativo. Vediamo una serie di falle in questo testo che sono motivo di grande preoccupazione per noi». 

Nonostante le critiche, dopo l’applauso generale che ha accompagnato la dichiarazione dell’approvazione della bozza, il Presidente della Cop28, Sultan Al Jaber, si dice soddisfatto e orgoglioso: «Abbiamo le basi per la trasformazione. Un obiettivo frutto della collaborazione di tutti e che coinvolge tutti. Per la prima volta in assoluto abbiamo scritto combustibili fossili nel testo. Siamo ciò che facciamo, non quello che diciamo, quindi sono importanti le azioni che metteremo in campo. Le future generazioni vi ringrazieranno, non conosceranno ciascuno di voi, ma saranno grati per la vostra decisione». 

Dal mondo occidentale John Kerry, inviato degli Stati Uniti per il clima: «Anche se nessuno qui vedrà rispecchiate completamente le proprie opinioni, il fatto è che questo documento invia un segnale molto forte al mondo. Dobbiamo aderire al fine di mantenere 1,5°C. I nostri prossimi impegni a livello nazionale saranno allineati a 1,5°C».  

Un cambio di rotta è ormai necessario, le attività umane, soprattutto attraverso le emissioni di gas serra, hanno causato un aumento del riscaldamento globale, con la temperatura terrestre che ha raggiunto 1,1°C sopra il periodo 1850-1900 nel 2011-2020 (fonte: IPPC). Questo riscaldamento ha avuto come cause cambiamenti nell’atmosfera, nei mari, ma anche nelle società portando alla necessità di modificare i propri stili di vita e di riadattarsi alle nuove condizioni. Secondo i dati raccolti dal WWF «I combustibili fossili e l’industria sono responsabili di oltre il 75% delle emissioni globali di gas serra e di quasi il 90% di tutte le emissioni di anidride carbonica». 

La necessità di abbattere le emissioni di gas serra è evidenziata da uno studio pubblicato l’8 dicembre sulla rivista “Science”, che ricostruisce le concentrazioni di CO2 e le temperature della Terra negli ultimi 66 milioni di anni. La ricerca, durata 7 anni, ha coinvolto 80 scienziati da 16 Paesi diversi e fornisce il registro più completo disponibile fino ad oggi sul ruolo dell’anidride carbonica nell’evoluzione del clima, della biologia e della criosfera. Il principale risultato dello studio riguarda l’attuale concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, la più alta degli ultimi 14 milioni di anni.  

Il pianeta continua a riscaldarsi a ritmi insostenibili e i mesi da giugno a novembre del 2023 hanno infranto tutti i rispettivi record di temperatura dell’aria globale, come riportato dal rapporto “Copernicus“. Queste anomalie hanno conseguenze drammatiche sul clima, aumentando in maniera decisiva la probabilità di eventi estremi. Le ondate di calore senza precedenti sulla terra e negli oceani, le piogge torrenziali seguite da inondazioni, le prolungate siccità, gli incendi di vasta portata e gli uragani stanno manifestandosi con una frequenza e intensità crescenti su scala mondiale. 

L’accordo trovato a Dubai nella Cop28 segna un punto di svolta storico nella lotta ai cambiamenti climatici. Per la prima volta la rinuncia all’uso dei combustibili fossili è stata formalizzata in un accordo internazionale. La prossima Conferenza sul clima si terrà a Baku, capitale dell’Azerbaigian (altro Paese OPEC dopo gli Emirati Arabi Uniti), sarà un’altra sfida per il multilateralismo, che dovrà tenere assieme interessi divergenti e le raccomandazioni della comunità scientifica. Il tempo stringe, ma la strada è tracciata.