Esclusiva

Gennaio 25 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 27 2024
Trump vince le primarie ma perde in tribunale

L’ex Presidente Trump dovrà risarcire Jean Carroll, scrittrice, per 83,3 milioni. La sanzione arriva durante le primarie repubblicane

Il tribunale federale di Manhattan ha deciso che Donald J. Trump, ex presidente degli Stati Uniti d’America, dovrà risarcire la scrittrice Jean Carroll per 83,3 milioni di dollari. La donna nel 2019 lo aveva accusato di averla violentata 30 anni prima in un grande magazzino di New York.

Da quell’anno, secondo la Corte, il Tycoon l’avrebbe diffamata sia sui social che durante le conferenze stampa e i comizi affermando che fossero solo “bugie”. Una notizia che arriva in piena campagna elettorale dopo la doppia vittoria alle primarie repubblicane prima in Iowa e poi in New Hampshire.

“Solo una piccola nota a Nikki Haley: non vincerà”, era stato il commento di Trump, dopo aver vinto l’ultimo Stato in cui si era corso. Con una percentuale vicina al 55% dei voti contro il 43% della rivale Nikki Haley, ex ambasciatrice dell’ONU, ha ottenuto il secondo successo. In Iowa, lo Stato che ha inaugurato la corsa, aveva conquistato oltre il 50% dell’elettorato. Percentuale più bassa ma risultato più schiacciante perché si erano candidati anche l’imprenditore biotech Vivek Ramaswamy e il governatore della Florida Ron DeSantis. Dopo la sconfitta, entrambi si sono ritirati e hanno pubblicamente appoggiato l’ex presidente.

Uscite di scena che rafforzano in maniera decisiva l’indirizzo di queste primarie. “DeSantis si è ritirato e ha portato in dote a Trump una quota di elettorato under 30 che prima era distante”, afferma Francesco Semprini, corrispondente de La Stampa a New York. Un corpo elettorale che anche all’interno del Grand Old Party (Gop) sta cambiando: “Inoltre, dai sondaggi emersi sembra che, oltre ad avere il suo solito elettorato delle masse rurali, dei bianchi, degli evangelici e della destra conservatrice, sia riuscito a conquistare anche l’elettorato well-educated, cioè i laureati. Questo è emerso in entrambi i turni e vuol dire che è riuscito a rafforzare ulteriormente la sua posizione”.

Nella storia del Gop non è mai accaduto che un candidato abbia perso le primarie dopo avere vinto in entrambi gli Stati che iniziano la corsa per la Casa Bianca. Trump, inoltre, è il primo candidato presidente non in carica a vincere sia in Iowa che nel New Hampshire.

I risultati sono incoraggianti per l’ex presidente, ma non significano vittoria. “Le elezioni americane si spalmano su un periodo di tempo molto lungo. Da qui al voto finale del 5 novembre – continua Semprini – intercorrono diversi mesi durante i quali possono accadere eventi sia in politica interna che estera in grado di cambiare le previsioni”. Ciò accadde nel 2020 quando il Covid e l’uccisione di George Floyd capovolsero le attese della campagna elettorale. Donald Trump, presidente uscente, venne sconfitto nonostante fosse dato da tutti i sondaggisti come favorito contro Biden, all’epoca candidato democratico.

Nikki Haley, infatti, non ha intenzione di arrendersi. “Questa gara è lontana dall’essere finita. Ci sono dozzine di Stati ancora da percorrere, e il prossimo è il mio dolce Stato del South Carolina”, ha rilanciato l’ex ambasciatrice poco dopo l’uscita dei primi risultati. Luogo dove entrambi godono di ampio appoggio. Haley perché è stata governatrice per due mandati, Trump perché per tradizione ha ottenuto sempre grande consenso e perché, secondo i sondaggi, è in vantaggio di dieci punti. Il 24 febbraio è la data del prossimo appuntamento elettorale. “Sarà importante capire come va quella elezione perché a seconda del risultato potrebbe decretare la chiusura delle primarie o far pensare a una piccola riapertura”, spiega il corrispondente. Dopo il South Carolina sarà il momento del Super Tuesday, così chiamato dagli americani perché è il giorno in cui il maggior numero di Stati si recano alle urne. Saranno sedici e tra questi è presente il Texas, luogo nel quale Trump gode di ampio consenso.

La scelta di Halley di non ritirarsi è anche strategica. “Se lo facesse adesso – conclude Semprini – verrebbe meno l’idea che lei sia la vera alternativa all’interno del partito repubblicano rispetto al Trump populista e isolazionista. Continuare significa far valere la sua immagine all’interno del Grand Old Party, in modo tale che lei da lì possa costruire il suo percorso per la candidatura del 2028”.