Esclusiva

Gennaio 30 2024
Tra social e clausura, i due volti delle suore agostiniane

Le monache hanno lanciato una vendita di limoni su Youtube, pubblicano reel su Instagram e hanno attirato l’attenzione di tv e giornali

Sul colle Celio di Roma, la Basilica dei Santi Quattro Coronati sembra una fortezza. Per raggiungerla si attraversano due cortili, chiusi da imponenti mura carolinge. Sulle pareti si alternano affreschi dal Medioevo al Barocco, mentre le colonne vengono dai resti di edifici romani. Il silenzio fa pensare a un luogo abbandonato, ma guardando le teche piene di rosari, ceramiche e custodie di stoffa, si capisce che qualcuno ci abita.

Da quattro secoli e mezzo nel complesso vivono le monache di clausura che, secondo la Regola di Sant’Agostino, condividono la «stessa casa nel comune progetto di cercare instancabilmente Dio». Lontano da occhi indiscreti, «avendo tutte un cuore solo e un’anima sola». Oggi per sbirciare nel convento basta un cellulare, perché le sorelle pubblicano online su Facebook, Youtube, Instagram.

A dicembre hanno lanciato una vendita di agrumi con uno spot. Il lavoro nel giardino diventa un gioco tra amiche, con una sorella arrampicata sull’albero che, a rallentatore, passa un frutto con un tiro da cestista. «L’orto quest’anno è stato generoso, la raccolta di limoni è stata ricca e abbondante!», si legge nel filmato, «Vogliamo condividerli con voi: potrete riceverli in un sacchetto della portineria del monastero». 

I limoni erano anche i protagonisti di tre reel, brevi video pubblicati sull’account Instagram della chiesa. Sulle note di “Lemon Tree”, brano pop anni novanta della band tedesca Fool’s Garden, si vedono le monache sorridere mentre lavano gli agrumi.

Intervistata dal quotidiano Avvenire, la badessa della comunità, madre Fulvia Sieni, ha spiegato che la vendita serviva a sostenere «le diciassette bocche da sfamare, tanto quante siamo noi, tutte giovani e con solo tre consorelle più in là negli anni». Per i cestini non c’era indicazione di prezzo, solo offerta libera. La basilica, si legge sul sito web, «vive unicamente dei proventi del lavoro delle monache e della generosità provvidente di chi vuole e può contribuire».

L’iniziativa ha avuto successo ed è stata raccontata dai giornali. Presto i limoni sono finiti, ma la calma del monastero ne ha risentito. Prima della stampa, era già passata la televisione: «È venuta Tv2000», la rete della Conferenza Episcopale Italiana, spiega una sorella che si occupa della segreteria, «perché trasmettono la messa in diretta, poi c’è stata la Rai». L’emittente pubblica ha raccontato la vita di clausura nello speciale “Le Ragioni della Speranza”, parte del programma di approfondimento “A sua immagine”. «La comunità è stata un po’ sovraesposta, ora si torna alla tranquillità!», ha concluso la suora. 

Le agostiniane dei Quattro Coronati non sono le prime ad avere attenzioni dai media. A febbraio 2023, il monastero Maria Tempio dello Spirito Santo di Pienza, in provincia di Siena, aveva ricevuto provvedimenti dalla Santa Sede perché considerato troppo in mostra. Le benedettine gestivano una pagina Facebook, aprendo a forme di ospitalità a giovani «dai 18 ai 38 anni», per vivere «un’esperienza nuova e condividere la nostra vita quotidiana». Il Vaticano ordinò la sostituzione della superiora, per ristabilire l’austerità della clausura.

Le monache del Celio sono state più misurate delle colleghe toscane. L’allegria sui social non risulta fuori luogo, e gli spazi riservati alla vita religiosa sono rimasti lontani dal pubblico. Nei secoli dal loro insediamento, solo un’eccezione: fu durante l’occupazione nazista della Seconda Guerra Mondiale, quando le sorelle aprirono le grate per nascondere ebrei e perseguitati politici.

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