Esclusiva

Gennaio 31 2024
Stop ai fondi all’agenzia ONU dopo la denuncia di Israele

Diversi paesi occidentali hanno sospeso i fondi per l’UNRWA in seguito all’inchiesta che ha dimostrato il coinvolgimento dell’agenzia nei fatti del 7 ottobre

Dopo l’annuncio dell’ordinanza della Corte internazionale di giustizia (CIG) che ammonisce Israele sui possibili rischi genocidari della sua azione militare, Washington ha sospeso l’erogazione dei fondi destinati all’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente), venendo seguita da UK, Canada, Germania, Finlandia, Australia, Paesi Bassi, Giappone e Austria.

La decisione è stata presa in seguito ai risultati di un’inchiesta condotta dai servizi di intelligence israeliani che dimostrerebbe un coinvolgimento di parte del personale dell’agenzia (dodici persone) nei massacri del sette ottobre. Stando a quanto riportato dal New York Times, che ha avuto accesso al dossier dei servizi segreti israeliani, un membro dell’organizzazione è accusato di aver rapito una donna. Un altro avrebbe distribuito munizioni. Un altro ancora avrebbe preso parte ai massacri avvenuti nei kibbutz.

«Scioccanti le accuse delle autorità israeliane» dice il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini che ha ordinato la rescissione dei contratti dei membri coinvolti. Si è pronunciato anche il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres definendosi inorridito dall’accusa, ma pregando gli Stati Uniti di non sospendere i finanziamenti.

 «L’UNRWA è l’agenzia delle Nazioni Unite che da decenni è responsabile delle condizioni di vita dei palestinesi a seguito della “Nakba” (come i palestinesi chiamano l’esodo del ‘48) – spiega Riccardo Noury portavoce della sezione italiana di Amnesty International- e opera soprattutto a Gaza dove si occupa di lavoro, alimentazione e sanità».

La sua fonte di sostentamento primaria sono i finanziamenti degli stati membri dell’ONU – i donatori principali sono Stati Uniti, Germania e Unione Europea. «L’idea che gli Stati più ricchi del mondo sospendano i finanziamenti alla popolazione più affamata della terra è scandalosa» afferma Noury. Secondo il portavoce di Amnesty questa è: «Una doppia punizione collettiva. Si colpiscono due milioni e trecentomila persone il cui stomaco pieno o vuoto dipende proprio dall’operatività dell’UNRWA».

L’indagine del governo israeliano era cominciata mesi fa e il fatto che la decisione sia stata presa in concomitanza del verdetto della CIG è per Noury «Una coincidenza sospetta: proprio nel momento in cui la CIG ravvisa la possibilità di genocidio si decide di interrompere l’erogazione dei fondi».Non tutti gli Stati europei hanno deciso di sospendere i finanziamenti e secondo Noury «Hanno valutato che le responsabilità sono personali e hanno deciso di andare avanti, chi ha deciso il contrario ha stabilito che le colpe di pochi debbano ricadere su tutti. Simmetricamente come si ritiene che l’intero popolo palestinese sia responsabile dei crimini perpetrati da Hamas».

«Il governo italiano aveva sospeso i finanziamenti all’UNRWA già dopo il sette ottobre» ha scritto su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani.La decisione però non era mai stata comunicata in modo ufficiale e per il portavoce di Amnesty: «Sarebbe bene che il ministero fornisse chiarimenti. Sulla base di quali elementi era già stata presa la decisione? L’Italia era già in possesso di prove criminali?».

La funzione ed esistenza dell’UNRWA rimane indispensabile. Lo ha ribadito anche Anshel Pfeffer, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz, scrivendo che Israele non intende sospendere i rapporti con l’organizzazione umanitaria: farlo significherebbe rendere concreta l’accusa di genocidio e se lo Stato di Israele non vuole aiutare i palestinesi l’appoggio dell’UNRWA è necessario.

L’Europa dal canto suo ha ribadito il sostegno all’agenzia ONU, l’Alto commissario UE Josep Borrell ha precisato che verranno effettuate delle indagini per verificare quanto rilevato dai servizi segreti israeliani ma al momento non è prevista alcuna sospensione dei fondi.

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