Esclusiva

Febbraio 27 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 29 2024
“Il giovane Assante”, una vita dedicata alla musica

Il giornalista culturale di Repubblica era «la musica raccontata bene»

«Vi sto dando tutte le mie idee, ma poi io di cosa scrivo?», così Ernesto Assante ci ha detto sorridendo, durante quello che è stato il suo ultimo Festival di Sanremo e il primo di due studentesse che hanno avuto il privilegio di averlo, anche se per poco, come maestro. Un uomo e professionista generoso, anche nel condividere le idee. «Era la musica raccontata bene», così viene definito dai suoi lettori. Una di quelle persone di cui sapevi la grandezza senza sentirne il peso. Forse neanche Ernesto sapeva di essere “Assante”, soprattutto perché continuava a emozionarsi davanti agli artisti che incontrava: «Mandami le foto in cui intervisto Mahmood, così me le tengo per ricordo», ci aveva chiesto mentre ci riparavamo dalla pioggia sotto i portici accanto all’Ariston.

Tantissimi gli incontri con personaggi dello spettacolo e della musica. Durante l’edizione del festival del Buon Vivere a Forlì nel 2018, Ernesto per presentare Pippo Baudo salì sul palco: «Questo è sempre stato il sogno della mia vita, rovesciare le parti e presentare io Pippo». Entrambi erano felici di quell’incontro, fu un colloquio tra due fuoriclasse. 

Nato a Napoli il 12 febbraio 1958, “il giovane Assante”, così chiamato dai colleghi, inizia la sua carriera nel 1975 in una radio privata romana, Roma International Sound, perché nella vita gli interessava «condividere la musica con gli altri». La passione era così intensa da spingerlo a chiamare il Quotidiano dei Lavoratori: «Vi serve uno che scrive di musica?», aveva chiesto e il giornale gli aveva proposto di andare a provare. Nel 1978 inizia a collaborare con Il Manifesto ma per guadagnarsi da vivere faceva anche il “garzone” per un notaio, consegnando i documenti. 

Guglielmo Pepe, giornalista di Repubblica, lo chiama per lavorare con il quotidiano di Eugenio Scalfari, ma all’inizio Ernesto rifiuta «perché non convinto della proposta». Decide di approdare a Repubblica nel 1979, soltanto quando Scalfari gli fa capire di essere interessato a un pubblico diverso, fatto di giovani. Le pagine di spettacolo iniziano ad avere enorme rilevanza e il quotidiano si riempie di moltissime pagine e supplementi con grandi firme che «raccontano la cultura, la società, i cambiamenti», come voleva Scalfari.

«Io sono quello che sono per i film che ho visto, gli spettacoli che ho frequentato, i dischi che ho ascoltato. La musica o il cinema funzionano come l’inconscio, mettono immagini e suoni dentro di noi» racconta Ernesto durante la sua prima lezione dell’anno alla Scuola di giornalismo della Luiss. Per lui la cultura è il filtro attraverso il quale vediamo il mondo: «La mia fortuna è stata che ho scoperto più cose con la musica e la cultura di quelle che pensavo». Così parlava del suo lavoro, che aveva scelto perché «l’arte e la cultura per me sono qualcosa di avulso dalla sfera economica. Se mi occupo di cultura, non penso di diventare ricco. L’obiettivo principale dell’artista è fare arte, non soldi» e lui ci è riuscito. Il suo lavoro di critico, infatti, «nonostante sia meno efficace del passaparola», è stato quello di spiegare perché una canzone ha venduto più di un’altra: «Il critico deve consentire al lettore una comprensione che va al di là del gusto. Nessuno fa diventare qualcuno famoso se non c’è un motivo, questo vale anche per una merda che vende tanto», spiegava a lezione con l’entusiasmo di chi riesce a stupirsi ancora del proprio mestiere. «Non fatevi prendere in giro da quelli che dicono che questo mestiere è finito. Non lo è, anzi», ricordava agli aspiranti giornalisti. 

Assante è stato tra i creatori di Kataweb, il primo portale online italiano di Repubblica: «Una parte rilevante del mio mestiere è quella di seguire in diretta la rivoluzione digitale». Sosteneva di essere multimediale per natura: «Ho cominciato facendo radio, e la faccio da sempre, poi ho scritto testi e sono stato autore tv». 

La sua competenza e gentilezza traspaiono anche dalle parole dei tanti artisti che l’hanno conosciuto. Lo ricordano perché sapeva entrare in sintonia con loro: «Ascoltate le risposte e fatevi trascinare dalla conversazione senza domande preimpostate, scaldate l’ospite, mettetelo a proprio agio». Ci insegnava così le fondamenta del mestiere, prima di presentarci a Irama, Mahmood e Angelina Mango e concederci alcuni minuti delle sue interviste. Affiancare Ernesto significava avere le porte spalancante con gli artisti perché nessuno sapeva, né voleva, dirgli di no.

"Il giovane Assante", una vita dedicata alla musica

Gli ultimi incontri, durante il Festival di Sanremo, erano per gli artisti un appuntamento fisso: era di casa tra le strade della città dei fiori. 

La sua essenza era quella di un ragazzo che ancora si meravigliava di ciò che stava realizzando ma anche di un professionista che pensava già ai progetti futuri che lo aspettavano: «Domani rientrerò presto perché devo fare una rassegna musicale all’Auditorium Morricone», ci raccontava il penultimo giorno di Festival. Il talento di chi, con la giusta leggerezza, sa ascoltare le storie degli altri e, con garbo e delicatezza, raccontarle ai suoi lettori. Forse perché, come ci aveva raccontato, i suoi racconti erano tra le persone, fuori dalla sala stampa dove «tutti si prendono troppo sul serio». Lui, invece, era vitalità, passione e sorriso fatto persona.