Esclusiva

Marzo 8 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 9 2024
Le mimose non bastano più l’8 marzo

Dopo la marea del 25 novembre 2023, “Non Una di meno” è tornata a scioperare l’8 marzo al Circo Massimo, insieme a migliaia di persone, contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme

Sole, musica e mimose sono le grandi protagoniste al Circo Massimo, e non mancano le bandiere della Palestina. Il corteo dell’8 marzo, organizzato dall’associazione transfemminista Non una di meno (NUDM), ha visto almeno diecimila persone radunarsi in Piazza Ugo la Malfa, terminato a viale Trastevere.

Lo sciopero è stato indetto per contrastare la violenza di genere e patriarcale. Ma non solo: guerra a Gaza, precarietà del lavoro, tutela dell’aborto, mancanza di consultori e welfare sono stati i punti salienti di questo evento. Alla protesta nazionale hanno aderito diverse sigle sindacali, categorie dei trasporti e lavoratori, scuola e pubblico impiego.

La scrittrice Valerie Notaro partecipa tutti gli anni alla giornata internazionale della donna, un appuntamento fisso dopo il Covid: «Questo evento ha un significato profondo per me: sono una ragazza trans e questi momenti mi fanno sentire inclusa. Oggi non si festeggia. Si lotta».

Le mimose non bastano più l'8 marzo

La amareggia la poca adesione rispetto al 25 novembre, quando in piazza sono scese 500 mila persone: «Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin la marea che si è mossa è stata enorme. Aspettavo che oggi ci fosse la stessa affluenza. Sono felice, però, di vedere le bandiere palestinesi. La guerra è espressione della violenza patriarcale. Non può esistere un movimento transfemminista che non si batta per la pace».

Tra i presenti molti uomini, ma Valerie spiega: «Felice che ci siano tanti ragazzi che supportano la causa e lottano insieme a noi, ma oggi non è per loro»

Giorgia, del collettivo di zona per la difesa del consultorio del Largo delle Sette Chiese a Roma, invece, ha un’altro punto di vista sulla presenza maschile: «Il femminismo sta diventando un movimento di tutti, non solo delle donne. Non si può più chiamare “festa della donna” perché non stiamo festeggiando nulla. Femminicidi e discriminazioni sono all’ordine del giorno. Bisogna cambiare mentalità e questo deve partire dagli uomini. Tanti dimostrano già un grande senso di sensibilità e apprezzano il lavoro delle donne».

Al fianco del camion che sta in testa alla manifestazione, invece, c’è Gaia di NUDM: con il suo megafono urla “siamo il grido altissimo e feroce”. Come ogni anno, insieme alle sue compagne si mobilita per far sì che questa giornata abbia successo: «Oggi è una lotta trasversale ampia, intersezionale. Uno blocco della produzione e della riproduzione. Sono tante le rivendicazioni, ma è tanta ancora la strada da fare. L’omicidio di Giulio Cecchettin è stato un evento che ha scosso tanto le coscienze. E’ necessario che in parallelo ci siano percorsi all’interno delle scuole, nei posti di lavoro e anche all’interno dei collettivi».

Tra i tanti ragazzi presenti c’è Simone, del collettivo “Inventare il futuro” alla Montagnola: «Per fortuna i manifestanti e le manifestanti sono molto giovani. Vedo gli studenti e le studentesse di tanti licei, alcune professoresse hanno portato la propria classe, è alla fine il senso dello sciopero. Noto sempre  l’assenza della fascia intermedia 40-50 anni, la generazione dei miei genitori».

«Le mimose non bastano più nel 2024 – dice un gruppo di ragazze in piazza – l’8 marzo non può essere una festa. Le lotte femministe sono necessarie se alle loro spalle c’è una collettività che si impegna ogni giorno per riuscire a sradicare la mentalità patriarcale e maschilista. Nonostante le cose si siano evolute negli anni, la nostra società vede ingiustizie e discriminazione sulle donne. Per produrre una concreta trasformazione è importante combattere, non solo proiettandosi nel futuro, ma iniziando oggi». 

Leggi per approfondire: “Non è festa ma protesta

Video di Simone Salvo