Esclusiva

Aprile 2 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 9 2024
Le criptovalute, l’arma nascosta nello scontro tra Russia e Ucraina

Il supporto economico in tempo di guerra potrebbe cambiare: la rivoluzione tecnologica finanziaria è già realtà a Kiev

«Se non ci credete o non lo capite, non ho il tempo di cercare di convincervi, mi dispiace», Satoshi Nakamoto, pseudonimo dell’inventore della moneta virtuale Bitcoinrispondeva così agli scettici della sua creazione. Senza tempo e necessità per essere persuasa dall’invenzione delle criptovalute è stata l’Ucraina che, dopo tre giorni dall’inizio del conflitto con la Russia, ha lanciato nel marzo 2022 la sua prima campagna di raccolta fondi di denaro digitale.

Dopo l’invasione russa, il governo ucraino si è trovato di fronte un’ulteriore sfida, quella finanziaria, con i sistemi economici convenzionali vacillanti e sfide tra cui la corsa alle banche, un blocco del mercato valutario nazionale e una rapida svalutazione della sua valuta, la grivna ucraina.

Kiev ha sfruttato la velocità e la natura decentralizzata delle criptovalute adoperandole per raccogliere fondi e trovando in loro un alleato inaspettato. Nel contesto di emergenza, il paese si è rivolto a monete digitali come Bitcoin, Ethereum e Tether, solo alcune delle criptovalute più usate, servendosi dei social media per ottenere aiuti finanziari immediati.

Il governo del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha lanciato delle campagne di raccolta fondi anche attraverso personaggi famosi come il pugile professionista Wladimir Klitschko (fratello del sindaco di Kiev, Vitali Klitschko), che ha pubblicato la vendita di una collezione di NFT, l’acronimo di non fungible token, un asset digitale non copiabile che rappresenta un oggetto del mondo reale, per raccogliere fondi per la Croce Rossa e l’UNICEF. 

Il risultato? Un flusso significativo di donazioni che ha mostrato il potenziale delle criptovalute nel rafforzare gli sforzi di difesa di un paese in tempo di crisi: “Il popolo ucraino è grato per il sostegno e le donazioni della comunità cripto globale mentre proteggiamo la nostra libertà”, ha twittato sul social X il governo ucraino nel maggio 2022.

Lo stato non era del tutto impreparato a questa manovra. Prima dell’invasione russa, l’alta inflazione e la scarsa fiducia nelle istituzioni bancarie avevano già permesso il diffondersi di questa tipologia di operazioni secondo le analisi del Global Crypto Adoption Index di Chainalysis, società americana di analisi blockchain. La guerra ha accelerato un trend già esistente e ha portato, nel marzo 2022, ad un rapido processo di legalizzazione delle criptovalute nel sistema finanziario ucraino. Questo passaggio ha rimosso le barriere che impedivano gli scambi di monete digitali e ha permesso alle banche di aprire conti per le società di transazioni virtuali.

L’Ucraina, nel 2023, si è posizionata al quinto posto nell’indice di adozione globale delle monete digitali secondo Chainalysis. Oggi, mentre il conflitto è entrato nel suo secondo anno, oltre 230 milioni di dollari di attività blockchain (meccanismo di database avanzato che permette la condivisione di informazioni sugli scambi di criptovalute) sono stati donati agli sforzi bellici, come riporta Elliptic, società di analisi blockchain: «Per la prima volta nella storia delle crypto-exchange, Binance per citarne una, sono entrate in un conflitto interstatale e, le compagnie produttrici di armi hanno accettato pagamenti in criptovalute» racconta Elham Makdoum, analista politica specializzata in crypto-intelligence e geopolitica delle criptovalute. Nonostante questo successo, le somme raccolte attraverso denaro virtuale rimangono distanti dall’essere comparabili agli aiuti militari forniti tramite pacchetti di aiuti a Kiev dai paesi della comunità internazionale.

Le monete digitali che hanno contribuito a sostenere l’Ucraina in un momento di estrema necessità sono però state e, vengono utilizzate, anche dall’altro fronte, la Russia: anche se in misura minore, Chainalysis riporta che circa 100 gruppi filorussi hanno raccolto 5,4 milioni di dollari in criptovalute solo nel 2023.

La velocità, l’immediatezza di invio e ricezione del denaro hanno dimostrato l’efficacia dello strumento virtuale per entrambi i fronti nel contesto bellico, mostrando come un loro potenziamento potrebbe avere gravi ripercussioni nel campo della sicurezza: «Pensare alle criptovalute come qualcosa di “spaventoso” è errato. L’arma non è la tecnologia, l’arma è nostra, di quelli che dovrebbero spegnere i conflitti. Quando si parla di tecnologia bisogna avere il rispetto della sua neutralità, non può essere il “male”. Tutto dipende dall’uso che se ne fa», commenta Gian Luca Comandini, esperto di blockchain e professore di cyber security nel Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università degli Studi di Macerata. 

Sebbene dalla sua invenzione la tecnologia delle criptovalute è stata associata ad un uso non trasparente, la criticità delle operazioni non risiede nell’impossibilità di tracciare gli scambi di monete virtuali, ma della mancanza di strumenti capaci di tracciarne le transazioni: «Oggi esistono 14.000 criptovalute. Tutti stiamo guardando e stiamo parlando di Bitcoin, ma se si usasse una delle altre 13.999, seppur tracciabile, nessuno se ne accorgerebbe. Sarebbe come cercare un ago nel pagliaio», continua il professore di cyber security.

La possibilità che non solo singoli individui ma anche governi decidano di effettuare transazioni verso paesi terzi tramite criptovaluta, senza possibilità di essere tracciati e lasciando l’opinione pubblica e il mondo all’oscuro, è ora una possibilità reale: «È già una realtà più che probabile. Tra dieci anni, magari, avremo gli strumenti per risalire retroattivamente agli scambi monetari nascosti tra paesi», continua Comandini.

Questa tecnologia neutrale che può però essere utilizzata in milioni di modi, e per altrettanti scopi, è stata investita recentemente da un’impennata: il Bitcoin è infatti cresciuto raggiungendo massimi storici: «È una valuta appena nata, di cui ancora non abbiamo visto tutto il potenziale» commenta il professore. Il contesto in cui questa crescita avviene è quello in cui le nazioni del BRICS, il nucleo inizialmente formato da Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa con l’aggiunta nel 2024 di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, prevedono il lancio di un nuovo sistema blockchain per effettuare pagamenti al di fuori del sistema guidato dal dollaro: «Nonostante il mercato delle criptovalute rimarrà volatile, il trend premesso e promesso è quello di un’espansione costante trainata dal numero crescente di investitori, attirati dalla crescente attenzione dell’opinione pubblica e dei media sul fenomeno» conclude Comandini.

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