Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, è stato messo agli arresti domiciliari. Le accuse sono di corruzione ambientale, corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio e promesse elettorali. Toti era atteso oggi a Ventimiglia dove avrebbe dovuto incontrare Flavio Briatore in occasione dell’apertura di un suo Twiga in riviera. Secondo la procura di Genova nella regione esisteva un vero e proprio sistema di favori e tangenti che nei fatti ha sostenuto il governo politico, da qui l’accusa di corruzione ambientale, che indica un sistema di clientelismo disseminato ed endemico. I principali soggetti dell’ingranaggio, oltre al presidente ligure, sono: Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato di Iren, una multiutility che si occupa di produzione e distribuzione di energia elettrica e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, già presidente dei club calcistici Genoa e Livorno. Ai due, assieme a Roberto Spinelli, figlio di Aldo, sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 570mila euro.
I favori e le tangenti
Nello specifico Spinelli è accusato di aver finanziato le fondazioni politiche che negli anni hanno sostenuto Toti, in cambio del rinnovo di concessioni portuali e altri favori. Tra questi anche la possibilità di costruire una cittadella di lusso, tramite la società Punta dell’Olmo, nelle ex Colonie Bergamasche di Celle ligure, definita però zona Id-Ce, sigla che sta per insediamenti diffusi e conservazione, una delle sedici zone supertutelate della regione e dove non sarebbe consentito costruire nuovi edifici né alterare quelli esistenti. Ma anche la proroga trentennale della concessione affidata a Spinelli nel dicembre 2021 del Terminal Rinfuse. Solo cinque giorni dopo il rinnovo della proroga da quattro società che fanno capo all’imprenditore ligure sono partiti bonifici per un totale di 40mila euro per il Comitato Giovanni Toti in Liguria. La procura contesta al governatore della Liguria di aver «accettato dai due Spinelli promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro in contanti».
Signorini sarebbe invece stato corrotto da Spinelli con 22 soggiorni di lusso ed escort a Montecarlo, i biglietti per la finale del torneo internazionale di tennis “Rolex Monte Carlo Masters”, fiches e denaro da puntare alle case da gioco di Montecarlo e Las Vegas, ma anche una borsa Chanel e un bracciale d’oro Cartier.
Tra gli indagati c’è poi Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale. Anche in questo caso l’accusa è di finanziamenti e favori scambiati con la maggioranza di centrodestra che dal 2015 guida la regione. Non sembra essere un caso che proprio con l’arrivo delle giunte di Toti, Esselunga abbia aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, intaccando il monopolio di fatto delle Coop. Moncada avrebbe, infatti, pagato in maniera occulta alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo in occasione della campagna elettorale comunale di giugno 2022 e in cambio sarebbero state sbloccate due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e a Savona
Il coinvolgimento mafioso
Un altro filone di inchiesta riguarda invece da vicino le elezioni regionali del 2020. Quell’anno Toti e il suo neonato partito “Cambiamo!” ottiene il 22 per cento, superando partiti della sua stessa maggioranza e da tempo radicati nella zona come la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, di cui Toti faceva parte, che si ferma al 5,7 per cento. Secondo gli inquirenti però quel risultato sarebbe stato ottenuto solo grazie a pacchetti di voti assicurati da personaggi vicini a clan mafiosi di Riesi, in provincia di Caltanissetta. In questo secondo filone di indagini è indagato Matteo Cozzani, coordinatore regionale della campagna elettorale di Toti e suo capo di gabinetto; con l’accusa di promesse elettorali aggravate dal metodo mafioso. Tramite i terminali mafiosi Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, anche loro indagati, Cozzano avrebbe promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità siciliana di Genova, si tratta di almeno 400 preferenze, verso la lista di Toti. Lo stesso presidente ligure e Stefano Anzalone, eletto poi consigliere regionale e tra i principali beneficiari della compravendita dei voti, sono indagati per reato di promesse elettorali, ma senza alcuna aggravante.
L’ultima parte dell’indagine
Cozzani è stato però arrestato e messo ai domiciliari proprio questa mattina nell’ambito di un terzo filone di indagine, coordinato dalla procura di La Spezia per aver favorito alcuni imprenditori locali, legati alle concessioni balneari e agli appalti all’isola Palmaria, in cambio di favori all’imprenditore Filippo Cozzani, suo fratello. Quest’ultimo, grazie a un aumento dei finanziamenti al Salone Nautico erogato dalla Regione Liguria, ha beneficiato anche dell’appalto della distribuzione dell’acqua.
Le origini
L’immensa indagine è iniziata a gennaio 2020 quando i funzionari dell’ Unità di informazione finanziaria di Bankitalia si accorgono che alcuni finanziamenti della Fondazione Change rientravano nella categoria delle operazioni sospette. Dagli accertamenti da parte della guardia di finanza e le indagini della procura competente nasce l’indagine che negli anni viene però ingrossata da tanti altri elementi degni di nota. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a margine della giornata inaugurale di Cibus alle Fiere di Parma, ha voluto sottolineare che «l’indagine durata tre anni e mezzo si è conclusa a venti giorni dal voto (delle europee ndr)», come a lasciar intendere un sospetto sulla tempistica, che però, in risposta ad una giornalista, ha negato a parole.