Esclusiva

Maggio 8 2024
Sui muri i colori di Alicè

La street artist di 44 anni ha lasciato i suoi disegni sui palazzi della Capitale e di tante altre metropoli in giro per il mondo

Tredici anni e già un bivio davanti ai propri occhi, quelli colmi di energia e voglia di trovare qualcosa che ti renda felice, tipici di una ragazzina pronta a lasciare la scuola media per iniziare le superiori. Una famiglia che cerca corsi e libri di latino e greco per il prossimo quinquennio al liceo classico. Senza sapere, però, che non studierai Socrate e Seneca, ma le pratiche di pittura all’artistico, perché quella è la tua vocazione. Mamma e papà possono limitarsi a dire: «Ma che stai a fa’?».

È il 1993 e Alice Pasquini, in arte Alicè, dà una svolta alla sua vita, pur andando contro la volontà dei genitori. «Avevano sempre assecondato la mia passione – racconta la street artist romana – ma quando ho scelto per davvero c’è stata qualche resistenza». Niente che abbia mai fermato il suo sogno, «perché non sento un altro modo di vivere la mia esistenza. Se sono arrabbiata disegno, se sono felice disegno. Mi sono impuntata con i miei e non sono intervenuti».

La vittoria è aver dimostrato che quella dei graffiti e dei murales è una strada realizzabile. C’è tanta soddisfazione nelle parole di Alicè, che ride emozionata quando ricorda i complimenti ricevuti del capo di Stato Sergio Mattarella durante la cerimonia dell’8 marzo. «Al tempo non potevano comprendermi, bisogna credere in se stessi. Anche se non mi sarei aspettata tutto questo».

Prima di parlare dei successi e delle opere che le vengono chieste in giro per il mondo, come le più recenti per il festival HKWall di Hong Kong, l’artista sottolinea che senza una passione così forte non potrebbe vivere grazie a delle bombolette spray. Anche perché non bastano il liceo artistico, il diploma in pittura nell’accademia di Belle Arti di Roma e il Master in critica d’arte nell’università Complutense di Madrid per trovare un impiego. «Non era facile, in Spagna lavoravo come animatrice nei parchi per bambini».

A venticinque anni decide di puntare tutto sull’arte di strada: «Mi sono data un anno di tempo, ho capito che dovevo dare il 100%». Dal 2006, la sua vita viene stravolta. Quel desiderio così innovativo si trasforma in un lavoro che le permette di viaggiare e abbracciare storie nuove. «C’è sempre interazione con le persone, che si relazionano a me come se fossi una loro amica». È così che Alicè, mentre sta lavorando ad un murale nel quartiere Quadraro di Roma, può ritrovarsi a bere un caffè alla finestra con un residente: «Mi sentivo una ragazza di famiglia». Oppure quando «al Tufello un signore mi ha detto che, dove stavo dipingendo, in tempo di guerra c’era il suo orto. Ha condiviso una parte della sua vita con me». Così come accade in altre zone, soprattutto a San Lorenzo, dove ci sono i suoi dipinti preferiti.

Un altro momento che riempie di felicità l’artista avviene quando le donne riescono a identificarsi nei suoi personaggi femminili: «È assurdo, ma mi capita spesso di ricevere messaggi di persone convinte d’essere state rappresentate in un muro». Anche per questo, Alice Pasquini scrive con orgoglio il suo nome negli angoli dei murales, una pratica poco diffusa nella street art: «È sempre stato un rischio, ma voglio che si sappia che è una ragazza a fare quei lavori».