Un parallelepipedo di sette piani occupa l’isolato alla fine di via Santa Croce in Gerusalemme e si estende come un serpente fino a via Statila. Cancello rosso, sempre aperto, e uno striscione appesocon su scritto il nome dello stabile: “Spin time labs”.
Un tempo sede dell’Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica (INPDAP), dal 2013 spazio occupato in cui abitano quattrocento persone – 160 nuclei familiari – ospita un’osteria, uno spazio di co-working, un auditorium e la redazione del giornale Scomodo.
Undici anni fa un gruppo di attivisti del movimento Action decide di occupare il palazzo, l’anno dopo nasce Spin Time Labs,l’associazione che da quel momento in avanti si occuperà di coordinare gli eventi. Nel 2019 il momento più critico dopo che il Gruppo Acea stacca loro la corrente elettrica per via di un grosso debito accumulato. A riattaccarla Konrad Krajewki, elemosiniere del Papa, venuto in soccorso grazie all’intermediazione di Suor Adriana, inquilina del palazzo. Il suo gesto fa parlare del cantiere di rigenerazione urbana in tutto il mondo.
Chiara Cacciotti è arrivata lì nel 2018 per scrivere la sua tesi di dottorato: «Questo posto lo ho scoperto per caso, passandoci di fronte perché vivo nel quartiere». A differenza di altre occupazioni Spin Time si trova nel cuore della città, a cinque minuti a piedi dalla fermata Manzoni, tra l’Esquilino e San Giovanni. «Una zona storicamente borghese, che col tempo lo è diventata sempre di più», commenta Cacciotti.
Fin da subito gli attivisti di Action hanno cercato un dialogo con il quartiere e la città intera, aprendo le porte agli esterni. Nessuno troverà mai il cancello chiuso, c’è sempre qualcuno in guardiola. «Qui si riuniscono tantissime associazioni, abbiamo provato a mapparle ma è stato impossibile» spiega Cacciotti, che oltre a essere un’attivista del comitato politico di Spin Time è ricercatrice in urbanistica. «Dietro il progetto c’è l’idea di affermare che il centro della città non è appannaggio esclusivo dei ceti medio-alti, è giusto che i cosiddetti “poveri” se ne riapproprino», afferma la studiosa. «All’inizio bambini si vergognavano a dire ai compagni dove vivevano, ora non dico che sia “fico” dire di stare in occupazione, ma la percezione è cambiata. La scuola del quartiere, la Di Donato, organizza qui le attività pomeridiane e l’associazione genitori, che è molto attiva, si incontra in questo posto» commenta Cacciotti.
Quello di Spin Time è un modello riconosciuto da più parti come virtuoso, tanto che nel 2022 il comune di Roma ha inserito all’interno del piano casa la possibilità di comprare e regolarizzare lo spazio: «Ci sentiamo costantemente con l’assessore Zevi e con la giunta ma al momento non sappiamo nulla degli esiti».
Lo scorso autunno arriva una soffiata: comincia a girare la voce che la proprietà voglia vendere lo stabile ad un prezzo molto alto, più di quello stimato, per trasformarlo in un albergo: «Lo abbiamo ipotizzato noi visto che il Giubileo è alle porte, e siamo scesi in piazza con uno striscione con su scritto “Sarà una bella lotta” per ribadire la nostra posizione di dissenso. Molte altre realtà sociali romane hanno aderito – circa 150 – e abbiamo deciso di far diventare il movimento qualcosa di più, proponendo una piattaforma allargata che facesse proposte concrete alla città»,racconta Cacciotti.
«Il nostro caso», spiega Cacciotti, «è più complesso di altri perché non esiste un precedente. Abbiamo chiesto al comune di mantenere la dualità della struttura: quindi di lasciare i cancelli aperti e di consentire gli spazi associativi interni. Ma tra le tante cose manca un po’ di coraggio politico».
A oggi non si conosce il futuro dello stabile, ma, comunque vada,“sarà una bella lotta”.
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