Nel 2017 era in corsa per le comunali di Palermo solo per girare il docufilm “Italian politics for dummies” e mostrare il dietro le quinte della politica italiana senza filtri. Adesso, invece, Ismaele la Vardera fa sul serio e si candida alle elezioni europee. Nella lista Libertà, insieme al sindaco di Taormina Cateno De Luca, l’ex Iena di Italia 1 per le europee dell’8 e 9 giugno si focalizza sui giovani: «Non siamo stati liberi di poter scegliere il futuro che avevamo, per un’Europa che era assolutamente distante dalle esigenze delle nuove generazioni». Ora rivendica più libertà e coscienza d’azione.
Libertà rispetto a cosa?
«Libertà è il modus operandi che in questi anni l’Europa ci ha negato. Lontana dalla realtà vissuta dalle persone, dagli agricoltori, dai pescatori. Questo ha comportato un’Unione europea lontana e distante, portando molta gente a non andare a votare. Ecco cos’è libertà: ritornare a votare. Perché molti giovani oggi non ne vogliono completamente più sapere di Europa per il semplice fatto che l’Europa non ha mai fatto comprendere quanto fosse cruciale anche per le nuove generazioni».
Nel simbolo usato nella sua campagna elettorale sono raffigurati poco meno di 20 loghi. Non pensa che questo possa confondere un potenziale elettore che si avvicina per la prima volta al suo operato? È solo un modo per raggiungere la soglia di sbarramento del 4%?
«Non sono altro che partiti che vanno rispettati, anche se hanno magari delle idee distante da noi. Non a caso abbiamo deciso di unirci su 20 punti programmatici che ovviamente abbiamo sposato insieme Io non condivido alcune idee, ma non a caso. Non è semplicemente un’accozzaglia per raggiungere il 4%. Viviamo in un sistema democratico che prevede che la soglia di sbarramento sia al 4% siamo stati e siamo l’unico tra i partiti civici ad avere l’esenzione della raccolta delle firme e abbiamo dato la possibilità di avere diritto d’asilo a delle realtà che comunque rappresentano delle realtà che era giusto fare partecipare a queste elezioni europee».
Com’è il suo immaginario diverso di Europa rispetto le altre forze politiche?
«Noi siamo il partito del buon governo dove abbiamo amministrato abbiamo fatto bene dove abbiamo amministrato abbiamo saputo spendere i fondi europei e cambiato le sorti di quelle comunità. Ecco qua c’è cosa c’è di diverso da noi e loro. Noi pensiamo che la sanità debba rimanere fuori dal cosiddetto Patto di stabilità perché in questo momento i tagli che stanno facendo di oltre 300 miliardi per la sanità non fanno altro che continuare a surclassare, a declassare una sanità che ha bisogno di essere completamente rivista e rifocillata in termini economici».
Dopo la campagna elettorale per le europee, vuole darsi una seconda possibilità alle regionali siciliani?
«Non lasciamo al caso l’idea che queste elezioni europee per noi siano fondamentali per un altro obiettivo, che abbiamo sempre detto che per noi è prioritario: quello di liberare la nostra terra da questa cappa politico mafiosa e che vede il buon Schifani governare, anche lui ostaggio dei partiti. Noi non neghiamo che queste siano delle prove generali di una eventuale candidatura alla presidenza della regione».
È passato dal dare la notizia all’essere la notizia, aveva una carriera avviata come giornalista, come mai ha deciso di abbandonare quel mondo e seguire la politica?
«Io ho deciso con grande sofferenza di lasciare il giornalismo per dedicarmi anche alla politica. Rivendico che esista la buona politica, esiste la passione per la mia terra, ed è questa che mi ha portato a lasciare Milano a ritornare in Sicilia e credo che l’isola abbia bisogno di gente così, che lascia una propria carriera avviata per il bene della Sicilia e dei siciliani. Ci aspettiamo che la Sicilia ce lo riconosca».