Esclusiva

Giugno 6 2024
Marino (Avs): «Più ospedali e meno armi. Nessun passo indietro sui diritti sociali e civili»

Il capolista di Alleanza Verdi Sinistra nella circoscrizione Centro immagina un futuro più verde e più sano per l’Europa.

Ex senatore del PD e sindaco di Roma dal 2013 al 2015, prima di occuparsi di politica Ignazio Marino si è distinto come medico e accademico. Negli anni ’90 ha fatto parte di un team di ricerca statunitense che ha sperimentato lo xenotrapianto di fegato da babbuino a uomo e nel 2001 è stato il primissimo chirurgo italiano a effettuare un trapianto di rene su un paziente sieropositivo. Nella sua lunga carriera si è battuto per la legge sul testamento biologico, per l’eutanasia, la difesa dei diritti LGBTQIA+ e la legalizzazione della cannabis. È stato Presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul Servizio Sanitario Nazionale, che ha denunciato le condizioni di vita critiche all’interno degli istituti psichiatrici e nelle carceri, con una relazione specifica sul caso Stefano Cucchi. Nel corso del suo mandato da sindaco ha chiuso la discarica di Malagrotta e promosso la raccolta differenziata nella Capitale, ma diverse polemiche e accuse di peculato, poi rivelatesi infondate, lo hanno portato a dimettersi. Dopo molti anni lontano dalla politica, Marino è pronto a tornare in campo con Avs.

Da cattolico ha sempre sostenuto l’importanza della laicità nel dibattito politico e si è dimostrato aperto sulle questioni più disparate. Quanto è stato difficile instaurare un dialogo con la comunità cattolica su temi così divisivi?

Il dialogo è sempre complesso perché la Chiesa esprime un pensiero millenario, parte integrante della nostra cultura. Io ho sempre avuto una posizione che si ispira ad un pensiero libero, che distingue le esigenze di laicità dello Stato da quelle confessionali della religione. Da cattolico, credo fortemente in uno stato laico. Le mie posizioni sono state sempre molto chiare: nel 2006 ho proposto la legge per l’introduzione del testamento biologico e non la ritengo in contraddizione con i valori del cristianesimo. Sulla questione delle cellule staminali, come su altri temi che riguardano la ricerca scientifica e investono questioni di bioetica, dobbiamo trovare un equilibrio che garantisca il progresso scientifico, ponendoci come obiettivo quello di salvare vite umane, al di là delle ideologie. Lo dico da medico e da scienziato.

E la legalizzazione della cannabis?

Mi pare evidente che la questione principale sia quella di togliere il monopolio ai grandi trafficanti. Le organizzazioni criminali producono cannabis con concentrazioni di tetraidrocannabinolo anche venti volte superiori e lo fanno per attrarre i consumatori verso prodotti che siano in grado di far perdere più rapidamente la lucidità. Inoltre, inducendo tolleranza, spingono a intensificarne l’uso.

Parecchi legano il suo nome alla chiusura della discarica di Malagrotta. Perché molti la contestarono?

La chiusura di Malagrotta era un atto dovuto, per la salute dei cittadini e per la necessità di trovare altre strade sullo smaltimento dei rifiuti. Chiusi Malagrotta novanta giorni dopo il mio insediamento ma sarebbe dovuto accadere molti anni prima. Roma era sottoposta dal 2007 ad una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea proprio per la presenza della più grande discarica d’Europa. In sostanza non potevamo accedere ai fondi europei. I miei predecessori non la chiusero perché significava scontrarsi con il potere acquisito nei decenni dal proprietario della discarica, che di fatto era l’unico strumento per la chiusura del ciclo dei rifiuti a Roma. Malagrotta faceva comodo a tutti, alla politica e al monopolista che gestiva la discarica, Manlio Cerroni. Faceva comodo a tutti meno che ai cittadini, in particolare quelli che vivevano nei dintorni della discarica. Questa, come altre decisioni scomode ma necessarie per la città, ha provocato la reazione di quegli interessi che non volevano il cambiamento. Mi hanno attaccato con tutti i mezzi a disposizione, leciti e illeciti.

E il Pandagate e lo scandalo degli scontrini? Crede di essere stato vittima di un’operazione di diffamazione? 

Quelle che lei cita sono due accuse che si sono rivelate assolutamente infondate e non lo dico io ma le innumerevoli sentenze che mi hanno dato ragione, senza se e senza ma. In questi ultimi giorni di campagna elettorale sto girando molto per la città e la gente comune mi ferma per supportarmi proprio su questo fronte. È la dimostrazione che non soltanto avevo ragione ma che i cittadini di Roma erano con me, al contrario di quello che raccontavano i media -giornali e tv- che hanno costruito una narrazione opposta, come se io fossi un matto fuori controllo.

Il suo motto per le Europee è “Curiamo l’Europa”. Come immagina la sanità europea del futuro? Quali saranno le proposte pratiche per ovviare alla strutturale carenza di medici e ai lunghi tempi di attesa per le visite specialistiche?

Sono molto preoccupato dello stato di salute della nostra sanità pubblica. Tutti ricordiamo le parole, durante l’emergenza della pandemia da Covid, sui nostri medici e infermieri: «Sono degli eroi, dobbiamo sostenerli». Sono seguite promesse di risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale. Eppure, avevamo e continuiamo ad avere 3,1 letti in ospedale ogni mille abitanti (la Germania ne ha 8). La beffa è che quando sono arrivati i fondi del PNRR destinati agli ospedali si è deciso di dirottarne una parte alla spesa militare. La sanità pubblica è in evidente stato di crisi non solo in Italia ma in tutto il Continente e su questo L’Europa può e deve fare molto. Può prevedere, ad esempio, delle sanzioni per quei paesi che non rispettano standard adeguati nelle liste d’attesa, legando questo parametro alla possibilità di ottenere fondi europei. E poi, ovviamente, può indirizzare maggiori risorse alla Sanità in generale. Se sarò eletto mi impegnerò per questo. Bisogna arrivare all’istituzione di un Commissario per la Salute e credo che ci siano i presupposti politici per farlo. Non è uno slogan ma un’esigenza molto sentita dalle persone comuni: più ospedali e meno armi.

Sul fronte ambientale voi di AVS avete preso una posizione molto netta contro il nucleare. Quanto c’è di posizionamento ideologico e quanto di analisi costi-benefici-impatto? 

Non sono affatto posizioni ideologiche. Sul nucleare l’Italia ha fatto una scelta molto netta con il referendum del 1987 e, malgrado questo, abbiamo ancora problemi molto seri per lo smaltimento delle scorie. Pochi sanno -perché la comunicazione con i cittadini è sempre molto scarsa su questi argomenti- che è in corso una ricerca di siti idonei per lo stoccaggio delle scorie nucleari, prodotte quando le centrali erano ancora operanti e che noi abbiamo mandato all’estero, con enormi costi per il bilancio dello Stato. Ora le dobbiamo riportare qui e non sappiamo come fare. È necessario guardare ad altre soluzioni, come le energie rinnovabili, l’eolico, il fotovoltaico e la geotermica. 

E cosa ci dice sul termovalorizzatore che si costruirà a Roma? 

Intanto chiamiamolo con il suo nome: inceneritore. Un gigantesco mostro alle porte di Roma, il più grande del continente, che brucerà 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti. Con la conseguenza che si immetteranno nell’aria di Roma e dintorni 600.000 tonnellate di CO2. L’Europa ha chiaramente chiesto di procedere in un’altra direzione, quella della decarbonizzazione, e noi che facciamo? Costruiamo un inceneritore per il quale, a partire dal 2028, romane e romani dovranno pagare una tassa per ogni tonnellata di CO2 che l’inceneritore immetterà nell’aria. Una vera follia. Eppure è un affare miliardario che fa gola a molti e da questo derivano le pressioni per realizzarlo. È già stata avviata una inchiesta della magistratura penale sulle transazioni di denaro per l’acquisto dei terreni necessari alla costruzione. Poi -guarda caso- la gara ha visto la partecipazione di un concorrente unico che ovviamente se l’è aggiudicata. Se eletto mi impegnerò contro la realizzazione, a Roma, del più grande inceneritore d’Europa.

Lei si è sempre battuto per i diritti LGBTQIA+, sia da medico che da politico. Nel 2014, da sindaco, ha trascritto sedici atti di matrimonio esteri tra persone dello stesso sesso. Cosa pensa si possa fare di più in Italia e in Europa?

Quella cui fa riferimento è una vicenda che mi è costata molto, come anche il primo trapianto di rene su paziente sieropositivo, nel 2001. In entrambi i casi ho provocato la reazione, oserei dire violenta ed esagerata, delle istituzioni. Addirittura, per i matrimoni tra persone dello stesso sesso ho subito dei processi, che ho dovuto affrontare da semplice cittadino (non ero più sindaco per le note vicende legate al mio defenestramento). Siamo arrivati sino alla Cassazione, che mi ha dato ragione in quanto avevo applicato disposizioni europee che superavano la nostra legislazione, arretrata. D’altronde il mio punto di riferimento, in queste come in altre questioni, è il dettato costituzionale, l’articolo 3 che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Per fortuna l’Europa è molto sensibile su questi temi e mi impegnerò affinché non ci siano passi indietro sui diritti, sia sociali che civili.