Un passaggio aereo privato, percorribile in sicurezza e senza scorta, che unisse la nuova residenza di famiglia, Palazzo Pitti, alla sede del governo cittadino, Palazzo della Signoria. Quando nel marzo 1565 il duca Cosimo I de’Medici commissionò all’architetto Giorgio Vasari la costruzione di un “corridore” di servizio lungo circa 750 metri, forse non immaginava che quel passaggio sarebbe diventato un simbolo di Firenze. Quasi cinquecento anni dopo, il Corridoio Vasariano continua a osservare le strade del centro dall’alto. Nel 2016 fu chiuso per lavori di ristrutturazione e dal 21 dicembre è riaperto al pubblico, che può visitarlo insieme alle Gallerie degli Uffizi con un biglietto speciale, al costo di 43 euro. Se nel recente passato ospitava una ricca collezione di autoritratti, lì collocata nel 1973, oggi si presenta spoglio, come era in origine quando veniva percorso dai regnanti: si entra dalla Galleria delle Statue e delle Pitture e si esce da una porta accanto alla grotta del Buontalenti, nel Giardino di Boboli.
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Un dono nuziale che riqualificò il quartiere: a cosa serviva il percorso?
Espressione massima dell’incontro fra arte e potere, il Corridoio nasce come dono nuziale. «Cosimo I si apprestava a festeggiare le nozze del figlio Francesco I con l’arciduchessa Giovanna d’Austria, un matrimonio combinato assai importante dal punto di vista politico per rinsaldare l’alleanza con la casa asburgica», ci spiega Simona Pasquinucci, responsabile della divisione curatoriale alle Gallerie degli Uffizi. «I Medici avevano da poco acquistato Palazzo Pitti (nel 1549, ndr), con l’intento di farne la nuova residenza di famiglia e Cosimo volle che fosse raggiungibile da Palazzo della Signoria attraverso un tunnel sopraelevato. Vasari, suo architetto di fiducia, lo portò a termine in pochi mesi, in tempo per lo sposalizio, che si tenne il 18 dicembre 1565». In effetti, il progetto iniziale si chiamava percorso del Principe, un’architettura leggera ed elegante che avrebbe dovuto impressionare gli invitati di casa Asburgo.
«Fu un’operazione urbanistica di grande impatto su Firenze» continua Pasquinucci. «La costruzione del corridoio favorì la riqualificazione, diremmo oggi, di una zona angusta, povera e malfamata (per questo detta allora “di baldracca”, ndr), piena di casupole e attività che avevano bisogno dell’acqua del fiume. Da poco era stata completata la Loggia del Pesce, che fu spostata verso il mercato vecchio». Grazie al progetto del Vasari, la famiglia Medici poteva spostarsi in grande comodità, senza bisogno di scendere in strada. Si evitavano così i rischi di aggressioni, di contrarre malattie e anche l’odore di carne di maiale proveniente dalle botteghe dei macellai su Ponte Vecchio.
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La famiglia che si oppose all’esproprio: l’aneddoto della Torre dei Mannelli, cara a Oriana Fallaci
La struttura doveva essere terminata in poco tempo, così si decise di appoggiarla su edifici preesistenti: dal cantiere degli Uffizi, che allora non ospitavano un museo, ma la sede delle Magistrature di governo, fino a Palazzo Pitti, passando per Ponte Vecchio. Le case torri che vi si trovavano, almeno per i piani più alti, vennero requisite ai proprietari, con l’eccezione della Torre dei Mannelli, un’antica famiglia nemica dei signori di Firenze. «Vasari studiò il modo per far passare il suo corridore dall’esterno» rivela Pasquinucci. Lo trovò con un raffinato sistema di beccatelli – supporti in pietra serena – che mantengono la struttura sospesa, creando l’impressione di un abbraccio. L’edificio così risparmiato avrebbe conosciuto nuova fama durante la Seconda guerra mondiale. Divenuto quartier generale dei Partigiani, era il luogo dove la giornalista fiorentina Oriana Fallaci avrebbe voluto morire, perché lì, come dichiarò, da bambina si riforniva di armi ed esplosivi da portare al padre Edoardo, comandante delle Brigate Giustizia e Libertà.
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La tribuna nella chiesa di Santa Felicita e i visitatori illustri del Novecento
Il Corridoio si lascia alle spalle l’Arno, penetra i palazzi e rispunta sulla facciata della chiesa di Santa Felicita. Il loggiato fa capolino all’interno, dove si apre un palco da cui i Medici potevano seguire la celebrazione, da una posizione privilegiata. Nei secoli il percorso ha mantenuto una funzione di collegamento preziosa: «Anche oggi, lo attraversiamo per trasportare le opere, è una grande comodità!» conclude Pasquinucci. Molti sono stati i visitatori illustri: «Il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini, fondatore del nostro ministero (dei Beni Culturali, ndr), il pittore Marc Chagall, quando ha donato il suo autoritratto, i reali inglesi, danesi e molti altri. Tutti hanno sostenuto l’immagine regale ed esclusiva di questo spazio aereo sulla città, una sorta di salotto buono, tanto più appetibile perché di difficile accesso. D’ora in poi sarà più semplice per tutti ammirarlo, ma siamo sicuri che il corridore manterrà inalterata la sua straordinarietà».
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