Il memoriale sulla tratta degli schiavi africani nei Caraibi
Un centro culturale nel cuore del mar dei Caraibi dedicato alla memoria della tratta transatlantica degli schiavi, alla schiavitù e alla sua abolizione alla fine del diciannovesimo secolo. Il Memoriale ACTe, inaugurato il 10 Maggio 2015 – Giorno Nazionale della memoria – a Point-à-Pitre Guadeloupe, riflette l’obiettivo della società guadalupiana di avere un sito nazionale dedicato alla storia.
Un pavimento scuro copre i 7124 metri quadrati del Memoriale ACTe e un lungo corridoio rosso si estende in uno spazio enorme. Passaggi aperti ai lati delle parti che dividono le due aree principali dell’edificio. «Gira a sinistra per iniziare questa visita» dice la donna all’ ingresso.
La Promessa di Cristoforo Colombo
L’isola di Guadalupa fu scoperta da Cristoforo Colombo. Lo schermo che spicca su un muro nero spiega che approdò qui dopo una tempesta. Il nome dell’isola deriva da una promessa mantenuta. La Nina e la Pinta, le due navi delle esplorazioni si persero nel Mar dei Caraibi. Le condizioni meteorologiche furono così drammatiche che lo stesso Cristoforo Colombo pregò «La Nuestra Señora de Guadalupe» in cerca di salvezza e nel suo secondo viaggio nell’isola decise di dare a questo posto il nome della Vergine Nera. Era il 4 novembre 1493.
Le storie dei quattro
Quattro schermi mostrano le storie delle prime persone di colore che approdarono in America. João «il portoghese nero» fu il primo a raggiunge le Indie Occidentali, viaggiava assieme a Cristoforo Colombo. Jean Garrido, nato in Africa occidentale alla fine del quindicesimo secolo, partecipò alla conquista del Messico. Luis «The Marron», nato a Siviglia, fu portato in America come schiavo di un ricco mercante e Francis Wolof fu venduto ai portoghesi e portato a Santo Domingo.
Colonialismo
La conquista delle Americhe iniziò con gli spagnoli e i portoghesi, ma non molto tempo dopo, gli inglesi, i francesi e gli olandesi li raggiunsero. Era il 1635 quando i francesi fondarono una colonia a Guadalupa e un forte alla Martinica. L’occupazione delle Antille, nonostante le resistenze delle popolazioni indigene, fu sancita dal Trattato di Basse Terre nel 1660.
I commerci principali riguardavano il tabacco, lo zucchero ed il cotone. La tratta degli schiavi, che nelle antiche civiltà occidentali come quella greca e romana era una pratica comune, fu attuata anche tra il 1669 e 1848. Secondo i dati attendibili più recenti si stima che 214 mila persone furono portate a Guadalupa e Martinica. Le stime suggeriscono che il 46,4 % proveniva dal Benin, il 27.1% dall’Africa centro-occidentale e il 7% dal Senegal e dalla Gambia.
Abolizione della schiavitù e la sua Restaurazione in Guadeloupe
Il governatore Victor Hugues proclamò l’abolizione della schiavitù tra il 1774 e il 1802. Gli schiavi non potevano più essere venduti e questa forma di libertà donava loro il diritto di proprietà, matrimonio e divorzio. Di fatto la schiavitù fu sostituita dal lavoro forzato. Le ragioni che portarono a questa forma generale di libertà erano diverse: il crescente numero di rivolte, l’indipendenza delle comunità di schiavi fuggitivi chiamati «Morron», la leggera perdita di potere del colonialismo inglese e gli effetti della Rivoluzione Francese. Nonostante la proclamazione di libertà, diverse rivolte coinvolsero l’isola fino allo scoppio della Guerra di Guadalupa, vinta dalle autorità francesi. Nel 1802 la schiavitù fu reintrodotta e durò fino al 27 Maggio 1848 quando il governatore Laurel proclamò l’immediata abolizione della schiavitù nell’isola.
Architettura e obiettivi
«Radici di argento su una scatola nera». Il memoriale della schiavitù è costruito su una raffineria di zucchero dismessa, e gode di un’architettura moderna e innovativa. Due edifici quadrati ricoperti di quarzo rendono omaggio alle vittime della tratta degli schiavi mentre la struttura metallica – chiamata «radici di argento» – che ricopre e unisce l’intero edificio, vuole richiamare alla ricerca di origini indotta dalla schiavitù. Un concetto ripreso anche dall’albero di metallo situato nel patio centrale. Il Memoriale ACTe vuole mantenere viva la memoria ed essere allo stesso tempo un luogo di riconciliazione con la storia. Il simbolismo della struttura e i contenuti del memoriale creano una forte sinergia tra la storia della tratta degli schiavi ed il presente, evidenziando la capacità della società guadalupiana di andare oltre le ferite della storia.
«Koulèv an tòch pa ka gra» sono le parole scritte su una cartolina del negozio del Memoriale ACTe. È lingua creola, e significa: «Solo i movimenti ci portano verso il cambiamento». L’opposizione al cambiamento non porta da nessuna parte.