Jan Richard Behr è un ragazzo biondo, dalla stazza imponente e gli occhi piccoli e verdi. Ha 27 anni, è tedesco, originario di Mainz – nel Land della Renania Palatinato – e si sta specializzando in Scienze politiche. Vota da sempre per Alternative für Deutschland (AfD), partito di estrema destra in crescita nei sondaggi, soprattutto tra la generazione Z.
Behr è il vicetesoriere del consiglio distrettuale dell’AfD a Mainz, ha supportato il partito sin dalla fondazione nel 2013 decidendo di farne parte nel 2018, e di unirsi nel 2019 a Junge Alternative, il gruppo giovanile dell’AfD.
Crede con fermezza che «in Germania ci sono molti problemi che solo l’AfD può risolvere», primo su tutti «l’immigrazione illegale di massa», ma anche «il rallentamento dell’economia» imputato alle politiche del governo. Il ventisettenne dice che sono varie le ragioni per cui un giovane elettore dovrebbe scegliere la destra radicale: tra queste c’è la «sostituzione fallimentare del carbone e dell’energia nucleare con l’energia solare ed eolica».
Sul versante dell’Unione europea Behr è a favore di «un’Europa di nazioni sovrane, non un super-stato chiamato Ue», e richiama lo spirito euroscettico con cui il partito è nato 12 anni fa, fondato dai professori universitari Alexander Gauland e Bernd Lucke. A proposito del conflitto russo ucraino, l’AfD si è distinta per un atteggiamento a dir poco ambiguo sul conflitto russo-ucraino, il tutto condito dalle critiche per aver ricevuto finanziamenti russi. Nel riconoscere le responsabilità di Mosca nell’invasione, Behr colpevolizza l’Occidente per non cercare una soluzione «veloce e pacifica», inviando armi all’Ucraina e imponendo sanzioni economiche al Cremlino.
La connessione tra l’AfD e TikTok
Il «partito di TikTok» – come viene chiamata l’AfD a causa della sua popolarità sul social cinese di proprietà di Bytedance – attrae i giovani che, secondo Jan, si uniscono alla causa perché «hanno meno aspettative dai partiti tradizionali come la Spd e la Cdu, votati spesso dagli elettori più adulti».
Un altro punto toccato dal ragazzo riguarda i social, che a suo dire si distinguono dai media mainstream: «I giovani li usano di più; quindi, ottengono le notizie senza filtri e senza censure, mentre l’elettorato più anziano si fida soprattutto dei media tradizionali come ARD e ZDF (mezzi di comunicazione finanziati con fondi pubblici ndr), che spesso sono ostili all’AfD, dando poco spazio ai suoi esponenti», mentre «invitano quasi ogni settimana un politico dei Verdi». Behr racconta con convinzione che, invece, «nei social media ognuno può presentare sé stesso e l’utente può scegliere cosa leggere o guardare».
“Remigration”: il cuore del programma dell’AfD
Gli slogan hitleriani usati da Björn Höcke – leader dell’ultradestra in Turingia – hanno colpito l’opinione pubblica, ma a chi fa notare che l’AfD è considerato un partito post nazista e inadatto a governare, il giovane replica dicendo che «non ha connessioni o somiglianze con partiti nazisti, ma è di destra, democratico e sostenitore dello Stato di diritto». Per lui si tratta di una campagna degli avversari volta a screditare le proposte della compagine guidata da Alice Weidel e Tino Chrupalla.
Di recente, hanno fatto scalpore «i biglietti di espulsione di sola andata» intestati agli «immigrati illegali» in piena campagna elettorale, tanto che l’Alta Corte di Karlsruhe ha aperto un fascicolo per reato di incitamento all’odio. In occasione del Congresso federale di Riesa dello scorso 11-12 gennaio, il concetto di «remigration» («remigrazione») – indirizzato alle persone con background migratorio – è stato sdoganato da Alice Weidel, la candidata alla cancelleria. Il termine, per Jan, significa «che i richiedenti asilo non percepiscano denaro gratuito dallo Stato tedesco, affinché non arrivino nel Paese per ragioni economiche». Questo concetto entrato nel linguaggio comune non è più un tabù, e provoca sdegno che il giovane respinge incolpando i mezzi di informazione della polemica.
La riforma di Junge Alternative
Nel recente congresso dell’AfD è stata approvata dai delegati la riforma del gruppo giovanile, una decisione giusta secondo Behr, e data in primis dal rischio di scioglimento da parte del ministero degli Interni federale: «Abbiamo bisogno di piena protezione diventando una parte completa dell’AfD e non essendo un’organizzazione individuale».
L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (noto come «Bundesamt für Verfassungsschutz») ha descritto – in un rapporto ufficiale – Junge Alternative come un caso di estremismo e un pericolo per la democrazia, mentre Behr arriva addirittura a chiedere una riforma delle agenzie di servizi segreti tedeschi, «che pensano ad attaccare l’opposizione, ma hanno fallito nel prevenire l’attacco di Magdeburgo dello scorso dicembre». «Remigrazione», sì al nucleare e no ad un super-stato europeo: questa è nelle parole di Behr la ricetta dei giovani simpatizzanti dell’AfD, un fenomeno da attenzionare in vista delle urne del 23 febbraio.