«Il dispositivo di sicurezza messo in campo ha funzionato molto bene». È con orgoglio che il prefetto di Roma Lamberto Giannini ha fatto un bilancio sui giorni successivi all’apertura della Porta Santa, che ha inaugurato l’Anno giubilare.
Già nella giornata del 24 dicembre è stato predisposto un potenziamento di forze dell’ordine per contenere e gestire l’enorme affluenza di pellegrini e turisti. Un totale di circa settecento agenti è stato impiegato nelle varie attività commerciali limitrofe a piazza San Pietro, pronto a intervenire.
Tre le aree di sicurezza delineate per l’occasione, c’è quella di rispetto, la più esterna, che non prevede restrizioni, quella riservata, accessibile solo dopo i controlli di pre-filtraggio posizionati lungo via della Conciliazione, via di Porta Angelica e piazza Sant’Uffizio e, infine, l’area di massima sicurezza, che coincide con il perimetro interno di piazza San Pietro. Per accedervi, è necessario superare il controllo con il rapiscan (scanner di sicurezza), sia per le persone che per gli effetti personali.
«Abbiamo fatto installare dei pilomat, che non c’erano mai stati – ha spiegato Giannini – si tratta di ostacoli a scomparsa installati nei pressi della piazza in Vaticano». Il loro scopo è prevenire attacchi con veicoli. Il pensiero va agli attentati avvenuti a Magdeburgo, in Germania, prima e a New Orleans, negli Stati Uniti, dopo. Questi eventi hanno spinto le autorità a una maggiore attenzione.
«La vera battaglia è nella prevenzione – le parole del prefetto – con attività investigative sul web, controlli capillari sul territorio e l’utilizzo di tutte le tecnologie, come droni e simili». A preoccupare è soprattutto la presenza di potenziali lupi solitari e, in questo senso, resta fondamentale la collaborazione internazionale per monitorare soggetti a rischio e prevenire radicalizzazioni.
Non va sottovalutata neanche la possibilità di imprevisti, come quello avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, quando un’auto a GPL ha preso fuoco nei pressi di piazza Risorgimento.
Il rischio era l’esplosione dei bomboloni di cui questo tipo di veicoli è fornito. «Nessuno si è accorto di nulla – ha puntualizzato Giannini – perché in un paio di minuti il problema era sotto controllo». Questo perché «noi ci eravamo preparati a questo tipo di emergenze, con numerose esercitazioni nelle settimane precedenti all’inizio del Giubileo». Polizia, esercito, vigili del fuoco, Croce Rossa e 118, tutte le forze sono infatti state addestrate con simulazioni. Tra queste, ce n’è stata una a Tor di Quinto, dove è stata testata la risposta a un’ipotetica esplosione con dispersione chimica, e un’altra alla stazione Ostiense, dove è stato simulato un incidente ferroviario con rilascio di gas.
Anche le linee delle stazioni della metropolitana A, B e C, considerate punti sensibili, sono state definite dal prefetto come «i luoghi più sicuri della città». Giannini ha annunciato l’intenzione di potenziare i controlli anche nei quartieri più periferici. Perché, tra le altre cose, il Giubileo è visto soprattutto come un’occasione per riqualificare la città. «Io devo ringraziare molto i cittadini romani, per la loro pazienza e collaborazione».
Le centinaia di cantieri aperti in vista del Giubileo «porteranno benefici duraturi», ha affermato il prefetto, aggiungendo che la bellezza della città «aiuta la sicurezza». La sinergia tra il Comune, la Regione e le forze dell’ordine evidenzia lo sforzo condiviso per «fare del Giubileo una vetrina per l’Italia, al di là di ogni appartenenza politica». In questo modo, Roma si candida a essere un’oasi di pace in tempi di conflitti globali.