Per Meloni è «l’inizio di una nuova era», per Carlo Calenda, l’intesa miliardaria che ha seguito il viaggio in Arabia Saudita della premier, è ordinaria amministrazione. «Ne ho fatti tanti di questi viaggi, quando ti dicono 10 miliardi vuol dire che non c’è neanche un accordo da 50 milioni», spiega a Zeta il leader di Azione. «Sono normalmente progetti futuri o futuribili che già c’erano, alcuni già in piedi, soprattutto per i grandi gruppi e che Meloni è andata a concludere. Quando si parla di plafond dei fondi Sace sono tutte chiacchiere».
Più di venti le aziende italiane coinvolte negli accordi: Fincantieri, Leonardo, Ansaldo Energia, collaboreranno con i partner sauditi in settori strategici come la cantieristica navale e l’energia rinnovabile. Al centro dell’incontro della presidente del Consiglio con il principe ereditario Mohamed Bin Salman, in un campo tendato ad Al-‘Ula, la firma di una serie di memorandum d’intesa e contratti. Poi i temi di rilevanza globale: il conflitto russo-ucraino, il cessate il fuoco a Gaza, la stabilizzazione del Libano. È volato in Arabia anche Roberto Cingolani, l’Ad di Leonardo che già un anno fa siglava una collaborazione sull’aereospazio. Per Sace ci sarebbero cinque operazioni per un valore complessivo di 6,6 miliardi, mentre Cassa Depositi e Prestiti e Acwa Power guardano a progetti energetici in Africa in linea con il “piano Mattei” del governo.
Un salto di qualità nei rapporti bilaterali tra Roma e Riad, ma anche un cambio di passo nelle posizioni della premier, che in passato aveva usato parole dure contro il controverso principe ereditario saudita. A partire da un post, riesumato dalle opposizioni, che Meloni pubblicava il 28 febbraio 2021, in cui definiva Bin Salman responsabile dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi: «L’intelligence USA collega l’atroce omicidio […] alla famiglia reale saudita, in particolare al principe ereditario», scriveva la leader di Fratelli d’Italia, criticando chi intratteneva rapporti con un regime fondamentalista.
«Meloni in passato ha detto tutto e il contrario di tutto», ma «aver a che fare con Riad è del tutto normale, si ha a che fare sia con paesi democratici che non», prosegue Calenda. «Il mondo è fatto da autocrazie con cui bisogna rapportarsi, non omologandosi. Altra cosa è farsi pagare. Questa è una cosa molto diversa e molto più grave», il riferimento è al fu alleato Matteo Renzi. L’ex premier, attaccato dalla stessa Meloni per i contratti di consulenza con l’Arabia, che sulla sua “eNews” quotidiana scrive: «Giorgia non è cattiva, è che ci arriva dopo. Da anni dico che quel Paese sta cambiando, che quel mercato è fondamentale, che quella leadership è fondamentale per la pace in Terra Santa. Con soli cinque anni di ritardo ci è arrivata anche Meloni, sono felice per le aziende italiane». Non perde occasione di evidenziare il cambio di rotta anche la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: «smentisce sé stessa ogni giorno». Un «trionfo dell’incoerenza» per Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle, ma la presidente del Consiglio difende la scelta di dialogare: «Un attore chiave» per Gaza «ma anche in Libano», per la «soluzione dei due stati la normalizzazione dei rapporti tra Arabia e Israele può facilitare il percorso. Non c’è contraddizione tra ciò che ho detto in passato e ciò che sto facendo oggi».
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