Esclusiva

Febbraio 6 2025
I giovani francesi si allontanano dalla politica: «Non c’è più fiducia»

«Nonostante le elezioni di giugno il presidente nomina primi ministri dai partiti politici che hanno perso alle elezioni». Così Sophie, ventiseienne francese racconta a Zeta

«Noi giovani ci siamo molto depoliticizzati negli ultimi anni. Ora ho l’impressione che ci sia un po’ di ripresa, ma è agli estremi. Estrema destra o estrema sinistra. Pochissimi giovani votano per i partiti politici “tradizionali” del centro, si sente che non c’è più fiducia nei confronti di questi partiti e che c’è voglia di provare altro». Sophie, ventiseienne parigina che lavora nel settore della salute ambientale, descrive così la situazione di instabilità che caratterizza la Francia negli ultimi mesi.

Dopo la caduta del governo di Michel Barnier nel dicembre 2024, sfiduciato dopo soli 3 mesi dalla sua formazione, il leader del Movimento Democratico (MoDem) François Bayrou, era stato incaricato di formare un governo che potesse garantire maggiore stabilità politica. Tuttavia, anche stavolta il Matignon barcolla.

Le due mozioni di sfiducia presentate da La France Insoumise (LFI) contro il governo di François Bayrou, in risposta all’approvazione del bilancio economico per il 2025 che prevedeva tagli per 10 miliardi di euro, non hanno ottenuto la maggioranza assoluta. La mancanza di sostegno nei confronti della sfiducia da parte del Partito Socialista (PS) e del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen è stata determinante nell’esito delle votazioni.

A seguito della decisione del PS di non sostenere la mozione contro il governo Bayrou, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, ha preso le distanze dall’alleanza di sinistra. Un’altra frattura che non gioverà ai già precari equilibri politici, riducendo inoltre le possibilità della sinistra di presentarsi come un’alternativa credibile al governo attuale.

Secondo Sophie, si sta assistendo a una crisi della democrazia in Francia. «Nonostante le elezioni di giugno il presidente nomina primi ministri dai partiti politici che hanno perso alle elezioni».

Oltre alle problematiche politiche, la Francia sta affrontando anche significative sfide economiche. Il deficit del Paese è stimato al 6% del PIL, superando il limite del 3% previsto dalle regole fiscali dell’Unione europea. Questa situazione ha portato a pressioni da parte dell’UE per una maggiore disciplina fiscale. «Economicamente – ha continuato Sophie – è complicato da un po’ di tempo. Quello che è recente è che ormai i giovani non sono più considerati lavorativamente. Non c’è lavoro per noi perché le aziende sono all’oscuro riguardo al loro futuro e quindi non assumono più come prima».

Pensiero diverso esprime invece Daniele, suo coetaneo italiano che vive in Francia da qualche anno per conseguire il dottorato di ricerca: «Parigi è carissima, è chiaro, e l’inflazione è notevole. Io noto però che gli stipendi sono abbastanza alti». La percezione di Sophie non è la stessa. Se i salari possono apparentemente sembrare sufficienti «il potere d’acquisto è basso perché, proprio a causa dell’aumento dei prezzi, la remunerazione non è mai sufficiente per recuperare». Il malcontento si respira anche tra le strade del paese transalpino.

Le tensioni sociali sono aumentate, con proteste frequenti e manifestazioni che riflettono non solo l’insoddisfazione dei cittadini, ma anche l’attuale incapacità del governo di gestire oltretutto le pressioni dal basso. «Come andrà non lo so davvero. Penso che molti giovani istruiti siano per una nuova costituzione per rivedere il modello politico attuale, perché i governi che si succedono non ascoltano più il popolo e si limitano a imporre leggi. Penso che alle prossime elezioni sarà l’estrema destra a vincere. È fatto tutto in modo tale che vincano loro, anche nella narrazione dei media».