Mano sulla bocca ed espressione stordita, stretto nell’abbraccio di Lucio Corsi, secondo classificato. É il ritratto di Olly, appena proclamato da Carlo Conti come vincitore della 75esima edizione del Festival di Sanremo. Terzo posto per Brunori Sas con il brano “L’albero delle noci”. La vittoria è stata di misura: 23,8% dei voti contro il 23,4% ottenuto dalla canzone “Volevo essere un duro”.
«Scusate se sono un po’ impacciato. È la seconda volta nella mia vita che mi trovo in una stanza piena di giornalisti». Pochi giorni fa aveva salutato così la sala stampa, con l’umiltà e la dolcezza del ragazzo semplice che è rimasto. In gara al Festival di Sanremo ha portato il brano “Balorda Nostalgia”, già al vertice delle classifiche di YouTube e Amazon Music. «I numeri mi riempiono d’orgoglio, non per ego personale ma perché sono il giusto ringraziamento alla squadra che mi sta attorno, alla famiglia, ai fan – aveva chiarito subito il ventitreenne – E poi anche a voi, che mi fate domande e mi ascoltate: non è scontato».
Tra le strade di Sanremo è stata la canzone più cantata. Un gruppo di ragazzi con la chitarra, in cerchio come davanti ad un falò, intonava anche “Devastante”, uno dei brani di maggior successo. Alla sua seconda partecipazione sanremese, Olly non ha nascosto la tensione che prova chiunque salga su quel palco. «La prima sera stavo morendo d’ansia, poi ho pensato che lì in sala, davanti a me, c’erano delle persone e io dovevo cantare per loro. La musica è questo» racconta, timido e determinato allo stesso tempo.
La volontà di creare una canzone che arrivi a tutti ha portato al titolo “Balorda nostalgia”, termine utilizzato dalla nonna dell’artista, per descrivere un sentimento comune. «Tutti noi tornando da un campo estivo a settembre ricordavamo le tante esperienze vissute con la voglia magari di tornare a quei momenti là», ha raccontato ironizzando sul titolo di un altro suo grande successo.
Se la nostalgia si potesse dipingere con un’immagine, per lui sarebbe quella del mare che bagna la sua Genova: «Tra le onde ci sono cresciuto. Dentro ci trovo vibrazioni positive che mi piace cercare d’inverno, quando non c’è nessuno». La Liguria è fatta più di scogli che di spiagge sabbiose e per trovare un po’ di solitudine desiderata dal cantante bisogna arrampicarsi. Le acque azzurre sono il posto ideale dove abbandonare i pensieri e dove “tutto si risolverà”, come lui stesso canta nel brano “Meno male che c’è il mare”, suoni di sottofondo originali.
L’esibizione della terza serata ha emozionato l’Ariston che lo ha premiato con una standing ovation: «Sono rimasto folgorato – racconta – Dai miei coetanei un po’ me lo aspetto ma vedere adulti in piedi per me è stato bellissimo». Una gratificazione e la dimostrazione che il suo messaggio è arrivato a tutti.
Durante la serata delle cover ha duettato con il musicista e compositore Goran Bregović e la sua Wedding & Funeral Band. La scelta del brano “Il pescatore” di Fabrizio De Andrè, genovese come lui, non è stata un caso: «Cantarlo è più un orgoglio che una responsabilità. Il testo parla di solidarietà, di guardare in faccia le persone. È una cosa in cui mi trovo molto anche io».