Esclusiva

Febbraio 22 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 25 2025
Cercasi dischi d’oro: scomparsi per i singoli, anche per Sanremo

Le nuove soglie FIMI rendono le certificazioni un traguardo sempre più difficile

«Perché Sanremo è Sanremo» dicevano le campagne marketing ai tempi di Amadeus. Durante il suo regno, il Festival sembrava avere un potere magico: un artista saliva sul palco con la canzone giusta e, indipendentemente dal risultato, quella canzone diventava una hit. Si era ormai abituati all’effetto Sanremo: una settimana dopo la fine del Festival, le canzoni di maggior successo ottenevano disco d’oro, a volte addirittura il platino. Un rituale che, dal 2021 al 2024, sembrava essere diventato la norma.

La svolta del 2025 e l’impatto dello streaming

La classifica FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) della settimana post-Sanremo 2025 ha, però, portato una finta sorpresa: nessuna canzone ha ricevuto certificazioni. Il fenomeno non si è fermato solo a Sanremo: quest’anno nessun singolo ha ancora conquistato un disco d’oro. È la conseguenza diretta delle nuove soglie FIMI, che hanno reso questi traguardi molto più difficili da raggiungere. Dal 1° gennaio 2025, infatti, le soglie per ottenere una certificazione sono raddoppiate: servono 100.000 copie per il disco d’oro e 200.000 per il platino. Un cambiamento significativo, che segna il secondo aumento in cinque anni. Dal 2022, le certificazioni erano passate dalle 35.000 alle 50.000 copie per l’oro e dalle 50.000 alle 70.000 per il platino. Questo equivale a un incremento del 185,71% e del 300%.

La FIMI sostiene che la decisione «riflette l’evoluzione del mercato musicale italiano e l’aumento della fruizione digitale, che ha ampliato significativamente il pubblico per ogni singolo brano. L’aggiornamento delle soglie mira a garantire che le certificazioni continuino a rappresentare fedelmente il successo commerciale». I singoli sono premiati dallo streaming, ormai il principale motore di consumo musicale. I numeri necessari per ottenere una certificazione sono più alti, ma in teoria più semplici da raggiungere. Solo gli album continuano a reggere il mito del formato fisico, con soglie rimaste immutate: 25.000 copie per l’oro e 50.000 per il platino. Ormai gli album sono diventati cimeli per i fan o per gli appassionati di musica nostalgici con il giradischi. Per tutto il resto, c’è lo streaming.

Un equilibrio fragile e un traguardo sempre più lontano

Si crea così un paradosso. Il mercato musicale premia le canzoni che riescono a conquistare velocemente il pubblico grazie al digitale e alle playlist, mentre le certificazioni FIMI cercano di rappresentare uno “scudo ufficiale” che richiede tempo, costanza e una base solida di ascoltatori. Sono caratteristiche che in teoria non si adattano al successo immediato, ma nella pratica possono combaciare con i tormentoni. Da un principio nobile, emerge, però, un rischio: se un brano non raggiunge le soglie elevate in tempi rapidi, rischia di essere rimpiazzato da un altro che promette un impatto maggiore. Il pubblico, così, passa rapidamente da un successo all’altro. Si crea un ciclo che potrebbe sovraccaricare l’ascoltatore e portarlo alla saturazione.

Nel lungo periodo, le certificazioni rischiano di non essere più percepite come un traguardo ambito, ma come un premio riservato a pochi nomi consolidati. Il riconoscimento FIMI finirebbe per allontanarsi sempre di più dalla realtà di molti artisti e brani che, pur senza raggiungere cifre astronomiche, riescono comunque a lasciare un’impronta profonda nel cuore del pubblico. In un contesto musicale sempre più dominato da algoritmi e numeri, l’importanza delle certificazioni potrebbe progressivamente affievolirsi. Il vero traguardo, oggi, non sembra più essere il disco d’oro o di platino, ma la capacità di resistere nel tempo.