Migliaia di ombrelli colorati punteggiano Piazza San Pietro, portando un tocco di vivacità al grigiore della giornata. I pellegrini, in lunghe file ordinate, aspettano con pazienza il loro turno per varcare la soglia della Basilica.
L’atmosfera è carica di emozioni diverse: c’è chi rompe il silenzio intonando un gioioso Alleluia, e chi, al contrario, preferisce recitare una sommessa preghiera ad occhi chiusi. Tutti i pensieri, però, sono rivolti a Papa Francesco, ormai ricoverato da più di due settimane al Policlinico Gemelli di Roma. Dopo un aggravamento nella giornata di ieri a causa di un broncospasmo, secondo l’ultimo bollettino medico condiviso dalla Santa Sede, il Santo Padre sta meglio, «stamattina ha fatto colazione, ha preso un caffè e ha letto alcuni quotidiani», nonostante la situazione resti complessa e la prognosi riservata.
Tra il via vai generale, i giornalisti delle emittenti di tutto il mondo attendono, come da consuetudine, il collegamento televisivo della giornata. Poco distante, ad assistere i fedeli, c’è Benoit, che subito svela, con un sorriso, di chiamarsi come Papa Benedetto XVI: «Vengo dalla Francia, faccio parte di un’associazione di Templari e sono venuto qui per aiutare. Speriamo che il Papa stia meglio, siamo speranzosi. Lui è il riferimento, he is the way».
Un po’ più in là c’è Salvatore, un pensionato di Cerignola, provincia di Foggia, appena arrivato con la moglie in occasione del Giubileo: «Veniamo qui abitualmente. Sono molto preoccupato per la salute del Papa, mi dispiace che sia arrivato a queste condizioni. Speriamo che si riprenda, anche se tutte le notizie messe insieme danno un quadro poco rassicurante». Come accade ormai dal 24 febbraio, anche stasera i maxi schermi annunciano che alle ore 21:00 ci sarà un momento di preghiera per il Pontefice: «Purtroppo alloggiamo fuori Roma quindi sarà difficile venire, ma ci piacerebbe» aggiunge Salvatore. E alla domanda «Cosa le piace di più di Papa Francesco?» risponde senza esitazione «La schiettezza e la genuinità di quest’uomo, perché dice quello che pensa, anche se purtroppo non tutti lo ascoltano. Basterebbe mettere in pratica quello che lui dice e le cose andrebbero meglio per tutti».
Al contrario di come si è abituati a pensare, San Pietro raccoglie attorno a sé anche le persone atee, come Katia e Nadia, madre e figlia: «Siamo venute da Bari proprio per il Giubileo, perché anche se non siamo credenti eravamo curiose di vedere questo evento. Seguiamo Papa Francesco e il suo stato di salute, siamo dispiaciute e ci auguriamo che si riprenda».
E mentre la pioggia cade, i lampioni si accendono e le fontane si illuminano, qualcuno si prepara ad andare via. «Lascerò dei fiori e una candela per il Pontefice. Spero di tornare qui e rivederlo affacciato alla finestra per l’Angelus domenicale», dice Eugenia, pronta a pregare davanti all’ospedale.
Ma c’è anche chi, come Antonio, cerca di stemperare la situazione con un forte spirito romano: «Lui è il Papa dei diritti e fino a quando non porterà a termine il suo programma non se ne andrà. Lo dico io: lui non more».