Entrare in una Chiesa, inginocchiarsi davanti a un altare o anche solo stringere un rosario tra le mani. Semplici gesti che però, in molti paesi del mondo, sono considerati un reato che può costare la vita. Secondo i dati raccolti tra l’ottobre 2023 e il settembre 2024 nel report World Watch List 2025 di Porte Aperte, sono più di 380 milioni i cristiani perseguitati a causa della propria fede. Di questi, 310 vivono nei 50 Paesi monitorati da oltre 65 anni dalla ONG internazionale.
Lo scenario che ci restituisce è drammatico e troppo spesso ignorato. 4.476 cristiani sono stati uccisi, 3.775 rapiti, 4.744 sono finiti in carcere senza processo, mentre 7.679 chiese o edifici cristiani sono stati attaccati o chiusi con la forza in meno di un anno. A questi dati si aggiungono almeno 3.944 casi documentati di abusi sessuali, stupri o matrimoni forzati, ai danni di donne cristiane.
Dietro ogni numero, una storia: famiglie divise, comunità spezzate, vite costrette alla clandestinità.
Il rapporto, pubblicato ogni anno dal dipartimento di ricerca di Porte Aperte, si basa su una metodologia rigorosa. Per ciascun Paese viene assegnato un punteggio da 0 a 100, ottenuto sommando sei voci: cinque riguardano la vita del cristiano (sfera privata, familiare, comunitaria, nazionale, vita della chiesa) e un’ultima voce valuta la violenza subita (omicidi, arresti, attacchi, intimidazioni). Se un Paese supera 81 punti, il livello di persecuzione è definito “estremo”. Da 61 a 80, è “molto alto”. Tutti i 50 Paesi analizzati nella lista superano i 65 punti.
In cima alla classifica 2025 c’è la Corea del Nord, dove la fede cristiana è considerata un segno di infedeltà verso lo Stato. Le autorità perseguitano ogni forma di religione indipendente dal culto della famiglia Kim, alla guida del regime nordcoreano dal 1948. Chi viene scoperto con una Bibbia o coinvolto in riunioni di preghiera segrete può essere deportato in campi di lavoro forzato, torturato o giustiziato. Secondo le stime, tra i 50.000 e i 70.000 cristiani sarebbero oggi detenuti nelle prigioni del regime.
Seguono Paesi dell’Africa e del Medio Oriente dove gli episodi di violenza sono frequenti. In Somalia, Yemen, Libia, Sudan ed Eritrea — tutti nei primi dieci posti — la fede cristiana è vista come un tradimento delle tradizioni tribali o islamiche. Le conversioni dall’Islam al cristianesimo sono punite con la morte o con l’esclusione sociale totale. Questo porta le comunità cristiane a riunirsi in modo clandestino e le rende vulnerabili.
È, invece, in Nigeria che si registra il 90% degli omicidi di cristiani nel mondo. Le regioni del nord e del centro del Paese sono teatro di attacchi continui da parte di gruppi jihadisti come Boko Haram e ISWAP, o di bande armate che colpiscono villaggi, rapiscono pastori e incendiano chiese. I cristiani nigeriani, spesso, vivono sotto assedio.

Osservando la mappa globale, pubblicata con il report, si nota come la persecuzione cristiana non riguardi solo l’Africa e il Medio Oriente. Anche in Asia la pressione è crescente. In India i gruppi estremisti hindutva – movimento di estrema destra su cui si basa il nazionalismo indù – fomentano odio contro i cristiani. Gli attacchi alle chiese sono aumentati, spesso con la complicità passiva dellne autorità locali. In Cina, la sorveglianza digitale dello Stato entra nei luoghi di culto: videocamere, registri obbligatori dei partecipanti, predicazione controllata.
In Myanmar, all’epicentro di una guerra civile devastante, le minoranze cristiane — in particolare nelle regioni Chin e Kachin — subiscono violenze da parte dell’esercito e dei gruppi ribelli. E anche Paesi come le Maldive, l’Arabia Saudita e l’Iran continuano a negare ogni forma di libertà religiosa. Il solo possesso di materiale cristiano può comportare l’arresto.
Ma la World Watch List 2025 evidenzia anche un altro fenomeno preoccupante: la persecuzione “sottile”, nascosta, sociale. In America Latina, ad esempio, Cuba, Messico e Colombia figurano nella lista a causa delle pressioni esercitate da governi autoritari o da gruppi criminali. Le comunità cristiane che lavorano in ambito educativo, sociale o di denuncia della corruzione vengono ostacolate, intimidite, silenziate.
Il report mette in guardia anche sull’aumento della persecuzione online. La tecnologia viene sempre più utilizzata per tracciare i cristiani. In Cina e Iran, ma anche in molti altri Paesi, l’accesso ai contenuti religiosi online è bloccato o censurato. I social media sono usati per attacchi mirati, campagne d’odio o minacce.
Nel complesso, secondo Porte Aperte, oggi 1 cristiano su 7 nel mondo vive sotto persecuzione. In Africa subsahariana la proporzione è di 1 su 5. In Asia, arriva a 2 su 5. E il trend è in crescita.
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