Da più stretto collaboratore di Donald Trump, Elon Musk è diventato un pericoloso avversario per il presidente degli Stati Uniti. In meno di un anno il rapporto tra i due è peggiorato sempre di più: meno di una settimana fa, dopo una campagna elettorale a sostegno del Tycoon, Musk ha lasciato l’incarico di consulente speciale al Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge). È lontano il giorno in cui il patron di Tesla ufficializzava sul suo social network X l’appoggio totale al candidato repubblicano, pochi minuti dopo che quest’ultimo era stato ferito da una pallottola durante il comizio a Butler, Pennsylvania.
Il motivo scatenante è stata la legge di Bilancio, definita da Musk un «abominio disgustoso» perché avrebbe aggravato ulteriormente il deficit statunitense. Trump invece ritiene che il ceo di X fosse già a conoscenza del testo della legge e, durante l’incontro con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha aggiunto di essere «molto deluso» dalle critiche del suo ex collaboratore. Invece il miliardario sudafricano risponde dicendo che «la legge non è mai mostrata nemmeno una volta ed è stata approvata nel cuore della notte».
Ed è proprio su X che Musk lancia la sua ultima provocazione con un sondaggio in cui chiede se sia l’ora di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti effettivamente l’80 per cento della popolazione di mezzo. In meno di un’ora ha ottenuto 300 mila risposte, l’84 per cento a favore. Trump risponde che se si vuole risparmiare si può benissimo tagliare i fondi federali alle aziende di Musk. E a Wall Street gli effetti si sono già visti: dopo le parole del presidente, il titolo Tesla ha perso il 13 per cento e 150 miliardi di capitalizzazione. L’ex capo del Doge avrebbe inoltre voluto i finanziamenti pubblici per le auto elettriche, scomparsi dalla nuova riforma fiscale, la Big Beautiful Bill.
Ma l’accusa più pesante è un’altra: Musk, senza fornire alcuna prova, incolpa Trump non solo di aver frequentato il finanziere newyorkese Jeffrey Epstein (fatto già noto), il finanziere arrestato nel 2019 e morto suicida in carcere dove era detenuto per aver organizzato un giro di prostituzione minorile, ma di essere stato un suo cliente. Il nome dell’attuale presidente americano, secondo Musk, sarebbe presente negli Epstein Files, una raccolta di documenti e atti giudiziari, agende, contatti telefonici dove sono registrati i traffici sessuali di minorenni.
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