Esclusiva

Giugno 9 2025
Raid anti-immigrati, violenza in California

Il governatore Newsom ha accusato Trump di essere un “dittatore” e parlato di un “allarmante abuso di potere”

La California è nel caos, gli Stati Uniti sconvolti. Entra nel vivo lo scontro tra il governatore Gavin Newsom e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Scioccando la Nazione, il tycoon ha dispiegato la Guardia nazionale – la principale forza di riservisti dell’esercito – per opporsi ai manifestanti radunatisi in protesta contro i raid anti-immigrati condotti dalle forze dell’ordine. 

Circa 2 mila sono i soldati coinvolti da quando la situazione è deflagrata – nel pomeriggio del 7 giugno – dopo l’arresto di 44 migranti, l’episodio che ha scatenato la rabbia popolare. Il caos è poi proseguito nel successivo fine settimana e le immagini stanno facendo il giro del pianeta. Con una decisione inattesa, Trump ha inviato nello Stato militari in assetto da combattimento e muniti di maschere antigas che hanno lanciato proiettili al peperoncino e lacrimogeni contro i dimostranti. «Arrestate chiunque indossi una mascherina», ha tuonato The Donald. 

Persone alla ricerca di vie di fuga, bastoni, spray urticante, armi da guerra ed elmetti hanno dominato le strade avvolte dal fumo di Los Angeles, in uno scenario di violenza, strade bloccate e auto bruciate. Alcuni commercianti hanno segnalato saccheggi nei loro negozi situati all’interno del quartiere finanziario e una reporter dell’emittente australiana 9news è stata colpita, mentre era in diretta, da un proiettile di gomma.

Stando a quanto riportato dalla Cnn, presente sul posto, la polizia ha colpito con i manganelli varie persone che sventolavano bandiere e cartelli con scritte come «Fuori l’Ice [l’agenzia federale statunitense per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione, n.d.r.] dalla nostra comunità». 

I militari hanno lanciato granate stordenti con l’obiettivo di disperdere la folla. Non è tardata ad arrivare la condanna della sindaca di Los Angeles, Karen Bass, che ha detto: «Seminano terrore nelle nostre comunità e violano i principi basilari della nostra città». Gli agenti si sono scontrati con alcuni cittadini che li hanno circondati lanciando pietre, mentre altre persone hanno cantato slogan contro gli arresti dei migranti, e contro il duro approccio di Trump verso l’immigrazione. Da Los Angeles la protesta si è già estesa a San Francisco e il rischio è che si allarghi anche in altre città. Il cinquantenne Newsom, tra i nomi forti in casa democratica per la candidatura alle prossime elezioni presidenziali del 2028, ha accusato Trump di essere un “dittatore” e parlato di un “allarmante abuso di potere”, una decisione provocatoria e non necessaria.  «Libererò Los Angeles da clandestini e criminali», è stata la risposta del tycoon, che ha accusato sul social Truth Newsom di non saper svolgere il proprio lavoro. 

Sin dall’inizio del suo secondo mandato, l’inquilino della Casa Bianca ha puntato su politiche restrittive sul tema immigrazione, in particolare al confine con il Messico e in sintonia con il Segretario di Stato Marco Rubio. La volontà di aumentare le deportazioni dal Paese, sottesa al ritorno del cosiddetto “law and order” di cui parla Trump, ha alimentato una tensione sociale senza precedenti, mentre la popolarità del repubblicano scende nei sondaggi. 

«Non lasceremo che il nostro Paese venga fatto a pezzi così», ha assicurato, minacciando di punire i funzionari che si oppongono alle deportazioni e dichiarando di essere pronto a inviare soldati ovunque per evitare che la protesta si allarghi.  Alle minacce si è unito il capo del Pentagono Pete Hegseth: «Se le violenze continuano, anche i marines in servizio in California saranno mobilitati», ha avvertito. Nel frattempo, è entrato in vigore il divieto di ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di 12 Paesi: Afghanistan, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Myanmar, Somalia, Sudan e Yemen.