Il 17 maggio scorso, Daniele Pieroni, 64 anni, scrittore e musicista affetto da morbo di Parkinson in fase avanzata, è morto a Siena ricorrendo al suicidio medicalmente assistito. Pieroni è il primo cittadino italiano ad aver potuto accedere a questa pratica grazie alla legge regionale approvata dalla Toscana a inizio 2024.
La notizia è stata resa pubblica mercoledì 11 giugno, dall’Associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso e supportato Pieroni nel percorso. Le condizioni cliniche dell’uomo – tra cui una grave compromissione della qualità della vita e la dipendenza da una gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) attiva per 21 ore al giorno – rientravano nei criteri definiti dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha reso possibile il suicidio assistito in casi specifici di malattia irreversibile e sofferenza fisica o psicologica intollerabile.
Secondo Mario Perduca, esponente dell’Associazione Luca Coscioni, «la persona si era rivolta a noi, e da inizio anno in Toscana c’è una legge che stabilisce tempistiche chiare: tutto si è svolto come la sentenza del 2019 prevede». Perduca ha elogiato la Regione Toscana per aver portato avanti con determinazione la normativa, che definisce tempi e modalità per l’accesso al suicidio assistito.
La Toscana ha previsto che siano i comitati etici regionali a valutare i singoli casi, evitando lungaggini e incertezze burocratiche. Tuttavia, il governo ha recentemente impugnato la legge, sostenendo che la materia sia di competenza esclusiva statale e accusando la norma di assumere responsabilità che spettano al Parlamento.
Perduca ha criticato l’ipotesi di un comitato centrale nominato a livello governativo, che «invece di delegare ai comitati etici regionali, accentra la decisione a Roma», evidenziando la contraddizione con il progetto di autonomia differenziata promosso dallo stesso esecutivo. «Come si può sostenere l’autonomia e poi decidere da Roma chi può morire a casa propria e chi debba continuare a soffrire?», si chiede.
Secondo Perduca, l’idea che le richieste di suicidio assistito derivino da una mancata offerta di cure palliative è smentita dai dati: «La Toscana ha una delle migliori leggi sulle cure palliative e solo il 50 per cento dei posti negli hospice è occupato: non esiste una domanda insoddisfatta».
L’Associazione Luca Coscioni auspica che in futuro vengano esplorate anche le possibilità terapeutiche offerte da sostanze psichedeliche, ma chiarisce che queste «non sono un’alternativa all’eutanasia». Alla base di tutto, ricorda Perduca, c’è un principio imprescindibile: «L’arbitro della scelta non può essere né il governo né la Chiesa cattolica, ma la persona stessa».
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