Comizi, dibattiti televisivi, campagne solidali e slogan come «è tempo che si insegni che nella diversità c’è bellezza». Eppure, al Global Disability Summit, organizzato dalla Germania insieme alla Giordania e alla International Disability Alliance, a Berlino il 2 e 3 aprile è emerso che «l’inclusione della disabilità non è ancora una priorità nella maggior parte dei Paesi del mondo. È tempo di riconoscere che l’inclusione della disabilità non è un atto di carità, ma un diritto umano fondamentale».
Vitaliano Ferrajolo, ex docente presso ITS Buonarroti Caserta, affetto da paraplegia a seguito di un tuffo in costiera, conferma che «la vita è un inferno, al contrario di quanto le istituzioni utopicamente professano esortando che le persone affette da disabilità escano dalle strutture e tornino a casa, esercitando una vita normale. Per questo punto è imprescindibile un buon reddito e non tutti hanno questa fortuna». Il costo minimo di un collaboratore di supporto si aggira sui 2000/2500 euro al mese, comprende la somma di stipendio, tredicesima, ferie, contributi, assicurazione, vitto, alloggio. «L’inclusione vera è la famiglia di appartenenza», poiché molti disabili finiscono vista l’onerosità ad essere supportati dai propri cari.
Prendere l’autobus diviene un problema «poiché non tutti i mezzi di trasporto hanno la pedana o ne arrivano sprovvisti pur indicandone la presenza. Per tratte lunghe i posti disabili sono contati. Chi decide di allontanarsi dal capoluogo di residenza, deve pianificarlo con notevole anticipo ed assicurarsi che tutto corrisponda alla prenotazione e qui non parliamo se un ristorante corrisponda alle recensioni o meno, o sé il treno fa ritardo, qui parliamo del fatto che se si è disabile in un capoluogo di provincia vivi e te ne vai in cielo lì».
«Una vera ansia da prestazione e si perde il desiderio di uscire di casa o meglio non allontanarsi dal parchetto sotto casa! Ah dimenticavo: il calvario dei marciapiedi dove non c’è rispetto per le barriere architettoniche, uno slalom continuo fra buche, radici e la vince chi ha la carrozzella più tecnologicamente avanzata e quindi avanzata!».
Il tema più delicato è il personale che lavora alle regioni o ai distretti: «Alcuni operatori sono inadeguati, ma soprattutto non formati ed aggiornati in maniera puntuale sui cambiamenti della normativa». Dalla confusione del pronto soccorso, alle liste d’attesa per le visite motorie, agli ausili per l’incontinenza che non rispondono al telefono, o non danno informazioni chiare. «È tutta un’attesa, non hai un’ipotesi, neppure lontana, sulla visita richiesta e così io quando piove scappo con la mia carrozzella e gironzolo facendogli credere che io sia impazzito, ma unico momento in cui mi sento vivo! Ed alla fine dei conti, il Destino è stato contro di me, mi dispiace per lui, perché non mi sono mai annoiato».
Eppure, sulla disabilità ed il principio di uguaglianza, l’art 3 della Costituzione Italiana sancisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che ne limitano la libertà e ne impediscono la partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese ed il diritto all’assistenza sociale». Lo Stato «dovrebbe» essere garante della giustizia dei disabili.
Ottobre 2024 ha visto il G7 per la prima volta toccare i temi dell’inclusione e la disabilità svoltosi a Solfagnano, Umbria, producendo: la Carta di Solfagnano, che garantisce la cooperazione internazionale per promuovere i diritti delle persone con disabilità in tutto il mondo e la ministra Locatelli ha ricordato «il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica». Se l’attenzione al fenomeno ha portato grande successo nello sport con il trionfo delle Paralimpiadi 2024, siamo lontani dall’applicazione concreta della normativa nella vita quotidiana nelle metropoli e nei comuni.