Esclusiva

Giugno 25 2025
Il peso del coraggio, la storia di chi ha scelto di vincere

Ghisa, sacrificio e sogni, un esempio di tenacia oltre lo sport. Il racconto di vita di Donato Telesca, campione paralimpico di sollevamento pesi

«Mi piace dire che ho due vite: la prima, interrotta a due anni e mezzo e la seconda, iniziata da lì in poi». È in quel momento, dopo un incidente che lo ha costretto all’amputazione di entrambe le gambe, che Donato Telesca comincia la sua storia, non fatta di rinunce ma di conquiste.

Lucano, classe 1999, è un atleta di pesistica paralimpica, milita nel gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato ed è laureato in economia alla Luiss. Dietro questi traguardi ci sono anni di lotta silenziosa e determinata, costruiti su un’idea semplice ma rivoluzionaria: trasformare l’invalidità in una possibilità. «Fin da subito, grazie al sostegno della mia famiglia, ho imparato a vivere questa “seconda vita” senza usare la disabilità come una scusa, ma piuttosto come una condizione da cui partire per costruire il mio percorso».

Nel suo racconto non c’è spazio per il vittimismo: «A un certo punto, ho capito che non avevo alternative. Avevo perso le gambe e non c’era modo di tornare indietro. Dovevo scegliere se restare fermo a piangermi addosso o reagire». E Donato ha scelto di rimboccarsi le maniche.

A otto anni entra per la prima volta in palestra, ambiente che, da subito, sente suo: «Ricordo perfettamente quel giorno: le luci, l’odore del ferro, i pesi ovunque. E io lì, piccolino, quasi spaesato, con gli occhi spalancati davanti a quei dischi enormi». Presto quegli attrezzi diventano strumenti per costruire «non solo l’atleta, ma soprattutto la persona che sono diventato».

Appena maggiorenne, Telesca conquista il suo primo titolo ai Mondiali Junior e stabilisce due record del mondo. Un risultato straordinario, frutto di una convinzione profonda: «Non serve che gli altri credano in te. Serve che tu creda in te stesso».

Sul campo, Donato si trasforma: «Quando gareggio, provo adrenalina pura. È quella la vera ragione per cui salgo in pedana, una miscela esplosiva di paura, sfida, rischio». Anche nei momenti più critici, trova dentro di sé una forza che lo spinge oltre. «Ho affrontato competizioni in condizioni critiche, ho rischiato infortuni – e alcuni li ho anche pagati». Ma in quegli attimi per lui non esiste nient’altro, «è guerra contro le probabilità».

Il legame con la maglia azzurra è profondo. «Rappresentare l’Italia in campo paralimpico è il più grande onore che la vita mi abbia mai dato», spiega il campione. «Quando sono in competizione in Italia do tutto, ma quando rappresento l’Italia davanti al mondo intero, do anche quello che non ho». Ogni gesto in gara diventa un messaggio per chi guarda, per chi combatte una battaglia personale, per chi cerca un motivo per crederci.

Lo sport ha avuto per lui un ruolo centrale non solo come via di riscatto, ma come scuola di vita. «Mi ha insegnato cosa vuol dire sacrificarsi, rinunciare, stringere i denti. È proprio lì, in quel momento di stanchezza estrema, che si crea il vero distacco tra chi sogna e chi conquista». E lui ha capito la «formula del successo: lavora, rinuncia e sogna più degli altri. E quando senti che stai per crollare, spingi ancora».

Se potesse parlare al sé di dieci anni fa, Donato gli direbbe «di non aspettare, di essere disposto a pagare il prezzo subito, adesso, non domani» perché temporeggiando si rischia di perdere l’occasione, quella che lui, invece, ha colto al volo per arrivare dove è. Donato Telesca è tutto questo, atleta, esempio di coerenza, ragazzo lucido che ha scelto di «trasformare una ferita in forza, un limite in una miccia, una difficoltà in un traguardo» per realizzare i suoi sogni.