«La speranza, ambiziosa, è di cambiare l’immaginario collettivo del mondo Ultras»: così Lamberto Ciabatti, autore di Ultras (SEM, 2025), scrive nel suo testo le testimonianze di 14 esponenti delle tifoserie più «agitate» del Campionato italiano. Lo scrittore e autore televisivo ha intervistato i capi delle tifoserie definite da molti «irruenti» e rivela un mondo dietro l’etichetta dei cattivi ragazzi.
Un mondo parallelo alla vita ordinaria, discriminato e definito «violento, aggressivo, intimidatorio, delinquenziale e consumatore di droghe e alcol», eppure è il tifo più vicino alle squadre, sempre presente, con il sole e la pioggia, con la grandine e con l’afa, in zona retrocessione e a un punto dall’alzare la coppa.
«È assurdo, ma quello che mi ha colpito di più nelle lunghe chiacchierate è il lato umano». Le 249 pagine di questo viaggio si leggono in un soffio, il tratto dolce amaro rapisce e tocca. «Quello che trovo affascinante di questo percorso è aver scoperto che siamo fatti di tanti colori, in ognuno di noi convive il bene ed il male».
Lucio Morale (tifoso del Bologna) racconta nel libro che «l’ossessione è capire cosa spinga me e migliaia di persone a cercare allo stadio uno scontro fisico». Alcuni non guardano neppure le partite, come «il Parigino (Bari) che la guarda di spalle, facendosela raccontare dai suoi compagni di stadio». Per la maggior parte di loro la squadra arriva prima di tutto, non perdono una partita in casa; scontri, feriti, corpi deturpati e morti hanno segnato le loro vite, ma rifarebbero tutto.
Non bisogna generalizzare il mondo delle curve, di tutti gli intervistati nessuno si è riconosciuto negli episodi di violenza estremi che sono accaduti negli ultimi mesi: è bandita dal protocollo Ultras l’aggressione davanti gli occhi del figlio a Bari, come Bergamo e Roma.
«C’è un saggio di René Girard, La violenza e il sacro, nel quale spiega che la violenza è una componente inevitabile della società, lo stadio è uno di quei luoghi dove questa componente può essere sfogata in maniera controllata e la puoi regolamentare, non è che se si chiudono improvvisamente scompare, il pericolo è che sfociando in altri luoghi si rischia di non poterla gestire».
C’è un fattore trainante delle loro giornate è quello dell’appartenenza e della difesa del territorio, ma anche il rispetto, l’amicizia e le promesse fra rivali: «Terrazzini va a Catania a far visita a Sesto e i rivali gli aprono le acque come Mosè, senza torcergli un pelo. Come l’ultras della Sampdoria, entrato poi a lavorare in società, al quale viene prestata la coppa vinta e portata a casa alla mamma per fargliela vedere». Sono storie di uomini, che hanno un codice etico e lo rispettano.
Ci sono mondi dove non puoi permetterti di scappare, è la vita che ti rincorre non puoi scegliere altro «Una dolcezza rovinata da una vita amara».
Nino Ceccarelli (Inter) un bambino al quale l’infanzia è stata portata via, una famiglia turbolenta, nel libro racconta quando si confrontava con i suoi coetanei «Una mitizzazione del mio. Per tentare di giustificare ai loro occhi quella assenza, invento improbabili mestieri e continui viaggi di lavoro».
Per molti di loro il tifo diviene una Famiglia, un secondo tempo della vita.
«Essere Ultras oggi con tutte le restrizioni che ci sono è un atto di grande Amore per i colori della propria squadra del cuore. Nei loro occhi ho visto tanta rabbia, la sensazione che lo stadio, il gruppo, può disegnare una traiettoria diversa, un protagonista e dare voce al tuo riscatto sociale, poter far sentire la propria voce, da troppi anni c’è una grande discriminazione e generalizzazione di un gruppo, non è solo questo, ma è investimento economico, è goliardia, è una creatività geniale».
Gli Ultras diventano quasi il dodicesimo uomo in campo, senza il quale la squadra in trasferta potrebbe non avere la carica, vorrebbero essere legittimati e non solo discriminati, trovando un dialogo civile con la società.
È una lunga partita che termina «perfino con gli ultras avversari con cui si siederebbe a bere una birra, con le ferite che vicendevolmente si sono procurati», è una storia d’amore e come tutte le grandi passioni ha dei lati amari molto forti. È vera e reale, non finta e deformata da filtri, che si dissolvono in un secondo, è la storia di uomini solidi che hanno radici in un codice etico, ben regolamentato, discutibile, ma rispettato e non variabile a giochi di potere o raccomandazioni. È la legge della Strada non da spazio a scelte, nel bene e nel male, ULTRAS.