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Esclusiva

Gennaio 6 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 5 2021
Vaia, un anno dopo la tempesta: «Comunità unite per far rinascere i boschi»

È passato più di un anno dalla tempesta Vaia, che nell’ottobre del 2018 devastò i boschi di Veneto e Trentino. La forza del vento ha trasformato i monti della Val di Fiemme e messo a dura prova l’economia locale. La tenacia dei sindaci e la condivisione del lutto

Il presepe di piazza San Pietro proviene ogni anno da un luogo diverso. Per il Natale appena passato è stato donato a Papa Francesco dalla comunità di Scurelle, paese di 1.400 abitanti ai piedi del Lagorai, in Trentino. Venti statue a grandezza naturale, interamente realizzate in legno, completano la scena della Natività. Il presepe è ambientato agli inizi del Novecento: la stalla è in legno di larice e pietre della zona, mentre nella struttura accanto si vede il focolare con una donna che cucina la polenta e un uomo che prepara il formaggio; la legna è impilata con cura, la lana delle pecore sistemata in un angolo. Le figure restituiscono uno spaccato della cultura contadina e degli stili di vita di cento anni fa.

Il presepe, a cui collaborano ogni anno più di cinquanta volontari, rende l’idea del difficile rapporto tra uomo e natura. Ieri come oggi: accanto ai personaggi ritratti sono stati posti tronchi e ceppaie divelti dal vento che nell’autunno del 2018 colpì i boschi del Nord Italia. «Abbiamo voluto testimoniare questo evento distruttivo collegandolo proprio al presepe, simbolo di rinascita per eccellenza. Crediamo che anche la nostra terra saprà risollevarsi» spiega Fulvio Ropelato, sindaco di Scurelle.

È passato più di un anno dalla tempesta Vaia, che nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018 devastò i territori del Triveneto. Fu la più rovinosa perturbazione da cinquant’anni a questa parte: in soli tre giorni caddero al suolo fino a 700 mm di pioggia, a cui si unirono raffiche di vento a quasi 200 km/h. Otto persone persero la vita, quattordici milioni di alberi furono piegati o sradicati dal forte scirocco. Già in quei giorni, tra Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli, si contarono danni per oltre tre miliardi di euro.

Una delle zone più colpite da Vaia fu la Val di Fiemme, in Trentino. Qui la forza del vento ha reso quasi irriconoscibili i monti circostanti. Il ricordo di quella ore risuona nelle parole di Maria Bosin, sindaca di Predazzo, che di abitanti ne ha più di 4.000: «Siamo stati svegli tutta la notte, senza corrente e senza telefono. I vigili del fuoco erano al lavoro ma gli alberi continuavano a cadere sulle strade, è stato un miracolo che nessuno si sia fatto male. Poi al mattino la sorpresa, un vero trauma: attorno a noi c’era un paesaggio lunare, interi versanti di montagna apparivano spogliati».

Solo nel comune di Predazzo l’acqua e il vento hanno abbattuto 60.000 metri cubi di legname. Una delle aree più colpite è stata quella di Paneveggio, famosa per la sua foresta di abeti rossi: piante con un legno perfetto che Stradivari sceglieva di persona per costruire i suoi violini. «Lì il materiale è pregiatissimo e per metà è già stato raccolto, ma non è così dappertutto» avverte Bosin. L’assenza di vegetazione ha reso il terreno instabile e sottoposto al rischio di frane e valanghe, le radici degli alberi non lo tengono più fermo: «Per questo abbiamo lasciato i tronchi a terra sui monti sopra il paese. Prima di portarli via dovremo costruire paramassi e fermaneve».

Al di là dei danni all’ambiente – ci vorranno decenni perché i boschi tornino a ripopolarsi – la tempesta Vaia ha messo a dura prova l’economia di questi territori. L’improvvisa offerta di legname, soprattutto di proprietà demaniale, ha causato una forte diminuzione del prezzo: «Un calo immediato del 40%. Abbiamo cercato di non svendere e dare la precedenza ad aziende di lavorazione locali, ma dopo qualche mese sono intervenute anche imprese straniere» racconta Bosin. «Alle nostre aste partecipano società tedesche, austriache e svizzere». Ma il legname di queste zone arriva molto più lontano: camion carichi di tronchi partono ogni giorno dall’Altopiano di Asiago (nel Vicentino), raggiungono Porto Marghera e da lì – via nave – vengono spediti in Cina.

I piccoli centri del Trentino e della provincia di Belluno – epicentro del ciclone – vivono anche di turismo, altro settore che Vaia avrebbe potuto danneggiare. Così è stato solo in minima parte. La sindaca di Predazzo, una delle sedi delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, non nasconde il suo ottimismo: «C’era chi suggeriva di dimenticare la tempesta, chi diceva che sarebbe stata pubblicità negativa. Invece abbiamo scelto di condividere il lutto spiegando ai turisti che abbiamo bisogno di loro per rinascere. Ho visto persone in lacrime mentre raccontavamo il disastro: non sono turisti mordi e fuggi, sono ospiti che amano il territorio come lo amiamo noi».