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Esclusiva

Marzo 12 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 7 2021
Addio a Max Von Sydow, il cavaliere triste del Settimo Sigillo

Si è spento a 90 anni nella sua casa in Francia l’attore Max Von Sydow, l’indimenticabile Antonius Block de Il settimo sigillo e attore feticcio di Ingmar Bergman

Si è spento l’8 marzo, a 90 anni, nella sua casa in Provenza (Francia), l’attore Max von Sydow conosciuto, tra i suoi tanti ruoli, per aver interpretato il crociato Antonius Block ne Il settimo sigillo, padre Merrin in L’Esorcista e il Corvo a tre occhi nella fortunata serie della HBO Game of thrones.

«Ho avuto tantissima fortuna a trascorrere la maggior parte della mia vita a recitare e dirigere film» diceva Von Sydow della sua carriera teatrale e cinematografica durata quasi 70 anni.

A dare la triste notizia è stata la moglie, la documentarista francese Catherine Brelet.

Max (nato Carl Adolf) von Sydow era nato a Lund, in Svezia, il 10 aprile 1929 in un contesto agiato. Il padre era un professore di etnografia all’università mentre la madre era un’insegnante di scuola.

Il suo primo amore non fu il cinema ma il teatro. A 15 anni assistette a una rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare al Teatro cittadino di Malmø e, ispirato da quell’esperienza, iniziò a fare teatro amatoriale. Secondo Laura Delli Colli, presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani (Sngci), la recitazione ha aiutato il giovane Von Sydow, timido e introverso, ad aprirsi agli altri e ad avere “un approccio visivo alle cose” per cui, essendo molto timido, trovò nelle immagini il proprio modo di esprimersi.

Dopo aver completato il servizio miliare, von Sydow si iscrisse all’Accademia reale d’arte drammatica di Stoccolma, che frequentò dal 1948 al 1951. La sua carriera iniziò calcando i palcoscenici di piccoli teatri municipali in Svezia non troppo lontani da casa. Fu in uno di questi teatri che conobbe l’uomo che avrebbe cambiato la sua carriera e probabilmente la sua vita: il regista svedese Ingmar Bergman.  

Uno dei primi film in assoluto che vede Von Sydow protagonista è Il settimo sigillo (1957), diretto proprio da Bergman, in cui i due instaurano quel sodalizio personale e professionale che sarebbe durato 15 anni e che li avrebbe portati a girare 11 film insieme.

Il celeberrimo film è ora un classico del cinema internazionale ma all’epoca, come raccontato dallo stesso von Sydow in un’intervista al New York Times, fu un esperimento fatto con un budget modesto di soli 40,000 dollari. La storia è quella di un crociato (Antonius Block) che torna disincantato, insieme al suo scudiero, dalla Terra Santa dopo 10 anni di campagna militare. Tornato in patria, incontra su una spiaggia un uomo alto e pallido ammantato di nero: è la Morte, impersonata da Bengt Ekerot. Egli decide di sfidarla in una partita a scacchi per cercare di avere salva la vita e, in una sequenza che ha inevitabilmente segnato la storia del cinema, la Morte pesca una pedina nera (“mi si addice non credi?”) e la partita ha inizio.

Il film è un racconto allegorico con una costruzione e un ritmo molto teatrale come riconosciuto dallo stesso von Sydow:

«Quando guardo i miei vecchi film, per esempio Il settimo sigillo, mi accorgo che recitavo in modo molto teatrale. Mi ha sempre dato fastidio il modo in cui ho recitato le mie battute in quel film. I dialoghi di Bergman di quel periodo erano molto stilizzati dunque per me era difficile recitare le mie battute in maniera realistica».

La prima parte della carriera di Von Sydow deve quindi molto al teatro, passione che egli non accotonerà mai e che continuerà a coltivare nel corso di tutta la sua carriera, arrivando a lavorare anche a Broadway.

Dopo il Settimo Sigillo seguirono altri film importanti sempre per la regia di Bergman: Il posto delle fragole (1957), Alle soglie della vita (1958), Il volto (1958), La fontana della vergine (1960), Come in uno specchio (1961), Luci d’inverno (1963), per poi approdare nel 1965 a Hollywood dove, diretto da George Stevens, interpretò Gesù ne La più grande storia mai raccontata.

Il passaggio a Hollywood non fu però immediato. Von Sydow racconta come all’epoca non provava il desiderio di iniziare una carriera internazionale cosa che lo portò a rifiutare varie offerte propostegli in quegli anni, tra cui il ruolo di “Dr No” nel film 007- Licenza di uccidere con Sean Connery.

Tuttavia, dopo aver accettato il ruolo nel film di Stevens non passò un anno senza che Von Sydow recitasse in un film hollywoodiano, solo per citare alcuni esempi: Hawaii (1966), Lettera al Kremlino (1970), L’esorcista (1973) e I tre giorni del Condor (1975).

In Hawaii e nell’Esorcista von Sydow interpreta uomini di fede (pur essendo ateo) mentre nei Tre giorni del Condor è il killer che dà la caccia al protagonista (Robert Redford). Von Sydow si lamenterà spesso di come a Hollywood gli siano stati offerti spesso ruoli ricalcati su quelli di questi film: o il fanatico religioso o il cattivo.

«In questo paese i produttori sono dei codardi. Ti offrono solo copie esatte dei ruoli di successo che hai già interpretato. È difficile rompere quel modello e distruggere questo tipo di rappresentazione»

Sicuramente il suo aspetto fisico imponente (era alto 1 metro e 95), con quegli occhi blu, taglienti, e il volto serio e scavato non lo hanno aiutato nei casting, così come il forte accento svedese che lo accompagnava in America e invece lo abbandonava in Europa (dove i film sono doppiati).

Von Sydow si stupiva di come, nonostante l’America fosse un melting pot, ancora venissero riservati agli stranieri i ruoli di scienziati o di soldati tedeschi (come quello da lui interpretato in Quiller Memorandum di Michael Anderson e in Fuga per la vittoria di John Huston) o il ruolo dei cattivi in impermeabile e capello a tesa larga.

Una delle contraddizioni nella sua carriera, è quella che, nonostante egli fosse un ateo convinto, è stato l’unico attore ad interpretare sullo schermo sia Gesù (La più grande storia mai raccontata) che il Diavolo (Cose Preziose di Fraser C. Heston).

Laura Delli Colli racconta come, secondo voci di set, la sua mancanza di fede religiosa sia stata un problema durante le riprese dell’Esorcista dove interpretava appunto l’esorcista che deve liberare dal demonio una ragazzina. Si dice che Von Sydow abbia avuto difficolta nel calarsi completamente nel ruolo del prete che crede così profondamente in Dio da poter liberare qualcuno dal Demonio.

Alla sua carriera hollywoodiana Von Sydow alternerà periodi in cui tornerà a lavorare con Bergman e un periodo negli anni ’80 in cui si trasferirà in Italia e lavorerà con registi del calibro di Alberto Lattuada, Valerio Zurli, Francesco Rosi e Dario Argento.

A partire dagli anni 2000 lavorerà invece in grandi blockbuster americani come Minority Report (2002) di Steven Spielberg, Shutter Island (2010) di Martin Scorsese, Robin Hood (2010) di Ridley Scott e Star Wars: Il risveglio della Forza (2015) di J.J. Abrams. Infine, sempre negli anni 2000, ha preso parte ad alcune famose serie televisive in costume come I Tudors (2009) e alla sesta stagione di Game of Thrones (2016), dove interpreta il misterioso Corvo a tre occhi.

Addio a Max Von Sydow, il cavaliere triste del Settimo Sigillo
Max Von Sydow e Isaac Hempstead-Wright in un episodio della fortunata serie tv della HBO Game of Thrones

Non molti sanno, tuttavia, che nel corso della sua fortunata carriera di attore, che gli ha permesso di lavorare con grandissimi registi e di esplorare sia ruoli in film d’autore che nei blockbuster, Von Sydow ha anche diretto un film, nel 1988, intitolato Katinka. Storia romantica di un amore impossibile. Nonostante il film non abbia avuto un grande successo di critica, il critico cinematografico Tullio Kezich disse dell’opera:

«Forse è qualcosa di meglio di un bel film, perché è il film di una brava persona».

La frase di Kezich sta a sottolineare come alle sue incredibili doti recitative Von Sydow abbinasse anche grandi doti umane. Era una persona gentile ed elegante che metteva enorme impegno nel suo lavoro ricordando in un’intervista al New York Times come il suo momento preferito nella preparazione di un film fosse quello prima delle riprese. A Von Sydow piaceva approfondire la psicologia e studiare il personaggio che doveva interpretare e per mesi prima delle riprese si dedicava a questo, che era la parte del proprio lavoro che preferiva.

«Sto diventando troppo vecchio per certi ruoli, ma sono ancora avido» diceva nell’ultima parte della sua vita Max Von Sydow. Sono le parole che ci si aspetta di sentire dall’uomo che ha provato a sfidare la Morte.

Foto in evidenza: Unknown photographer, Public domain, via Wikimedia Commons