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Esclusiva

Marzo 18 2020
Segni di recessione. Trump chiude le frontiere, i mercati arrancano

Effetto Coronavirus. Il mondo si prepara al terzo disastro finanziario in una generazione

Nonostante la parziale ripresa di ieri, 17 marzo, oggi le Borse crollano per l’effetto Coronavirus. Il Dow Jones perde il 6,92%, Piazza Affari chiude a -0,81%, Londra a -4,15%, Parigi a -6,12%. Male anche le piazze asiatiche, con Tokyo a -1,68% e Hong Kong a -4,18%. 

Gli Stati Uniti prendono atto, tardivamente, che non sarà una crisi come le altre e lo stesso presidente Donald Trump ha ammesso, dopo avere minimizzato a lungo, che l’ipotesi di una recessione non si può scartare. A peggiorare il quadro, la situazione di New York, con il sindaco Bill De Blasio, anche lui dopo indugi, a non escludere l’utilizzo dell’esercito per contenere il coronavirus Sars-Cov-2. La Casa Bianca, intanto, chiude temporaneamente il confine con il Canada al traffico non indispensabile. 

Recessione mercati
Il tweet di Donald Trump che annunciava le misure di chiusura delle frontiere a nord al traffico non essenziale, in accordo con il Canada

Le misure straordinarie previste da Washington includono mille miliardi di dollari (circa 920 miliardi di euro) di sostegno all’economia domestica e sono vicine agli interventi eccezionali messi in campo dopo la crisi del 2008, seguita al collasso del mercato immobiliare. Oltre a ciò, 300 miliardi di agevolazioni fiscali e nuove iniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve, la banca centrale statunitense, pressata dal presidente. Previsto anche il ricorso all’“helicopter money”, ossia lo stanziamento di 250 miliardi di dollari sotto forma di assegni a fasce di cittadini, una sorta di “reddito di cittadinanza” d’emergenza. 

Dalla gaffe sullo spread della numero uno della Banca centrale europea (Bce) Christine Lagarde, al cambio di rotta impresso da Philip Lane, capo economista a Francoforte, l’Eurotower si è rivelata fin qui incapace di soddisfare le aspettative degli operatori finanziari. I tentativi di lanciare messaggi ottimistici non mancano: «La Bce è pronta ad agire con misure audaci, se necessario», dichiara il vicepresidente Luis De Guindos, ma senza esiti. 

Il mondo affronta dunque il terzo disastro finanziario in una generazione. Prima la “Dot-com Bubble”, la bolla speculativa esplosa tra il 1997 e il 2000, quando il NASDAQ (l’indice americano dei principali titoli tecnologici) toccò quota 5132.52 punti; poi la crisi economica del 2008, adesso Covid-19. 

La «recessione globale è già qui», afferma il report di S&P Global Ratings, una delle principali agenzie di rating. I primi dati in arrivo da Pechino suggeriscono che l’economia cinese sia stata colpita più duramente del previsto: «La produzione industriale in Cina è scesa del 12,3% a gennaio-febbraio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».

Recessione mercati

I blocchi alla circolazione decisi in Europa e negli Stati Uniti mandano in panne l’economia: «I mercati finanziari sono andati in caduta libera e la volatilità è aumentata ai livelli della crisi finanziaria globale del 2008. Le azioni hanno subito perdite percentuali a due cifre nella settimana del 9 marzo, quando i mercati hanno cominciato a tenere conto delle conseguenze del nuovo coronavirus sulla crescita, sugli utili e sul credito». Ad aggravare la situazione, il crollo dei prezzi del petrolio, sceso in giornata al di sotto dei 24 dollari al barile nel caso del West Texas Intermediate (Wti) «in quanto i principali produttori non sono riusciti a concordare tagli all’offerta per sostenere il mercato». 

S&P prevede per quest’anno una recessione, con un prodotto interno lordo (Pil) globale in aumento solo dell’1,0%-1,5% per tutto il 2020. Nell’eurozona l’economia si contrarrà dello 0,5%-1,0% e il colpo di grazia arriverà nel secondo trimestre. L’aspettativa è che, accanto a misure di politica monetaria, vengano attivati stimoli fiscali efficaci di sostegno a imprese e cittadini. 

Goldman Sachs avverte che «le condizioni finanziarie dell’area euro si sono inasprite in modo significativo e gli indicatori ad alta frequenza indicano un notevole impatto sulla spesa dei consumatori». Brutte notizie per l’Italia, ferma da anni, dove il crollo sarà maggiore, ma le conseguenze si faranno sentire anche in Germania, Francia e Spagna. Eppure, anche per la banca d’affari Usa la risposta fiscale nell’eurozona continua a essere blanda (la proposta si limita a investimenti netti pari a 37 miliardi di euro) e demandata ai singoli governi nazionali. 

Recessione mercati

Neanche la politica monetaria della Banca centrale europea (Bce) sarebbe adeguata: «In considerazione del deterioramento delle condizioni finanziarie, delle aspettative di fiducia e di inflazione, c’è bisogno di più QE [allentamento quantitativo necessario ad aumentare la circolazione di moneta, ndr], un taglio dei tassi di 10 punti base e condizioni TLTRO (ovvero operazioni di rifinanziamento a lungo termine per l’industria bancaria) più generose entro la riunione di aprile».

Le previsioni, anche in questo caso, sono cupe: «La disgregazione della crescita avrà tre componenti, tra cui un colpo alla domanda estera (inizialmente derivante da una minore crescita in Cina, ma ora anche nel resto del mondo); un’interruzione delle catene di approvvigionamento; un colpo alla domanda interna (soprattutto dei servizi)».

Finora l’Europa ha adottato misure fiscali concentrate perlopiù sulla spesa sanitaria, tralasciando azioni a più ampio raggio, come i trasferimenti di denaro, i tagli fiscali e gli incentivi agli investimenti. Eppure, sono proprio questi gli interventi che «potrebbero contribuire a sostenere la crescita, soprattutto una volta rimosse le misure di contenimento».