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Esclusiva

Marzo 19 2020
La speranza anti-Covid19 viene dall’Olanda: è un anticorpo

L’emergenza Coronavirus richiede risposte rapide anche nel campo della ricerca. Maria Laura Gennaro, professoressa di Medicina presso la Rutgers University: “L’anticorpo è la strada giusta”

Un’arma potenzialmente efficace contro il Coronavirus forse c’è. Viene da due luoghi dell’Olanda: l’università di Utrecht e l’Erasmus MC di Rotterdam, uno dei più autorevoli centri di ricerca in Europa. È un anticorpo scoperto da un team di medici e specialisti guidati da Frank Grosveld, biologo molecolare. Prossima la pubblicazione su Nature, rivista scientifica internazionale. Per sconfiggere l’ultima forma di Coronavirus, denominata SARS-CoV-2 , è fondamentale conoscerla. Soprattutto per medici, scienziati e ricercatori.

Covid 19

L’Università di Utrecht, attraverso saggi immunoenzimatici, ha isolato un anticorpo monoclonale, ridenominato 47D11, in grado di cross-reagire, cioè di legarsi con la stessa affinità a entrambi i virus, sia quello responsabile della SARS che il nuovo Coronavirus. Si tratta di un anticorpo neutralizzante, ovvero capace di inibire un agente infettante.

L’anticorpo monoclonale 47D11, legandosi al dominio S1b, impedisce alla proteina Spike del virus di entrare in contatto con il recettore ACE-2 presente sulle cellule delle vie aeree dell’uomo. Il preciso meccanismo è ancora in fase di studio.

La ricerca, pubblicata su bioRxiv, è consultabile qui: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.03.11.987958v1.full.pdf Nei prossimi giorni lo studio dovrebbe essere pubblicato anche da Nature.

Ciò sarebbe una grandissima scoperta, se confermata, perché darebbe per la prima volta dall’inizio della pandemia la speranza di un anticorpo che riesce a bloccare il virus. Non stiamo parlando di un vaccino, che invece significherebbe somministrare piccole dosi di virus per svilupparne gli anticorpi. Facciamo riferimento al 47D11, l’anticorpo monoclonale che, come un buttafuori, potrebbe tenere – in attesa di un vaccino – il Coronavirus fuori dalle nostre cellule sane, tanto da non permetterne la riproduzione.

Maria Laura Gennaro, professoressa di Medicina ed esperta di infezioni respiratorie presso la Rutgers University, la più grande università nello stato del New Jersey, è certa che sia la strada giusta da percorrere.

«Non conosco i dati nello specifico, ma la sfida è avvincente. Se l’infezione induce immunità, utilizzare gli anticorpi neutralizzanti contro la proteina spike del virus è il giusto approccio. Nonostante i dati siano incoraggianti, bisognerà aspettare l’evoluzione del lavoro».

La speranza anti-Covid19 viene dall’Olanda: è un anticorpo

«È uno scenario diverso rispetto al Tocilizumab, prosegue», «quello è un farmaco con un’altra farmacodinamica. Agisce sulla manifestazione della malattia, non sull’agente causale. Inoltre possiede effetti collaterali importanti e il suo utilizzo è da valutare in base alla criticità del paziente. Questo nuovo anticorpo monoclonale, invece, colpisce il Coronavirus in modo selettivo. L’equipe di laboratorio ha eseguito il saggio di neutralizzazione e poi ha umanizzato l’anticorpo. Un inizio davvero promettente.  

La cosa che non mi spiego è la crescita esponenziale dell’epidemia in Italia nell’arco di pochissimo tempo. Il 20 febbraio il nostro Paese era fuori dalle prime 15 posizioni nella classifica dei contagi. Tre giorni dopo era al secondo posto. Sicuramente l’anzianità della popolazione gioca un ruolo determinante, ma spero di leggere presto pubblicazioni che chiariscano questo trend».

Sul vaccino non si sbilancia: «Non mi sento di dare nessuna finestra temporale. Di sicuro, la procedura richiede il suo tempo. Questa volta, date le dimensioni del problema, spero che l’interesse della comunità scientifica non sia fugace come in altre occasioni. A mio avviso, se più task force avessero continuato a lavorare sulla SARS, oggi avremmo un numero maggiore di dati. Purtroppo la scienza ha bisogno di fondi ed è soggetta alle direttive delle agenzie. Mi auguro che l’esperienza attuale sia di insegnamento per il futuro e che si cambi atteggiamento».

LA RICERCA DEL VACCINO

La speranza anti-Covid19 viene dall’Olanda: è un anticorpo

Oltre alle novità legate all’antibiotico dall’Olanda, continua la ricerca globale al vaccino anti-Covid19. L’Italia è in prima linea, con gli stabilimenti dell’IRBM Science Park di Pomezia – centro di eccellenza nel settore delle biotecnologie molecolari – pronti a produrre le prime mille dosi del vaccino sperimentale ottenuto dall’Istituto Jenner. L’organo dell’Università di Oxford, che comincerà a testare la vaccinazione nei prossimi mesi, ha già sconfitto un coronavirus in passato. Si tratta di quello responsabile della sindrome respiratoria del Medio Oriente, cosiddetta MERS, contrastata efficacemente dal vaccino dell’Istituto.

Lo stesso approccio adottato per la MERS viene utilizzato per il Covid19, usando un adenovirus che causi problematiche simili al coronavirus. Stimolato dall’adenovirus, il corpo dovrebbe rinforzare le proprie difese immunitarie fino a poter contrastare il Covid19. La ricerca prosegue, per debellare un contagio senza precedenti.