Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Marzo 20 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 21 2020
Coronavirus, come cambiano gli acquisti

File chilometriche, anziani a rischio. La spesa a domicilio arriva dopo settimane. Il confronto fra l’Italia e i Paesi colpiti dalla pandemia

Mantengono le distanze, ma affollano i marciapiedi. Sono gli italiani davanti ai supermercati mentre tentano di fare scorta di conserve, frutta e verdura. «Non è necessario fare nessuna corsa per acquistare cibo», aveva precisato l’11 marzo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Una rassicurazione, però, che non ha suscitato l’effetto sperato.

Non basta neanche la decisione di alcuni supermercati di limitare la vendita di determinati beni non di prima necessità. Il 17 marzo, l’intesa tra Regione Lazio, sindacati confederali del commercio e rappresentanti della grande distribuzione: la spesa si farà dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 19 e la domenica fino alle 15. Sospensione dei market aperti 24 ore su 24. 

Al Sud, Coop, Despar, Carrefour, Interspar, Famila ed Eurospar non apriranno per due domeniche consecutive. Uno stop che potrebbe estendersi anche ad altre Regioni, dove Lidl e Coop hanno già optato per orari limitati.

Al vaglio del governo nuove misure restrittive, che potrebbero essere operative a livello nazionale già a partire dal weekend. Fine delle passeggiate all’aria aperta e stop agli orari continuati dei supermercati, utilizzati spesso come passatempo da chi non sopporta più la quarantena. 

Non mancano le polemiche. Su Twitter c’è chi sostiene che ridurre gli orari di apertura aumenterà le code davanti ai locali, chi la ritiene una misura necessaria a tutelare i diritti dei lavoratori e chi invece invoca un potenziamento dei servizi di consegna a domicilio. I tempi di attesa della spesa online sono spesso piuttosto lunghi e non tutti i supermercati coprono l’intero territorio nazionale. Conseguenza, lunghe file davanti ai market.

Problemi anche negli Stati Uniti. Nella patria dell’home delivery, il servizio di consegna a domicilio è sommerso dalle richieste dei cittadini, spaventati per una pandemia che fino a ieri sembrava non interessarli. Anche Amazon, leader nella vendita di beni online, sta subendo rallentamenti, tanto da dare ora la priorità alla spedizione di prodotti essenziali e medici. 

Molti supermercati hanno stabilito le “Senior Hours”, fasce orarie garantite per gli anziani e le persone più a rischio. Tra questi, i colossi della grande distribuzione Target e Walmart. La maggior parte, poi, ha ridotto l’accesso al pubblico sia per consentire l’igienizzazione dei locali sia per tutelare i soggetti vulnerabili. Al momento, però, non sono previste misure di riduzione della clientela. Come in Italia, anche negli Stati Uniti si è scelto di limitare l’offerta dei beni non essenziali, dando la precedenza a quelli di prima necessità.

In Australia, misure simili ma con qualche freno in più. Oltre alle “Senior Hours” e alla chiusura anticipata dei supermercati, le catene hanno deciso di razionare la vendita di determinati beni, ciascuna secondo proprie disposizioni. Tra i prodotti a vendita limitata (massimo uno o due per singolo consumatore) ci sono carta igienica, riso, pasta, pannolini, salviettine disinfettanti, tovaglioli e farina. Restrizioni anche su generi alimentari e bevande.

Per il Regno Unito niente quarantena. Tuttavia, i principali supermercati hanno razionato le vendite per evitare l’assalto agli scaffali e introdotto misure di tutela per i soggetti più fragili. C’è chi come Iceland ha ridotto gli orari di apertura, la distribuzione di beni di prima necessità per singolo acquirente e potenziato le consegne a domicilio; altri, come Tesco, hanno limitato l’acquisto di determinati prodotti per ogni consumatore; non manca però chi, secondo il quotidiano inglese Telegraph, si sarebbe limitato a invitare i propri clienti a fare la spesa in modo responsabile. Tra questi, la tedesca Aldi. 

In Irlanda del Nord, l’apertura anticipata dei supermercati agli anziani è prevista già dal 17 marzo, grazie alle catene Lidl e Iceland. L’iniziativa, diventata subito di tendenza sul web, prevede un servizio di assistenza dedicato e una priorità nell’ordine di fila. 

Anche alcuni rivenditori della Repubblica di Irlanda, fra cui Tesco, hanno deciso di adottare misure simili per garantire i generi di prima necessità ai più deboli.