Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena
È il novembre 2027 siamo nel Regno Unito ed è morto Baby Diego, il più giovane essere umano vivente, venuto alla luce 18 anni prima. Sulla Terra infatti da18 anni non nascono più bambini a causa dell’infertilità che ha colpito la specie umana. Gli Stati, inoltre, sono in guerra tra loro e i migranti che cercano di entrare in Gran Bretagna sono ammassati o in campi profughi o tenuti in gabbie esposte nelle strade di Londra. Sin dall’inizio del film si respira l’aria tesa di una Londra altamente militarizzata in cui autobombe e attacchi terroristici sono all’ordine del giorno.

È precisamente in uno di questi attacchi in un caffè della città che viene introdotto, mentre si fa largo verso il bancone del bar, il protagonista del film, Theo Faron (Clive Owen), un ex militante politico di idee radicali ormai impiegato disilluso, che evita di saltare in aria per un soffio dopo essere uscito dal bar preso di mira per l’attentato. Un giorno Theo, la cui unica fonte di sollievo nella vita sono ormai l’alcol e le visite al suo amico hippie Jasper (Michael Caine), viene sequestrato dal gruppo terroristico chiamato “I Pesci”.
“I Pesci” rivendicano i diritti degli immigrati dicendo di voler evitare nelle loro azioni il ricorso alla violenza. A capo dei Pesci c’è l’ex moglie di Theo, Julian (Julienne Moore), che dice di avere bisogno del suo aiuto per recuperare e portare sulla costa una profuga, Kee. Theo, inizialmente scettico, decide poi di aiutare l’ex moglie e procurare un lasciapassare alla giovane immigrata. Dopo averlo trovato l’uomo crede che il suo lavoro sia concluso ma le cose si complicano quando durante lo spostamento di Kee il gruppo viene attaccato e Julian uccisa. Da quel momento iniziano le peripezie di Theo e Kee, la quale vede nell’uomo l’unica persona di cui potersi fidare visto che nel frattempo anche “I Pesci” si sono rivelati dei mercenari senza scrupoli quanto la polizia e il governo.
Dal momento della morte di Julian, e dopo aver scoperto che Kee è incinta, l’obiettivo di Theo sarà quello di portare la giovane donna in salvo sulla nave “Domani” diretta verso il “Progetto umano”.
Cuarón ha trasformato il libro della James in un’opera altamente metaforica e politica con una chiara polemica verso le politiche d’immigrazione e asilo in Gran Bretagna e Stati Uniti e chiari rimandi a famose prigioni americane grazie al modo in cui viene descritto il campo profughi di Bexhill dove gli immigrati vengono incappucciati e sottoposti a trattamenti degradanti.
Il film veicola anche un ritratto disincantato della politica con i governi che se ne infischiano dei bisogni della popolazione e anzi offre dei “kit per il suicidio” o antidepressivi a profusione per poter sopportare l’idea di un mondo senza futuro. Ma anche lo stesso gruppo terroristico dei Pesci non passa molto tempo dall’inizio del film perché ci si accorga di come non siano mossi da idealismo ma da uno spirito sanguinario e mercenario.

Il difetto forse più lampante del film però è che mentre la scrittrice del romanzo era una fervente anglicana, e perciò per lei è chiaro quale significato potesse avere un mondo senza figli (un mondo senza Dio), non ne è chiaro invece il significato per Cuarón. Una scena del film che forse esprime bene questo punto è quella di Kee che scappa dal campo di Bexhill messo a ferro e fuoco, mentre tiene sua figlia fra le braccia, tra lo stupore e ammirazione generale. Fino ad allora non era chiaro quale ruolo dovesse avere questo bambino per il governo o per i ribelli per cui questa scena, messa verso la fine del film, più che portare a conclusione la storia, sembra messa lì un po’ a riempire un momento di transizione verso la conclusione.