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Esclusiva

Aprile 10 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 11 2020
Istat, una famiglia su tre senza computer. La preside: «Noi con gli studenti per garantire il diritto allo studio»

Secondo l’istituto di statistica, il trenta per cento delle famiglie italiane non ha computer o altri dispositivi per far studiare i propri figli. Un dato che cresce al Meridione e nei piccoli comuni. Ma la scuola non si arrende

«Dobbiamo stare vicino agli studenti e alle loro famiglie. La scuola deve essere un riferimento, non un problema che si aggiunge a una situazione già difficile». Antonella Di Bartolo è da sette anni preside dell’Istituto Sperone-Pertini di Palermo, una scuola con otto plessi che accoglie studenti da alcuni dei quartieri più difficili del capoluogo. Tra questi, lo Sperone o Brancaccio, il quartiere dal difficile contesto socioeconomico dove predicava don Pino Puglisi, il prete ucciso da Cosa nostra nel 1993. 


Durante la sua dirigenza, la preside ha portato il tasso di dispersione scolastica dell’istituto dal ventisette al tre per cento. Adesso che la quarantena obbliga le scuole alla didattica a distanza, il rischio è quello di non riuscire a garantire a tutti il diritto allo studio. «Senza il contatto costante con la scuola – racconta la preside – abbiamo paura di perdere quanto di buono abbiamo fatto con i ragazzi. Dei 1300 studenti della scuola, 400 non hanno un cellulare, tablet o computer. Abbiamo creato negli anni un rapporto molto solido con loro e col quartiere, ma rischia di appassire se non coltivato. Ho paura che questa interruzione possa gravare sopratutto sugli studenti più piccoli, quelli che stanno imparando a leggere e scrivere. È difficile recuperare l’abitudine ad andare a scuola quando la si perde». 

La chiusura delle scuole a causa delle misure di contenimento del coronavirus ha fatto così emergere un altro tema: quello dell’accesso alla didattica on line. Secondo l’Istat, Il trentatré per cento delle famiglie italiane non possiede computer o tablet per far studiare i propri figli a distanza. 

Una percentuale che aumenta al Mezzogiorno, dove le famiglie senza dispositivi salgono al 41 per cento, con Calabria e Sicilia a chiudere la classifica. Inoltre, sono ancora meno le famiglie che posseggono un computer per componente: il 6,1 per cento.

Il dato scende al nord Italia sopratutto nei grandi agglomerati urbani, mentre i comuni è nei comuni più piccoli che si registra il numero più basso di dispositivi per nucleo familiare: un dato indipendente dalla regione. «È un problema sopratutto per per le scuole medie – racconta Anna, docente del liceo Orazio di Roma – istituti in cui i ragazzi non sono autonomi ed è abbastanza comune che non abbiano ancora il cellulare». Ma secondo la docente il punto è un altro: «Moltissimi ragazzi lamentano problemi legati alla connessione – continua la professoressa – e la difficoltà a raggiungerli è quasi una lesione del loro diritto allo studio. Tuttavia, alcuni sfruttano anche la scarsa connessione per seguire di meno. Così si rischia di lasciare indietro alcuni ragazzi». 

Affinché ciò non accada, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina ha annunciato un investimento di 70 milioni da destinare alla fornitura di computer e tablet dotati di connessione internet in modo da dotare gli studenti di uno strumento per seguire le lezioni. 

Al sud poi, dove quattro famiglie su dieci non hanno dispositivi sufficienti per far studiare bambini e ragazzi, garantire il diritto allo studio è compito ben più arduo. 

Ma di fronte a questa sfida la preside di Bartolo ha deciso di non tirarsi indietro: «Abbiamo dato alle famiglie le attrezzature della scuola in comodato d’uso gratuito, e guidato i genitori nell’attivazione dei servizi di solidarietà digitale per avere più giga con i quali far studiare i ragazzi. Aspettiamo anche un lotto di 100 tablet dal ministero, che ci verrà recapitato in settimana. Le famiglie sono disorientate, ma devono sapere che possono contare sui nostri docenti. Devono sapere che la scuola c’è, che non sono sole». 

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