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Esclusiva

Aprile 25 2020
«Mi hanno picchiato perché ho alzato la voce, mai le mani»

La storia di Mirko, fermato per un controllo di routine degenerato in pestaggio. I vigili lo accusano di resistenza e lesioni, ma lui assicura di non aver reagito

Sono circa le 17:00 di sabato 18 aprile quando Mirko, 28 anni, esce per andare al supermercato. Viene fermato da due vigilesse per un controllo. Si trova su via Portuense, angolo via Lanfranco Maroi, periferia sud-ovest di Roma. Ne nasce un diverbio, i toni si alzano e lui, in un momento di stizza, getta a terra la paletta di una delle due. Mirko uscirà dal pronto soccorso dell’ospedale San Camillo alle 23:46: 7 giorni di prognosi e “sospetta infrazione ossa nasali e XI costa destra”. «Dicono che ho fatto resistenza, ma ho solo preso botte senza alzare un dito. Voglio denunciare l’accaduto, aiutatemi» scrive in un post su Facebook.

«Quel giorno io ero nervoso, lo ammetto, e sono pronto a dichiararlo anche davanti al giudice. Mi assumo la responsabilità di aver alzato la voce, di aver gettato a terra la paletta di una vigilessa e di questo mi scuso. Le mani, però, quelle non le ho alzate. Mai.» Mirko quando viene fermato per un controllo reagisce male. Non vuole firmare l’autocertificazione, poi si convince a farlo e gira anche un video, ora sotto sequestro: «è più di un’ora che sto qua, datemela, così firmo e me ne vado» avrebbe detto, ma questo non accade.

 Nel suo racconto le due vigilesse chiamano altri colleghi, che arrivano in pochi minuti. Una volta sul posto Mirko, ero «tranquillo, in piedi, normale» dice, viene accerchiato e un uomo senza divisa gli sferra un cazzotto all’occhio sinistro. Lui cade a terra, è stordito, le ginocchia dei poliziotti della municipale premono sulle costole, fa male. Arriva veloce un altro cazzotto, sul naso, il sangue esce a fiotti. «Quel colpo io l’ho visto partire mentre ero a terra, so chi me lo ha tirato. Il sangue mi scorreva in bocca, mi è venuto istintivo sputarlo. In quel momento uno dei due che mi hanno picchiato, quello in borghese, si è accovacciato vicino a me e mi ha guardato dritto negli occhi, non me lo scorderò mai quello sguardo. Mi ha detto che il sangue non dovevo sputarlo, me lo dovevo ingoiare, altrimenti mi avrebbe ammazzato e sotterrato.»

Video amatoriale, Mirko è a terra, intorno vigili e paramedici

 Ci sono persone affacciate che guardano la scena, due ragazzi sono fermi al bordo della strada. I vigili si avvicinano per identificarli, uno dei due sta riprendendo e sembrerebbe gli sia stato chiesto di cancellare i video. Di questo Mirko non è sicuro, si lamenta e chiede che venga chiamata un’ambulanza. Dopo qualche minuto ne passa una, una vigilessa la ferma e i paramedici offrono al giovane una garza disinfettante per pulirsi il sangue dalla faccia. Lui chiede di essere portato al pronto soccorso, «come ti senti» domandano gli operatori del 118. «Certo non sto per morire ma voglio andare all’ospedale, sono stati quei due vigili a pestarmi, io non ho alzato un dito» risponde. Invece che al pronto soccorso, però, Mirko viene portato in caserma. «Prima di farlo mi hanno messo le manette, continuavo a chiedergli perché. Le manette si mettono ai violenti, io non ho alzato le mani. Al comando così non ci vengo gli ripetevo.» Alla fine i polsi di Mirko vengono liberati e lui sale in macchina in direzione della centrale di Via Poggio Verde.

Video amatoriale, i due testimoni di cui parla Mirko nel suo racconto

Arrivano alle 18.20, il ragazzo sente uno dei vigili, quello senza divisa, dire a un collega che si sarebbe andato a far refertare la ferita al polso sinistro. Protesta, gli chiede perché dal momento che lui non ha reagito alle botte subite. Sul verbale di fermo e sequestro si legge che sussistono indizi di reato di cui all’art 337 e 341 del codice penale, sono quelli di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, cui si aggiunge anche l’art 582 (lesioni personali). Secondo il suo legale, Francesca Romana Mittica, la situazione non è chiara: «quando ho chiamato per sapere perché il mio assistito era in stato di fermo mai hanno detto che non voleva firmare l’autocertificazione, ma il video girato da lui dice il contrario. Il fatto comporterebbe comunque una multa, non l’accusa di resistenza. Nella loro versione Mirko non voleva andare al Comando e un vigile si è fatto male nel tentativo di convincerlo, da qui anche la denuncia per lesioni.» Mirko, invece, sostiene di non aver reagito alle botte. Il cazzotto al naso è arrivato quando era a terra, il pestaggio è stata opera di due vigili mentre gli altri guardavano la scena senza intervenire. «Io e il mio assistito procederemo quanto prima a presentare denuncia nei confronti dei vigili dell’XI Gruppo Marconi per lesioni, aggressione e probabilmente abuso d’ufficio. Pare ci sia stata anche omissione di soccorso, perché Mirko chiedeva di essere portato all’ospedale e invece lo hanno portato al Comando.» 

«Non voglio rispondere dell’accusa di lesioni. Io le mani non le ho alzate e cerco video e testimoni che lo dimostrino. Per tutte le tre ore in cui sono rimasto in centrale continuavo a ripetere agli altri di dissociarsi da chi mi aveva picchiato, perché sono queste persone violente a infangare la divisa. Ho continuato anche a chiedere un’ambulanza che è arrivata solo alle 21:20, cioè quando sono stato tecnicamente rilasciato. Mi ha portato al pronto soccorso, ho il naso fratturato. Sono pronto a rispondere degli insulti, ma io le mani non le ho alzate.»