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Esclusiva

Dicembre 14 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 30 2021
Addio a le Carré, maestro delle spy story su carta

È morto a 89 anni il padre dei romanzi di spie (e di tanti giallisti d’oggi). Agente segreto nella guerra fredda, creò libri memorabili come «La talpa» e «La tamburina»

Ci sono i buoni e ci sono i cattivi, ma là dietro c’è molto altro. Oltre i gialli alla Conan Doyle e le spy story con vincitori e vinti. John le Carré, morto a 89 anni per una polmonite, ha superato i meccanismi dello spionaggio classico. Li ha abbattuti con sottile ironia, mostrando le vite e i dubbi dei suoi personaggi; un mondo diviso dentro e fuori il racconto. Ha combinato strutture narrative essenziali con un orecchio portato per il dialogo, fino a una comprensione degli eventi che ai comuni mortali resta frammentata.

Autore di alcuni tra i più grandi romanzi di thriller e di spionaggio, le Carré era l’alternativa colta e sofisticata a Ian Fleming e al suo 007; la risposta critica e ragionata, ma anche meno glamour, al sensazionalismo di James Bond. Ma in realtà David Cornwell – questo il suo vero nome – è stato uno degli scrittori in lingua inglese più importanti del secondo Novecento. Philip Roth e Ian McEwan non parlano a caso: un narratore di prim’ordine per l’efficacia del periodare e l’introspezione psicologica, e la capacità di costruire intrecci complessi e sorprendenti insieme. In cui niente è come sembra.

Segnato dal rapporto con il padre Ronald, che entrava e usciva di prigione e «spendeva il doppio di quanto guadagnava», le Carré frequentò scuole costose – compreso l’elitario Eton College – e finì a studiare in Svizzera. A Berna la ribellione e l’iniziazione all’universo dei servizi, così cinico e così spietato. John le Carré lo conosceva bene: nel 1960 fu reclutato dal mitico MI6, l’agenzia britannica per lo spionaggio all’estero.

Addio a le Carré, maestro delle spy story su carta
La copertina italiana de La casa Russia (1989)

Ancora sotto copertura, un anno dopo, scrisse e pubblicò il suo primo romanzo, Chiamata per il morto. È qui che entra in scena George Smiley: agente segreto pingue e sgraziato, umiliato dalla moglie infedele e dai capi arroganti, ma di intuito e grande memoria. Un originale «anti-Bond» che ricompare nel suo secondo libro, Un delitto di classe, più giallo tradizionale e meno spy story. Smiley è «l’eroe che l’uomo normale può essere» come scrisse il critico Oreste Del Buono.

Del mondo dei servizi segreti le Carré fornì un quadro realistico, estraneo all’eroismo patinato alla Bond. Ma non per questo meno attraente per chi legge. I numeri furono importanti, impressionante il successo del suo primo best-seller: La spia che venne dal freddo, edito in Italia da Longanesi e portato sul grande schermo da Richard Burton. Ma sono tanti i film tratti da suoi lavori, da Lo specchio delle spie con Anthony Hopkins a La tamburina con Diane Keaton (poi diventato una miniserie per la BBC). Fino a Il sarto di Panama con Pierce Brosnan, l’allora 007 in carica.

L’apice del successo arrivò con la Trilogia di Karla, dal nome fittizio del capo del KGB. E anche la critica abbandonò le riserve. Furono tre libri di enorme successo, tra il 1975 e il 1980: La talpa, L’onorevole scolaro e Tutti gli uomini di Smiley. Pagine segnate dal duello tra Smiley e Karla, fra giravolte e colpi di scena e una grande Storia che non cambia mai. Una sfida che avvicina i due personaggi, con i metodi dell’uno che diventano quelli dell’altro: «Si scambiarono ancora un’occhiata e, forse, ciascuno dei due, per un attimo, vide nell’altro qualcosa di se stesso».

Sempre più pessimista e critico con l’establishment inglese, per lui «ormai abominevole», John le Carré era un uomo di sinistra che non aveva una visione manichea della guerra fredda: in epoca gorbacioviana fu invitato persino a Mosca, anche se nei suoi romanzi più famosi il Secret Intelligence Service – di cui pure la fallibilità risalta – alla fine prevale sempre sui russi.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, che spiazzò il padre delle spie di carta e tutto un genere letterario, le Carré passò a una nuova missione: combattere «i mali del capitalismo». Da ultimo si era schierato contro la Brexit, quattro anni fa. Aveva percorso sentieri nuovi, dall’umorismo de Il sarto di Panama alla denuncia delle multinazionali ne Il giardiniere tenace. Ma nessuno come lui ha raccontato l’ambiente delle spie, il dubbio e l’ambiguità di un mondo doppio o più che doppio.