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Esclusiva

Marzo 3 2021
Grillo come il Kunt di Flaiano: un astronauta marziano a Roma

Il comico genovese atterra al vertice dei 5 stelle con un casco spaziale

Spiegare la politica italiana a uno che viene da un altro pianeta è impresa ardua. Ancor di più se un leader di partito, un giorno qualunque, si presenta a una riunione vestito da astronauta. Casco in testa al posto della mascherina, Beppe Grillo si è palesato così al vertice del Movimento 5 stelle del primo marzo, catturando l’attenzione di fotografi e cronisti. 

Il comico genovese non è nuovo a trovate sensazionalistiche: lo abbiamo visto attraversare lo stretto di Messina a nuoto, distruggere a martellate un computer nei primi anni 2000, persino mangiare dolci stampati in 3D. Ha fatto della sensazione un’arte, e di quell’arte ha poi fatto politica con la sua creatura pentastellata. 

Qual è l’obiettivo di questa dimostrazione pubblica? Ispirare generazioni di bambini che sognano lo spazio a seguire le sue orme? Con soli 42 euro, grazie ad Amazon, è possibile immaginarsi Neil Armstrong e avere un casco di pregevole fattura (LINK) a casa. Il tutto in meno di 24 ore. Non è un caso che la query di ricerca “casco astronauta” sia impennata tra 1 e 2 marzo, poco dopo l’esibizione di Grillo. Magari voleva far pubblicità a Elon Musk, l’imprenditore americano che da tempo progetta lo sbarco umano su Marte, oppure celebrare l’impresa della NASA di qualche settimana fa e l’approdo della sonda Perseverance sul Pianeta Rosso.

Forse, però, lo scopo era diverso. Parlare con il corpo per far parlar di lui la stampa, avida di gossip e di immagini forti, attirarla fuori dalla politica e (di nuovo) dentro l’assurdo. Scavando un po’ sul profilo Twitter dell’ideologo del “Vaffa”, il 18 febbraio di quest’anno troviamo un post, con un link, che recita: «I grillini non sono più marziani. I grillini non sono più marziani».

Embeddato, un articolo sul suo blog, dove si fa riferimento all’ultima sonda di Cape Canaveral (la base spaziale statunitense) per parlare della trasformazione dei 5 stelle, passati da scontroso movimento di lotta a responsabile (e «perseverante») partito di governo. Dei marziani, appunto, che atterrano infine sulla terra, dopo 11 anni di approcci lunari alla cosa pubblica.

Vien da pensare come lo scrittore abruzzese Ennio Flaiano, ben 67 anni fa, abbia descritto una situazione simile nel suo racconto satirico-fantascientifico “Un marziano a Roma”, poi portato (senza troppa fortuna) in scena a teatro e diventato film, nel 1983, per la regia di Bruno Rasia e Antonio Salines. L’autore immaginava l’atterraggio dell’alieno Kunt a Villa Borghese, nel cuore della Capitale. Vedendo arrivare l’insolita creatura, cittadini e reporter si assiepano intorno a lui per giorni, tempestandolo di domande, incensandolo in modo smodato, rendendolo presto una celebrità. 

Grillo astronauta
Un frame del film tratto dall’opera di Flaiano

Per i media diventa imperativo che il marziano sia una notizia, si scatenano le più argute riflessioni da bar (da talk show, diremmo oggi). I cittadini lo ergono a figura messianica, sperando che “Marziano” possa cambiare la vita del genere umano. Passato qualche tempo, però, la novità sfiorisce. I miracoli e le doti di Kunt si scoprono più artificio dell’aspettativa smodata che realtà, e l’effetto positivo scompare. Il povero marziano viene non solo ignorato, ma deriso. Decide quindi di abbandonare il pianeta, lasciando al lettore l’immagine di una città intellettualmente vacua, piena di giornalisti venditori di fumo, mentre, nella notte, una sonora pernacchia lo saluta.

A differenza di Kunt, Beppe Grillo non sembra condannare il mondo in cui, da “marziano”, lui e il suo partito sono atterrati nella politica italiana. Anzi, nutre costantemente i media delle sue performance, purché di questi e della sua progenie si parli sempre. Ma anche per il fondatore del movimento la contestazione volgare è ora in agguato. L’umore della folla è cangiante, e un casco di plastica da 42 euro potrebbe non bastare a fargli da scudo.