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Esclusiva

Marzo 9 2021
Marco Masini: «Spazio alle novità, ma Sanremo sarà sempre di tutti»

Il commento del cantante fiorentino, vincitore nel 2004, a pochi giorni dalla conclusione della settantunesima edizione del Festival

Le istantanee all’Ariston per ora sono nove. Raccontano istinto, ispirazione e coraggio. Per fare cifra tonda però «nessun calcolo e nessuna fretta, ci vuole la canzone giusta». Marco Masini il Festival di Sanremo lo conosce bene. Ha scandito le tappe della sua vita e di una carriera che nel 2020 ha festeggiato i trent’anni…

Un pensiero su quest’edizione?

«È stata atipica, ma Amadeus e Fiorello hanno fatto un grande lavoro. Difficile fare di più, il pubblico rappresenta una parte importante di emotività. La musica senza spettatori è come una macchina senza motore. Si va a spinta, ma è più difficile. Al di là della classifica finale, abbiamo visto che Sanremo è ancora il più grande veicolo promozionale delle canzoni nel nostro Paese. Crea dibattito, fa parlare e offre visibilità».

Marco Masini Sanremo

Tante novità e tanti giovani davanti alla tv. Pensa che il Festival sia destinato a seguire sempre di più questa strada?

«No, la musica italiana è varia. Abbraccia tutte le generazioni e bisogna promuoverla senza mettere da parte nulla, altrimenti non avremmo visto Orietta Berti chiudere al nono posto. Sanremo ha il dovere di unire, lo rispetterà ogni direttore artistico». 

Come visto negli ultimi anni, il format della gara suscita qualche dubbio…

«Non so quanto sia giusto mischiare ancora tutte le categorie di cantanti. Il rischio è che chi ha milioni di follower sia spesso avvantaggiato rispetto ad artisti meno seguiti, ma con pezzi superiori. Un’ipotesi potrebbe essere quella di proclamare vincitori di categoria prima di votarne uno assoluto, assecondando le varie tipologie di pubblico senza stravolgere la tradizione».

Un giudizio sui Måneskin?

«Sono contento per il trionfo del rock italiano, per loro è una consacrazione. Possono fare un percorso importante e con il ritorno dei live sarò felice di andare ad ascoltarli». 

Chi avrebbe votato?

«Loro ed Ermal Meta erano tra i miei preferiti. Mi piacevano anche i Coma Cose e Willie Peyote, senza dimenticare le voci formidabili di Arisa e Annalisa. Ho visto fragilità nei ‘fenomeni della rete’, hanno palesato approssimazione nel canto e nell’interpretazione».

Il Festival ha scandito la sua carriera…

«Le prime due apparizioni (1990 e 1991, ndr) sono andate a coincidere con un cambiamento. Nel 2000 sono tornato, c’è stata una rivalutazione del mio lavoro e anche se sono arrivato penultimo ho ritrovato l’affetto del pubblico. Nel 2004, ‘L’uomo volante’ ha permesso alla mia musica di essere riascoltata, stavo attraversando un momento difficile».

Cos’ha significato quella vittoria?

«Un ritorno nelle case degli italiani, nel cuore della gente. Uno stimolo per ricominciare soprattutto, per andare avanti».

Ha iniziato a fare musica tra i banchi di scuola. Cosa consiglierebbe a un giovane con la sua stessa passione in questo periodo?

«Di sfruttare al massimo la propria creatività e trasmetterla attraverso ogni tipo di canale. Il potenziale artistico non deve mancare, ma oggi si inizia in un contesto molto più facile. È possibile mettersi subito in discussione, verificando la propria forza in base alla reazione del pubblico. Noi non avevamo i talent, i social e la comunicazione in rete».

Marco Masini: «Spazio alle novità, ma Sanremo sarà sempre di tutti»

Nel 2020 i trent’anni di carriera. I suoi tre momenti?

«Il primo e il secondo Sanremo, insieme segnano i miei esordi. La vittoria del 2004, nata come sfida con me stesso per scrivere una canzone adatta ai tempi e alla mia crescita. E poi le ultime due partecipazioni (2017, Spostato di un secondo e 2020, Il confronto, ndr), caratterizzate da sperimentazioni e cambi di linguaggio e sonorità».

Come giudica il suo percorso fino a oggi? 

«È difficile darsi un voto, devono essere gli altri a farlo. Credo che il pubblico abbia gradito questi miei trent’anni, ma un artista è sempre in balia dei gusti della gente. Non si può piacere a tutti e non si può non piacere a nessuno».