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Esclusiva

Dicembre 7 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 22 2021
Elena Pomè

“Quando mi hanno chiesto di partecipare al loro video non ci potevo credere”: Elena Pomè, torinese doc di 31 anni ricorda ancora con una certa emozione quella volta in cui, mentre si trovava in vacanza a Siracusa, il gruppo folk siculo-norvegese La Comitiva le ha chiesto di fare da comparsa nel video musicale “Paradiso”, di cui fa parte il cantante norvegese Erlend Øye (attuale membro del duo folk-pop norvegese Kings of Convenience, insieme a Eirik Glambek Bøe), che ha lasciato definitivamente la terra dei fiordi per il sole della Sicilia. Un esempio di quando uno dei sogni principali di un fan sfegatato si avvera quasi per caso.  

Quando, invece, Elena fa riferimento al suo desiderio di diventare una scrittrice, dalle sue parole viene fuori un percorso tutt’altro che intuitivo: pur volendo studiare lettere moderne, la scorsa primavera si è laureata in giurisprudenza alla Bocconi, spinta da una sorta di compromesso con la sua famiglia. Ciò che invece ha portato Elena ad allontanarsi da Torino, per approdare a Milano, è stato non solo il desiderio di ricominciare da zero, ma soprattutto l’incontro determinante con Caterina, “conosciuta durante una vacanza in Tunisia”. Coinquilina prima e amica preziosa poi, insieme a lei ha affrontato con leggerezza il grande paradosso che solo Milano riesce ad incarnare: una città enorme “in cui mi sono sentita libera di esplorare”, frenetica e allo stesso tempo individualista, dove tutto è a portata di mano. Eccetto la comunicazione con le persone.

Elena Pomè

Ma se quello con Milano è stato un rapporto di amore-odio, nato con il tempo e la quotidianità, quello che ha legato Elena alla Sicilia è stato amore a prima vista, veicolato ancora una volta da una cara amica: Ilaria, originaria di Siracusa e, più in generale, di “una terra bellissima, ma allo stesso tempo selvaggia. Una terra di incontri, in cui tutto può succedere”. E infatti ciò che le è successo nella città del filosofo Archimede si ricollega ad una delle sue grandi passioni, i Kings of Convenience, e al loro concerto del 2016 a Copenhagen, conclusosi con un forte temporale che ha spinto Øye a ripararsi proprio sotto l’ombrello di Elena, facendoli rincontrare di nuovo.

La musica e i concerti, però, non sono le uniche forme d’arte che hanno plasmato la sua personalità. Grazie a suo padre Roberto, appassionato di musei e collezionista di cataloghi d’arte, Elena ha scoperto il suo lato da “visitatrice seriale di musei” dopo aver visitato con la sua famiglia la pinacoteca madrilena Thyssen-Bornemisza (“anziché il tanto osannato ‘Prado’…”), nata inizialmente come collezione privata dell’omonimo magnate tedesco-ungherese dell’acciaio. Tra quei corridoi è sbocciato un altro amore duraturo: quello per i pittori fiamminghi – che “utilizzavano colori brillanti, curavano il dettaglio in maniera incredibile e giocavano molto con luci ed ombre” – ed in particolare per il dipinto “Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli” (1565) di Pieter Brugel il Vecchio, che descrive il tema della morte attraverso dettagli allegorici.

Un tema che la colpisce nuovamente, sempre per il modo “artistico” in cui viene affrontato, leggendo il suo romanzo preferito “Cent’anni di solitudine”, dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez. Capace di mescolare elementi reali e surreali, egli “descrive la morte di uno dei protagonisti del romanzo in maniera poetica: l’uomo si addormenta in una delle stanze infinite e in questa rimane intrappolato per sempre. Ho letto questo libro in un momento difficile della mia vita, in cui avevo appena ricevuto una delusione da parte di un’amica e la lettura è stata terapeutica”.

Ed infine, la forma d’arte per eccellenza che dà libera espressione all’estro creativo di Elena e alle sue corde vocali, ma che soprattutto la dice lunga sul suo umore: cantare girando dentro casa. Che si tratti di qualche brano dei Kings of Convenience o delle canzoni folk anni ’60 del duo statunitense Simon and Garfunkel, una cosa è certa: “se non canto, vuol dire che non è un buon periodo”. E, in un modo o nell’altro, i vicini ringraziano.